Tutte le sfumature del Brachetto Docg: l’assaggio con Consorzio Vini d’Acqui & Gambero Rosso

NAPOLI – Perché il Brachetto d’Acqui è così speciale? Dolce, rosso rubino, rosé: tre volti, una stessa anima, dolce e intensamente aromatica. Ma anche intrigante, briosa, gastronomica, divertente.
Capace di rompere gli schemi del food pairing più omologato (di vino dolce da accostare a dessert e frutta) per esprimere un’identità territoriale sfaccettata, moderna, dal futuro tutto da scrivere.
È la nuova narrazione della storica denominazione piemontese intrapresa dal Consorzio Tutela Vini d’Acqui (Brachetto d’Acqui, Acqui docg e Dolcetto d’Acqui doc).
Con l’ultima modifica del disciplinare di produzione della Docg il Consorzio ha spinto per arricchire l’offerta enologica con nuove declinazioni: l’Acqui Rosato sia nella versione ferma che in quella spumante (con metodo Charmat o Metodo classico) ottenuto separando con anticipo il mosto dalle bucce, e l’Acqui rosso fermo (vinificazione in versione secca).
Di fatto ampliando le potenzialità espressive e di crescita del BdA, vino dolce aromatico tradizionalmente abbinato esclusivamente (limitatamente) con i dessert e con la frutta alla temperatura di servizio tra 8 e 12 gradi
Grazie alla partnership del Consorzio con Gambero Rosso e con il contributo del Ministero dell’Agricoltura, il tour “Il dolce, il rosso, il rosé. Alla scoperta dei vini d’Acqui” ha previsto tappe a Torino, Napoli e Roma con cene, masterclass e wine tasting.
Nel capoluogo partenopeo il 26 aprile scorso, nella cornice esclusiva del Renaissance Naples Hotel Mediterraneo. La masterclass, riservata agli operatori e seguita da Virtù Quotidiane, è stata condotta dalla sommelier ambassador Martina Doglio Cotto con Paola Baldi del Consorzio Tutela Vini d’Acqui, e da Gianni Fabrizio curatore Guida Vini del Gambero Rosso.
A fare gli onori di casa Serena Maggiulli, general manager Città del Gusto Napoli e Gambero Rosso Academy Napoli, che ha ricordato come l’appuntamento si inseriva nel calendario dei grandi eventi programmati per l’anno in corso da Città del Gusto Napoli-Gambero Rosso
La manager GR non ha mancato di presentare i protagonisti del food pairing proposto per accompagnare la degustazione seguita poi in terrazza. Dalle fragranze di pizza in teglia di Gabriele Troisi (Lievitati Troisi, Napoli) al prezioso conciato romano di Manuel Lombardi (agriturismo Le Campestre, Castel di Sasso, Caserta), all’inedito babà con riduzione di Brachetto del maestro pasticcere Raffaele Capparelli (Capriccio, Napoli)
Sul roof top dell’hotel centrato sull’impareggiabile vista del Vesuvio e del porto di Napoli, via alla libera degustazione delle migliori etichette di BdA presentate dal Consorzio nelle principali denominazioni e tipologie prodotte a cavallo tra Langhe-Roero e Monferrato, zona nota anche per la produzione dell’Asti Docg, lo spumante italiano più esportato al mondo.
E Brachetto sia. Dolce col dolce secondo l’interpretazione più classica e peculiare. Ma anche vino gastronomico tutto da sperimentare nelle nuove tipologie rosé spumante e rosato Docg in accostamento a sapori salati, speziati, piccanti, etnici, anche da aperitivo o fuori pasto.
Una storia remota e mai sopita quella del Vinum Acquense antenato dell’attuale Brachetto, intrisa di leggendarie virtù (afrodisiache) e affascinanti verità che risalgono all’epoca romana e che promettono nuovi colpi di scena. Un terroir unico al mondo, culla antica della spumantistica italiana. Colline “aromatiche” e sinuose che si rincorrono mai uguali sul 45esimo parallelo di latitudine nord, suoli di diversa natura, la biodiversità garantita dall’alternanza di vigneti, noccioleti, boschi, il microclima favorito dall’abbraccio tra due sistemi montuosi, le Alpi e l’Appennino ligure, l’esperienza e il lavoro agricolo degli uomini e delle donne.
Tutto confluisce in un unicum, si è sottolineato, riconosciuto patrimonio mondiale Unesco, un paesaggio culturale di eccezionale bellezza animato da tradizione vitivinicola e da una vera e propria cultura del vino profondamente radicata nella comunità.
Non è un caso se al centro dello spot tv e social (premiato migliore messaggio video nel 2020) della campagna di comunicazione lanciata dal Consorzio guidato dall’imprenditore Paolo Ricagno (rieletto all’unanimità fino al 2024), sia proprio il paesaggio del Monferrato, cuore della produzione del Brachetto docg che ne diventa insieme simbolo e testimonial.
“Il Piemonte è il territorio dove nasce la magia” ha affermato la sommelier ambassador, “una magia viva e gioiosa che è possibile cogliere già nel vigneto tra i morbidi effluvi di rose e frutta rossa (descrittori peculiari dell’autoctono monferrino a bacca nera, ndr)”.
Nel calice poi, finezza e freschezza qualunque sia la tipologia prescelta, tappo raso o spumante, riservano più di una sorpresa al palato. Versatilità e puro edonismo, complice la gradazione relativamente contenuta che fa del BdA un vino giovane e contemporaneo. Un seducente vino di nicchia che va riconquistando la sua celebrità.
Di poco superiori a mille gli ettari, coltivati nel rispetto della natura seguendo un modello virtuoso di economia circolare che dal territorio muove e al territorio torna con evidenti benefici sulla comunità locale. Oltre 750 viticoltori, ognuno con una media di circa 1,8 ettari, associati tra aziende agricole, cantine cooperative e aziende spumantiere di ventisei Comuni della provincia di Alessandria.
Rese contenute e un disciplinare di produzione importante e selettivo, fanno della Docg piemontese un brand del made in Italy, un vino in scalpitante riposizionamento sul mercato globale, da accogliere e apprezzare in tutto il suo speciale potenziale espressivo.
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