PESCARA – “È nostro compito difendere fortemente la natura. È un dovere sociale custodire i tesori dell’Abruzzo. Perché l’aspetto del paesaggio è unico, come lo sono la grazia dell’aquila in volo o i colori dei fiori di montagna. Vale la pena proteggere tali preziosità invece che svenderle”.
Sono parole di Herbert Grabe, operatore turistico, fotografo e artista che dal 1995 organizza viaggi in varie regioni d’Europa, dall’Estremadura alla Gallura all’Abruzzo, e con la regione italiana ha un legame quasi viscerale.
Affascinato dal mondo pastorale con cui ha tenuto contatti costanti negli ultimi trent’anni, Grabe nel 2015 allestì a Regensburg una mostra fotografica con 41 immagini in bianco e nero selezionate tra le sue tante foto scattate in Abruzzo.
L’evento era una delle iniziative per festeggiare i vent’anni della sua attività di tour operator – “Erde und wind” (Terra e vento) – specializzato in piccoli gruppi al di fuori del turismo di massa, incentrato sul binomio cultura/natura comprensivo delle tracce della transumanza. Tale fu l’interesse per il tema che la mostra è stata replicata, con alcune integrazioni, a fine 2019. In questi giorni Grabe è tornato in Abruzzo.
Nella primavera scorsa avrebbe dovuto aver luogo il sessantesimo viaggio organizzato in Abruzzo da “Erde und wind”, la pandemia lo ha impedito. Grabe però ha pensato a qualcosa di nuovo e, insieme a due amici, ha ideato un viaggio a piedi con un percorso “nel quale ogni passo porta con sé una scoperta”.
“L’Abruzzo appartiene ai paesaggi più affascinanti d’Europa. Camminando valichiamo l’Appennino attraversando il territorio da un mare all’altro”.
E così ha fatto: i tre sono partiti da Gaeta, hanno attraversato a piedi l’Appennino; fra le tappe, sabato scorso Serramonacesca (Pescara), dove hanno incontrato amici allevatori, mercoledì 16 settembre sono arrivati a Bucchianico (Chieti) dove altri amici hanno pensato di allestire una mostra che sottolinei il vero senso del viaggio: libri, articoli, illustrazioni di autori tedeschi o in lingua tedesca sull’Abruzzo saranno esposti nel chiostro del Municipio. Titolo dell’esposizione “Abruzzen: dal Grand Tour al turismo di oggi”.
Una mostra preziosa – a cura di Antonio Bini, studioso di storia e tradizioni abruzzesi, già dirigente del Settore Turismo della Regione, e di Angela Natale, docente di Lingua tedesca – che racconta la promozione turistica nel tempo: 40-50 pezzi tra i quali il primo opuscolo Abruzzen dell’Enit pubblicato nel 1927; un raro opuscolo dei primi anni Cinquanta di un albergatore di Ovindoli, tedesco ebreo che si era salvato in Abruzzo durante la guerra.
E ancora, la prima pagina dell’articolo “Das bergland im herzen italiens (La terra montuosa nel cuore d’Italia)” di C. Delius, pubblicato sul mensile Durch alle Welt, numero di agosto 1933; vi si legge, tra l’altro (nella traduzione di Monika Kugler): “L’estremo isolamento della regione – fino all’inizio del nostro secolo ignota non solo agli stranieri, ma anche agli italiani e visitata da pochissimi forestieri – ha avuto anche un lato positivo. Il popolo che abita in questa terra montuosa, è rimasto genuino fino ad oggi; i suoi costumi e le tradizioni sono gli stessi da tempi antichissimi”.
Grabe, che con un certo orgoglio nella nuova recente presentazione dell’Abruzzo di ‘Erde und wind’ informa che dal dicembre 2019 la Transumanza è stata riconosciuta patrimonio immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco, in questo nuovo viaggio in Italia ha potuto rivedere alcuni dei pastori fotografati in occasione del suo progetto e della mostra “Transumanza”, oltre a guide e operatori turistici con i quali negli anni ha instaurato sinceri rapporti di amicizia.