PARMA – Segna un nuovo punto di partenza e non di arrivo il fatto che l’Italia raggiungerà i 50 miliardi di export agroalimentare entro la fine del 2021, con l’industria che punta dritto a 154 miliardi di fatturato in aumento dell”8%.
È il messaggio lanciato dal presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, nella giornata inaugurale di Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione che si tiene a Parma fino al 3 settembre.
“I cambiamenti e la ripresa che stiamo vivendo sono tutti segnali che è in atto una fase di transizione che ci porterà verso un nuovo paradigma economico e sociale – ha detto Vacondio – e il food&beverage ha tutte le carte in regola per essere tra i protagonisti di questa nuova era”.
Il settore, dopo aver tenuto duro durante la fase più critica della pandemia, ha saputo dare risposte nuove a consumatori diventati più digitali, più attenti al territorio e alla sostenibilità.
“La nostra industria ha già ripreso a crescere – ha continuato il presidente – e se le esportazioni rappresentano il fiore all’occhiello anche la produzione alimentare non sarà da meno e potrebbe chiudere l’anno con +6,5%”. Una menzione anche alle produzioni a indicazione geografica, che valgono circa 17 miliardi di euro, incidendo per oltre l’11% sul fatturato dell’industria.
Alla questione dell’export è legata poi la sfida del commercio internazionale.
“Essendo i consumi interni ormai stagnanti – ha aggiunto il presidente – dobbiamo puntare sulle esportazioni molto più di quanto già facciamo e con questo mi riferisco all’indispensabilità degli accordi di libero scambio. Dobbiamo continuare e tutelare quelli già in atto, come quello con la Cina o sulla Brexit, ma spingerci anche verso economie emergenti, dove i nostri prodotti possono conquistare grandi fette di mercato, come dimostrano le cresciate a due cifre in Vietnam (+37,3%), in Malaysia (+36,6%) e in Corea (+52,4%)”.