La spumeggiante favola del Lambrusco in un libro del professor Enrico Zucchi
REGGIO EMILIA – Poche aree della nostra penisola hanno un vino capace di identificarsi in maniera quasi identitaria con l’immagine e la storia di un territorio, mettendo d’accordo i mille italici campanili, come il Lambrusco e l’Emilia.
Vino generoso e fragrante, simbolo enologico di una terra dove viticoltura, cultura gastronomica e vita sociale si sono intrecciate attraverso i secoli e le cui radici poggiano su basi millenarie, essendo attestato in zona fin dall’epoca romana come Labrusca vitis, con uve impiegate a trasformarsi in vini rustici e rinfrescanti, adatti alla tavola quotidiana e al clima della Pianura Padana.
Per lungo tempo la produzione rimase legata a pratiche contadine, con vinificazioni a livello familiare mentre a partire dal XIX secolo il Lambrusco inizia a evolversi con l’introduzione di tecniche più moderne in vigna e in cantina, insieme alla diffusione della viticoltura intensiva nella pianura emiliana che ne ampliò la produzione.
Poi nel Secondo Dopoguerra il Lambrusco divenne il vino italiano per antonomasia dei consumi di massa: la crescita della grande distribuzione, la domanda di vini semplici e economici, e la capacità produttiva delle cooperative trasformarono il Lambrusco in un fenomeno di massa.
Per fortuna, il territorio ha saputo mantenuto una ricca eredità di metodi tradizionali come la rifermentazione in bottiglia e le versioni ancestrali che testimoniano una cultura enologica antica e quanto mai attuale.
Poi negli ultimi decenni, grazie a lungimiranti e visionari piccoli produttori, a fianco della produzione industriale della grandi cantine cooperative (che comunque garantiscono quasi sempre un corretto rapporto qualità/prezzo) si è affiancato il Lambrusco 2.0 dove la riscoperta dei cloni autoctoni, l’attenzione alla gestione in vigna, la selezione dei suoli e l’adozione della spumatizzazione con il Metodo Classico ne hanno segnato una vera e propria rinascita.
Oggi il panorama è decisamente poliedrico con la connivenza sugli scaffali di vini leggeri e fruttati pensati per il consumo quotidiano, rifermentati in bottiglia di grande personalità, etichette Metodo Classico affinate in cantina per diversi anni, e interpretazioni ancestrali che privilegiano naturalezza e identità territoriale.
Le aree storiche hanno saputo valorizzare rispettive caratteristiche ampelografiche, offrendo profili organolettici distinti che spaziano dalla sapidità e acidità vibrante alla struttura e profondità tannica.
Una storia enologica che in realtà è storia di territori e identità: le colline e le pianure dell’Emilia hanno plasmato vini che rispondono a tradizioni gastronomiche forti — dai salumi ai robusti piatti tipici — ma che oggi si propongono con nuovi linguaggi per un mercato globale con un percorso di riconoscimento e tutela, sia attraverso disciplinari e denominazioni sia mediante iniziative promozionali che mirano a rivelare la complessità e il valore delle bollicine emiliane.
A questa lunga storia il prof. Enrico Zucchi – ricercatore presso l’Università di Padova e docente di letteratura italiana per gli studenti di Progettazione e Gestione del Turismo Culturale e Tecniche narrative e di scrittura gastronomica per quelli di Agraria – ha da poco dedicato un interessante libro dal titolo Lambrusco in fabula. Storia letteraria di un vino colto e contadino, appena pubblicato dalla casa editrice Aliberti di Reggio Emilia (www.aliberticompagniaeditoriale.it).
Un’indagine che, analizzando le illustre vicende del vitigno decantato come genius loci della Via Emilia fin dai tempi di Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” (78 d.C.), si concentra sulla presenza del Lambrusco nei testi letterari dal Medioevo ad oggi lungo un fil rouge che svela la doppia identità di un autentico prodotto culturale in forma enologica, capace di conciliare l’origine contadina e popolare con l’attenzione che nel corso di secoli la letteratura italiana gli ha dedicato.
Un testo di spessore accademico ma che il taglio divulgativo dato dal Prof. Zucchi rende agevole e di piacevole lettura (basta scorrere i titoli dell’indice per rendersene conto), una sorta di romanzo storico reso ancora più frizzante dalle caratteristiche del suo protagonista.
Un testo che in duecento pagine, ricche di aneddoti, documenti e dotte citazioni (come quelle del vate Carducci che del nettare di Bacco era profondo conoscitore) riesce a declinare il viaggio del Lambrusco attraverso i testi letterari e la sinossi temporale, mantenendosi fedele a quella “felice sintesi di rusticità paesana ed eleganza artistica” che è forse la caratteristica principale che negli ultimi anni lo ha, finalmente aggiungiamo, consacrato ai vertici delle guide di settore alla pari di tanti blasonati “vini di corte”.
Una bella rivincita per il rustico figlio della Via Emilia.
Enrico Zucchi
Lambrusco in fabula – Storia letteraria di un vino colto e contadino, Reggio Emilia, WINGSBERT HOUSE by Aliberti, 2025.
Pagg. 206, Prezzo: 18,90 €
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