VILLAMAGNA DOC: L’EVOLUZIONE DEL MONTEPULCIANO D’ABRUZZO ALLA PROVA DELL’ENOTURISMO
VILLAMAGNA – Un fazzoletto di terra altamente vocato alla viticoltura dove il passaggio generazionale delle sei cantine presenti ha costruito un ponte tra storia e futuro, trasformando le aziende da conferitrici di vino sfuso a imbottigliatrici di un prodotto che si distingue, nella provincia in cui la cooperazione ha fatto la storia dell’enologia. La Doc Villamagna – appena 85 ettari per circa 70mila bottiglie – sta contribuendo a scrivere una storia nuova per il vino abruzzese e, come ha dimostrato nei tre giorni di press tour che si sono conclusi oggi, vuole giocare d’anticipo anche per la nuova frontiera, quella dell’accoglienza turistica.
Il Consorzio di tutela vini d’Abruzzo ha accolto 8 giornalisti specializzati di testate nazionali che da lunedì hanno avuto modo di conoscere da vicino prodotti e produttori: visite in azienda, degustazioni, ma anche un laboratorio di ceramica hanno condotto alla scoperta della denominazione più giovane della regione e tra le più piccole d’Italia che include vini rossi da uve Montepulciano.
“Un vino della responsabilità” lo ha definito Alessio D’Onofrio dell’azienda Cascina del Colle, ad evidenziare lo sforzo che ciascun produttore compie nel concentrare nella bottiglia la migliore espressione possibile come se in gioco ci fosse non solo il proprio nome ma quello di un intero territorio. Villamagna Doc è l’ultima denominazione nata in Abruzzo, nel 2011, e racchiude la storia del borgo medievale da cui prende il nome. È un esempio concreto della capacità dei vignaioli di esaltare un territorio circoscritto e tutte le sue peculiarità. E d’altra parte, “una denominazione non la fa il consorzio, sono i produttori che devono crederci” gli ha fatto eco Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio vini d’Abruzzo sollecitato anche dalle molteplici iniziative che inseguono nuove Docg.
Oggi una speciale degustazione guidata dalla sommelier Manuela Corneli coi vini di Cantina Sociale Villamagna, Cascina del Colle, Palazzo Battaglini, Piandimare, Torre Zambra e Valle Martello ha concluso la tre giorni: “Nel calice troviamo caratteristiche peculiari differenti – ha osservato – e decisamente gradevoli. C’è futuro? Assolutamente sì, non solo per la qualità del prodotto ma anche perché qui si è creata una straordinaria sinergia di intenti umani”.
“Il riconoscimento della Doc è il culmine di un progetto iniziato negli anni Novanta quando tutti i produttori hanno compreso la potenzialità del Montepulciano in questa zona e si sono uniti per portare avanti la rivendicazione di una doc con oggettivi dati delle raccolte e sulla composizione dei terreni”, ha ricordato Katia Masci, presidente dell’associazione dei produttori, che ammette come il contributo di questa comunità sia stato importante per affermare come anche una provincia come quella di Chieti, da sempre orientata alla quantità più che alla qualità, può esprimere grandi prodotti.
“Questi produttori, tutti di terza o quarta generazione, hanno una visione futura, vogliono fare dei vini moderni, appetibili per il mercato. Oggi il consumatore cerca un vino leggero, versatile, fresco, profumato e allo stesso tempo che sappia essere tipico”, ha fatto osservare Marina Betto di Luciano Pignataro Wine Blog.
Gianluca Pirovano di Italia a Tavola, racconterà la tre giorni “dando spazio al vino e al territorio, perché è un connubio importante per lo sviluppo di una Doc giovane come Villamagna. Spazio ai posti che abbiamo scoperto e alle cantine in sé che mi sembra stiano sviluppando anche il concetto di enoturismo”.
Piandimare è l’ultima azienda ad essere entrata a far parte della Doc e il suo presidente Carlo D’Onofrio spiega che “dopo quarant’anni ci siamo voluti mettere in gioco anche noi, ci crediamo e bisogna essere uniti per valorizzare questo territorio così vocato”.
Anche sull’enoturismo, in fondo, i produttori parlano una lingua sola: per Federico De Cerchio di Torre Zambra-Famiglia De Cerchio “la sfida è quella di portare i consumatori sul territorio” e per Francesco D’Onofrio di Palazzo Battaglini “senza il contesto il futuro del vino italiano ha forti difficoltà”.
Ecco perché il Consorzio, nella tre giorni rivolta ai giornalisti ha organizzato anche un laboratorio di ceramiche con Erika Liberati e la sua famiglia di artigiani. (m.sig.)
LA DOC VILLAMAGNA
La Doc Villamagna, riconosciuta con Decreto del 20/04/2011, tratta di un vino rosso ottenuto dal vitigno Montepulciano almeno per il 95%, con una resa massima di 12 t/ha, proposto in due tipologie: Base e Riserva.
La tipologia Base deve avere un affinamento minimo di dieci mesi a partire dal 1° novembre dell’anno della raccolta e un grado alcolico minimo del 13%. La tipologia Riserva deve avere invece una maturazione minima di 24 mesi e una percentuale alcolica minima del 13,5%. I vini Doc Villamagna possono indicare in etichetta il nome della “Vigna”, seguita dal relativo toponimo.
L’area interessata, di 85 ettari, comprende interamente il comune di Villamagna e parte dei comuni di Bucchianico e Vacri, in particolare la collina denominata “La Torretta”, in provincia di Chieti, in Abruzzo. Si tratta di terreni selezionati e vocati alla coltura della vite e dell’olivo, con esposizione a sud-est o sudovest e ad altitudini comprese fra 30 e 180 metri. Sono esclusi quelli esposti a nord e quelli lungo gli alvei dei corsi d’acqua Foro e Serepenne. L’orografica del territorio è caratterizzata da ampie colline assolate e ben esposte a Sud.
IL TERROIR
Il tratto distintivo della zona è dato dalla combinazione di due tipi di terreni: sabbiosi-argillosi e calcareo-marnosi. I primi, che hanno spessore variabile a seconda della pendenza e dell’esposizione, apportano al vino sensazioni olfattive complesse, morbidezza e longevità; ai secondi si deve l’intensità del colore.
È un terroir che trae benefici dalle brezze marine del mare Adriatico, distante una decina di chilometri, e dall’influenza del massiccio della Maiella, che si trova circa alla stessa distanza. Effetti positivi sono portati anche dalla buona ventilazione quotidiana, in direzione est-ovest e dalla notevole escursione termica, sia tra le stagioni sia tra giorno e notte: fattori che creano condizioni ottimali per amplificare l’intensità olfattiva e accumulare le sostanze aromatiche, che sono alla base di uve per la produzione di vini di alta qualità e tipicità, caratterizzati da tannini ammorbiditi e da grande struttura.
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