Capitale della cultura 2026, ecco dove mangiare bene all’Aquila (e dintorni)

L’AQUILA – L’Aquila è stata proclamata Capitale Italiana della Cultura per il 2026. Un’occasione in più per visitare la città che a quindici anni dal terremoto sta ritrovando tutta la sua bellezza tra vicoli, piazze e sdruccioli, in un centro storico dagli scorci suggestivi che come pochi altri in Italia mantiene i caratteri medievali e nel quale coesistono anche esempi di stili barocchi e rinascimentali, stratificatisi nel corso dei secoli.
Una destinazione in cui non mancano luoghi del mangiar bene, tra insegne storiche e nuove attività che si cimentano con la cucina e gli abbinamenti.
Proviamo qui a formulare dei suggerimenti riconducendoli a una logica, fatta di esperienze maturate in prima persona, assaggi costanti e serenità di giudizio. Valutando sì la qualità dei prodotti, ma anche il rapporto qualità/prezzo, la costanza della prestazione e, soprattutto, la rispondenza alle aspettative: riteniamo sia essenziale capire sempre dove ci si trovi, per esprimere una valutazione.
E a ciascuna meta gastronomica abbiamo abbinato un piccolo itinerario con luoghi di interesse, in alcuni casi davvero imperdibili.
Per chi arriva all’Aquila, è essenziale partire da una visita del centro storico. Seppur considerato tra i più importanti d’Italia, è piuttosto circoscritto e lo si riesce a visitare in poche ore, interamente a piedi. Immediatamente fuori le mura, vale la pena visitare la basilica di Collemaggio con l’adiacente Parco del Sole (che dopo i lavori di restauro ospita un’installazione dell’artista internazionale Beverly Pepper) e la fontana delle 99 Cannelle, nel Borgo Rivera.
Nel centro della città valgono la pena un pasto il ristorante Da Lincosta (via Antonelli, 6), una trattoria che affonda le radici nella seconda metà del Novecento ma che oggi sa interpretare bene una cucina moderna, seppur basata sugli autentici prodotti tipici; il ristorante Connubio (via San Bernardino, 8), dove il giovane chef offre una proposta innovativa ma ben ancorata alla tradizione; Elodia (Palazzo Cipolloni-Cannella in corso Vittorio Emanuele n.9), dove tradizione e innovazione trovano nel piatto il loro simposio perfetto; Lo scalco dell’Aquila (via Minicuccio d’Ugolino n.2), dove una storia lunga quasi un secolo ha saputo reinterpetarsi rinnovando una cucina della tradizione; Rêver (via Bominaco 24), che propone una cucina contemporanea in un contesto di straordinaria bellezza, in un’antica dimora del Quattrocento; l’Antica trattoria dei gemelli (via Rosso Guelfaglione n.29) e La Grotta di Aligi (viale Luigi Rendina n.2) dove insieme a una cucina di territorio ricca di stagionalità è possibile trovare anche una cantina con etichette fuori dai soliti cliché; il ristorante Corso Stretto (in Corso Vittorio Emanuele n.118) dove una cucina espressa esalta la contemporaneità delle ricette; il ristorante Antologie (via Vetusti n.15) dove la cucina interessante si sposa ad una vastissima cantina; il ristorante La Malandrina (Corso Vittorio Emanuele n.99) dal sapore contemporaneo; William Zonfa-Il ristorante (via dei Torreggiani n.3), dove lo chef, per dieci anni stella Michelin, propone la sua interpretazione dei piatti del territorio; e Førma Contemporary Restaurant (Via Fortebraccio n.53), un moderno progetto di ristorazione dall’impostazione profondamente contemporanea. Fascia media o medio-alta, tutti hanno un buon rapporto qualità-prezzo.
Non mancano le insegne con meno pretese, come la Taverna dei Sazi (via Giuseppe Garibaldi n.21) dove è ancora possibile un pasto completo a meno di 30 euro, o quelle storiche che rappresentano una certezza nella loro semplicità, come Ristorante Ernesto (piazza della Repubblica n.7) o Antiche Mura Osteria (viale XXV Aprile n.2). Così come locali moderni – seppur in palazzi di pregio storico-architettonico – con cucina fusion o internazionale, come Yoichi (via Andrea Bafile n.17) o Baciami (Piazza Santa Maria Paganica n.17).
Vale senza dubbio la pena, poi, una tappa alla cantina de Ju Boss (via Castello n.3), tempio del vino per tutte le tasche e crocevia di generazioni in un locale storico che è stata la prima attività a commercializzare vino in città.
Nel circondario, Magione Papale (via Porta Napoli n.67) offre una location d’eccezione in cui la cucina è contemporanea e l’elegante contesto verde fa dimenticare di essere appena fuori le mura; Le Fontanelle di Enoà (statale 17 bis tra Paganica e Tempera) è un sicuro approdo, grazie alla cucina e alla vasta cantina; da Paneolio (via Umberto I, 89) traspare tutta la sapienza del giovane chef, a Poggio Picenze (15 km dall’Aquila), sulla strada che collega L’Aquila a luoghi imperdibili come i borghi della Piana di Navelli e l’alta valle del Tirino. Fascia medio-alta con buon rapporto qualità-prezzo. Con molte meno pretese, ma la certezza di mangiare casereccio e genunio, il ristorante Crocus (statale 17, nei pressi di Navelli).
Allungando le distanze, a Stiffe di San Demetrio Ne’ Vestini (21,5 km) si trova Al Chicchirichì (via del Mulino), una trattoria dall’ambiente accogliente e dai sapori autentici, con poche pretese estetiche ma dai piatti ricchi dei sapori del bosco e dell’orto; a Prata d’Ansidonia (28,6 km) c’è Il Borgo dei fumari (via XXV Aprile); nella campagna di Ofena (48 km) c’è Sapori di Campagna, agriturismo che guarda al futuro dove alla sapiente selezione della materia prima si affianca l’evoluzione della cucina. I tre locali sono su due fasce ben distinte, che dividono il primo dai secondi due, ma in tutti e tre i casi il rapporto qualità-prezzo è eccezionale.
Quando ci si trova a Stiffe, si possono visitare le Grotte carsiche, addentrarsi nella Valle Subequana e perdersi nei meravigliosi borghi che vi sono incastonati. Da Prata si può fare una capatina all’area archeologica di Peltuinum, al borgo di Tussio o scegliere se riconnettersi alla Piana di Navelli o immergersi nell’incontaminata Subequana. Da Sapori di Campagna, invece, si possono visitare Capestrano e Ofena, le campagne incontaminate che li circondano, ricche di vigneti e uliveti. Da lì, risalire a Carapelle Calvisio, il secondo comune più piccolo d’Abruzzo, attraversare i borghi della Baronia fino a raggiungere Castel del Monte, capitale della Transumanza.
In quest’ultimo borgo (43 km da L’Aquila), è consigliabile fare tappa ai ristoranti Dal Gattone (Rione Campo della Fiera, 9) o Da Loredana (via di Campo Imperatore, 7). I frutti della pastorizia trionfano dall’antipasto al dolce. Ottimo rapporto qualità-prezzo in entrambi i casi.
Sul versante opposto, se si raggiunge il lago di Campotosto (47 km), il secondo invaso artificiale più grande d’Europa, vale la pena un pasto all’Osteria del pescatore (strada regionale 577, 13). Pesce d’acqua dolce ma non solo e vista mozzafiato sul lago. Ottimo rapporto qualità-prezzo.
Riscendendo lungo la Valle dell’Aterno, ad Aglioni di Capitignano (32 km da L’Aquila, 67 passando per Campotosto) è consigliabile fare tappa a La Canestra (via San Rocco, 7), un agriturismo pioniere nella riscoperta di erbe spontanee e radici. Rapporto qualità-prezzo straordinario.
Nel comprensorio aquilano, è poi imperdibile Santo Stefano di Sessanio (28 km), borgo medievale di struggente bellezza, anche grazie a sapienti interventi di restauro conservativo. Qui un pasto alla Locanda Sotto gli Archi (Via Nazario Sauro, parte dell’Albergo diffuso Sextantio) è d’obbligo: vini abruzzesi e sapori della tradizione contadina vengono serviti in un ambiente d’altri tempi dominato da un grande camino in pietra. Magari, dopo aver fatto un aperitivo alla Cantina Chiesamadre, enoteca e gastronomia distante pochi metri ricca di vini naturali.
Proseguendo sulla strada che conduce a Campo Imperatore si entra nel Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga e si trova e Calascio (35 km) con la sua Rocca, il suggestivo castello di Ladyhawke, il più alto d’Italia. Qui sono consigliabili la Trattoria Da Maria (Via Saturnino Gatti n.21) e La Taberna di Rocca Calascio (via della Torre).
Sul versante opposto, a sud dell’Aquila, l’Altopiano delle Rocche offre opportunità per tutta la famiglia in tutte le stagioni dell’anno. Tappe obbligate sono al ristorante Il Caminetto (via Duca degli Abruzzi, 21), a Rocca di Cambio (25 km), dove la qualità è garantita da oramai più di quarant’anni di attività, e al ristorante A faccia vista (largo Barberini n.9) a Rocca di Mezzo.
Sostieni Virtù Quotidiane
Puoi sostenere l'informazione indipendente del nostro giornale donando un contributo libero.
Cliccando su "Donazione" sosterrai gli articoli, gli approfondimenti e le inchieste dei giornalisti e delle giornaliste di Virtù Quotidiane, aiutandoci a raccontare tutti i giorni il territorio e le persone che lo abitano.