MONTESELVA, DALLA CENTENARIA STORIA VINICOLA DEI DRAGANI UN BRAND CHE GUARDA AL FUTURO

MONTESILVANO – Non ti conquista con l’estetica della cantina, va detto – immersa nel nucleo industriale di Montesilvano (Pescara) – ma con la sua storia e i suoi prodotti, a partire dal Cerasuolo Geminus, ottima interpretazione del rosato d’Abruzzo che non a caso convince mercati e critica, e con la sua storia. Monteselva, evoluzione dell’esperienza della famiglia Dragani tra i primi imbottigliatori d’Abruzzo, oggi è condotta da Nicola e Gabriele e rappresenta una sorta di cooperativa sociale di nuova generazione.
Da oltre 160 ettari sparsi tra Città Sant’Angelo, Loreto Aprutino e Penne, circa cento vignaioli conferiscono le loro uve pecorino, trebbiano, malvasia e montepulciano nella cantina da centomila bottiglie l’anno, solo una parte della produzione perché gran parte di essa si concentra sui bag in box coi quali l’azienda è leader in diversi paesi.
Una realtà giovane – il brand è nato una decina d’anni fa – che porta sulle spalle una storia centenaria tramandata da padre in figlio, che guarda sì al mercato assecondandone gusti e tendenze, portando avanti un’agricoltura convenzionale ma che, non per questo, si rivela meno degna di attenzioni.
La cantina è modernamente attrezzata per la lavorazione delle uve bianche e rosse e l’azienda – racconta Nicola mentre conduce nella visita – investe costantemente in tecnologia di produzione e nello studio enologico di prodotto, seguendo un’idea imprenditoriale che abbina la modernità alla tradizione.
Quattro le linee per complessive dieci referenze: Geminus con Pecorino, Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano con affinamento in serbatoi di acciaio inox per periodi diversi, Ilikias con un Montepulciano ottenuto da un blend di vecchie vigne e un affinamento in legno, Monteselva con Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano, St. Angelum con Pecorino e Montepulciano.
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