A cena con la storia tra le tradizioni di contadini, pastori e gente di mare abruzzesi

CITTA’ SANT’ANGELO – Le antiche origini del fiadone, il cui nome deriva dal tedesco fladen, ma anche quelle dell’utilizzo della zucca gialla per il condimento dei primi piatti, del riso riscoperto in Val Vomano, provincia di Teramo, ma anche del farro e del pesce povero, come le alici o la razza. Le tradizioni culinarie delle quattro province abruzzesi sono state al centro dei piatti proposti nel corso della serata di ieri, al ristorante Casa Ferretti di Silvi (Teramo), dal tema “A cena con la storia tra i sapori e i saperi d’Abruzzo”.
26 portate, dagli antipasti tipici al dolce, accompagnate dal vino biologico dell’azienda Cirelli di Atri (Teramo), per degustare e conoscere i segreti di una cucina capace di valorizzare le materie prime di una terra di pastori, contadini e pescatori.
La lunga cena ha concluso una settimana ricca di iniziative organizzate dalle Camere di Commercio Chieti-Pescara e Gran Sasso e dal Consorzio Abruzzo Travelling nell’ambito della quarta edizione di Abruzzo Food Experience, che dal 12 novembre scorso ha portato, sul territorio, circa 20 persone fra tour operator e stampa di settore provenienti dall’Italia e dai paesi europei.
La storia e la tradizione dei piatti sono state spiegate da Ottavio Di Carlo, ideatore del menu assieme al direttore del consorzio Claudio Ucci. Tra i presenti anche la vicepresidente della Camera di Commercio Chieti-Pescara Linda D’Agostino, che ha sottolineato l’importanza di occasioni come questa per lo sviluppo del turismo enogastronomico. Francesco Cirelli ha invece aperto la serata con la presentazione della sua azienda che utilizza le anfore per l’affinamento del vino.
Nel corso della cena non sono mancati momenti di intrattenimento, tra la musica e i balli dell’Orchestra popolare del Saltarello abruzzese e la comicità di Mister Mustache.
La prima parte della cena è in realtà cominciata durante la visita nella cantina dell’Abbazia di Propezzano, a Morro d’Oro (Teramo), dove sono state servite le prime quattro portate del menu, accompagnate dal vino: il pane di Prata con olio dell’Abbazia, il pecorino Gran Sasso riserva, il salame quadrato e il crostino caldo di ventricina teramana.
A Casa Ferretti, dopo l’estrazione dei numeri da parte dei partecipanti per la postazione a sorpresa attorno alla tavola, la cena è proseguita con il fiadone abruzzese.
“Una storia di viaggio legata allo zafferano di Navelli”, ha spiegato Ottavio Di Carlo. “Un cuoco tedesco, nel preparare il fladen, utilizzava la nostra spezia. Di qui il passaggio in questa terra, dove per preparare questa raviolo gonfio, che ha bisogno di respirare, si cominciò a utilizzare la ricotta e il formaggio, senza lo zafferano”.
I racconti dell’esperto di cibo nella storia hanno accompagnato anche gli altri piatti, dove è emerso il forte legame tra l’orto e il mare, come nella scrippella con verza e sardina, chiamata merenda del pescatore, ma anche nelle tagliatelle d’autunno e nello sgombro con i peperoni. Non è mancata, poi, la coratella d’agnello, che ha concluso la parte dedicata agli antipasti.
Tra i primi le sagnette con la razza, il farro con la zucca, il risotto con zafferano e ceci e gli anellini alla pecorara, ma anche il delizioso brodo abruzzese, ossia la stracciatella delle feste.
Uova e agnello hanno prevalso nell’ultima parte della cena, quando sono stati serviti anche gli immancabili arrosticini di pecora. Dopo salsicce e castagne, è arrivata la pizza dolce, così da poter concludere la serata conviviale come da tradizione.
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