GRAN SASSO SET CINEMATOGRAFICO, MA SENZA FILM COMMISSION POCHI RITORNI

L’AQUILA – Circa cinquecento addetti ai lavori impegnati nelle riprese del film Ferrari (nella foto di copertina il quartier generale a Montecristo, da un servizio del Tgr Abruzzo) riempiono in questi giorni le strutture ricettive del comprensorio del Gran Sasso aquilano. Una consistente boccata d’ossigeno per il tessuto economico locale che tuttavia ha due limiti: il primo è che, come hanno evidenziato alcuni operatori turistici, pellicole anche molto importanti che sono state girate in queste zone non hanno esplicitato allo spettatore quale parte del mondo fosse, il secondo è che la straordinaria opportunità rappresentata da tali scenari naturali non viene colta come potrebbe.
Uno dei motivi risiede nel fatto che l’Abruzzo è oramai l’unica regione italiana che ancora non si dota di una Film Commission, quella struttura predisposta all’attrazione di produzioni cinematografiche ed audiovisive.
“C’è, è vero, una struttura interna agli uffici regionali ma inattiva, senza personale qualificato e priva di ogni efficacia”, rileva Andrea Lolli (nella foto sotto). “Sempre in questi giorni è in approvazione la legge di settore Cultura che prevede, al suo interno, l’approvazione della legge istitutiva della Fondazione Film Commission d’Abruzzo”.
Ricercatore e consulente in materia di cinema e turismo, autore tra gli altri di un libro dedicato proprio al tema, Cinema e turismo. Dalle Film Commission alle strategie di promozione del territorio (Carocci editore), a Lolli abbiamo chiesto proprio quanto sia importante la presenza di una Film Commission, considerando peraltro che molte produzioni già scelgono l’Abruzzo.
“La risposta è sotto ai nostri occhi”, dice. “In assenza di strutture di intermediazione in grado di legare produzioni cinematografiche al territorio, l’approccio delle produzioni stesse, così come lo è stato in passato, rimane, tutto sommato, di tipo ‘predatorio’. Una produzione viene, rimane, come in questo caso, circa una settimana e poi torna ad Hollywood. Oltre la settimana di spesa diretta per i servizi d’alloggio, cosa è rimasto sul territorio? Poco e niente. Consideriamo che le circa 500 unità di personale impiegate dal film (comparse, attori, maestranze, ecc.) sono state portate da fuori”.
Ed ecco che Lolli conferma anche le impressioni di molti operatori turistici: “Tutti noi siamo orgogliosi che i nostri luoghi facciano da sfondo ad un’importante produzione cinematografica, ma chi vede il film, i milioni di spettatori che vedono il film, sanno che si tratta dell’Abruzzo, del Gran Sasso? Ecco, questa è la vera questione che rilancia il ruolo essenziale di una Film Commission”.
“Il ruolo di una Film Commission, a prescindere dalla sua forma giuridica, è quello di attrarre, catalizzare ed agevolare il lavoro delle produzioni cinematografiche nella propria area di competenza, al fine di massimizzare il più possibile tutti i benefici relativi (in termini sia economici che turistici), fornendo in maniera gratuita tutta una serie di servizi correlati, tra cui agevolazioni, autorizzazioni, burocrazia e problem solving, convezioni, location scouting e management, censimento e segnalazione di fornitori di servizi, maestranze e professionisti, formazione, promozione, affiliazioni, partecipazione a fiere ed eventi di settore, ecc”.
“Le politiche operative affinché si riesca a dare la giusta evidenza ad una specifica località vanno concordate con la produzione stessa in un’operazione di mediazione che non vada ad intaccare nella maniera più assoluta l’intento artistico dell’opera”, avverte Lolli, “ma che dia la giusta visibilità e riconoscibilità al territorio in maniera tale da innescare i processi turistici”.
“Le strategie di placement devono essere quindi decisamente mirate al riconoscimento del territorio o di un prodotto territoriale specifico; questo richiede l’intervento nella scenografia (screen placement), ad esempio inquadrare un cartello stradale con un indicazione di una località rende immediatamente riconoscibile un luogo, oppure l’intervento nella sceneggiatura (script placement), ad esempio una località o un determinato sito possono essere nominati da un attore in modo tale da contestualizzare e referenziare il posto”.
“Uno dei possibili interventi che una Film Commission può adoperare per promuovere il territorio”, spiega l’esperto, “può riguardare addirittura un contatto preliminare con una produzione per finalizzare un prodotto audiovisivo da girare in un determinato luogo; l’idea, quindi, viene concepita già con questo intento o comunque il territorio entra a far parte direttamente della storia (plot placement)”.
“Non in ultimo, come accade altrove, andrebbero concordati con la produzione eventi di presentazione del film, anteprime sul territorio, produzione di spot territoriali con gli attori dei film, ecc. Senza questa operazione di mediazione territoriale si finisce per diventare uno sterile sfondo, senza ingenerare alcun effetto economico di rilevanza, sia esso diretto, indiretto, indotto o creazione di valore aggiunto sul territorio”.
“La promozione del territorio”, osserva infine Lolli, “non passa mai tramite lo sfruttamento ma attraverso collaudatissime strategie di valorizzazione che ne evidenzino peculiarità specifiche e lo rendano attrattivo ed attrezzato”.
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