“Solo portando turisti daremo all’Abruzzo il giusto valore”. Intervista a Marina Cvetic
VERONA – “L’Abruzzo merita, deve ancora raccontare la sua straordinaria biodiversità, anche se già da tantissimi anni lo sta facendo deve crederci ancora di più, dobbiamo portare turisti in Abruzzo”.
Marina Cvetic porta sulle spalle una grande responsabilità ma prima ancora una grande eredità. A lei e al compianto Gianni Masciarelli, considerato figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese moderna, si deve infatti buona parte della popolarità del Montepulciano e del Trebbiano a livello nazionale e anche oltre i confini italiani.
L’azienda che oggi porta avanti – con sede principale a San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, ma che conta vigneti e uliveti di proprietà in tutte e quattro le province abruzzesi – è nata nel 1981 proprio dall’intuito di Gianni e oggi conta 22 etichette e 7 linee di prodotti, oltre a quelle che portano il nome dei due protagonisti – Gianni Masciarelli e Marina Cvetic – ci sono Villa Gemma, Iskra, Castello di Semivicoli, Linea Classica e La Botte di Gianni.
L’impegno della famiglia, che oggi vede in prima linea anche la nuova generazione con Miriam Lee Masciarelli, negli anni si è concentrato anche sull’enoturismo e dopo un lungo restauro conservativo ha inaugurato il Castello di Semivicoli, a Casacanditella (Chieti), seicentesco palazzo baronale oggi relais de charme tra i vigneti che fa registrare la bellezza di cinquemila presenze l’anno.
“Questo ci ha permesso, da oramai sedici anni, di portare persone in Abruzzo che hanno saputo apprezzarlo e capirne il valore, perché non si può spiegare senza viverlo. Bisogna investire in incoming”, avverte, “bisogna portare persone in Italia non solo dagli Stati Uniti ma anche dagli altri paesi”.
Con vigneti in tutte le province, in contesti molto diversi tra loro, Masciarelli è forse l’azienda più rappresentativa dello spettro ampelografico abruzzese: “La complessità nel vino è molto importante, i terreni e il clima sono diversi, il comportamento dell’uva cambia”, ragiona l’imprenditrice, che a proposito dell’ultima acquisizione dell’azienda “Chiamami quando Piove – Valori” coi suoi 26 ettari di vigneto tra Controguerra e Sant’Omero (Teramo) riflette su quanto sia importante avere una cantina anche sulle colline teramane.
“Il montepulciano teramano è differente da quello chietino, dell’Aquila o di Pescara, attraverso la cantina Valori, al di là del fatto che è in biologico da oramai 17 anni, ci cimentiamo anche coi vini non filtrati e in anfora verso cui c’è un notevole interesse”, aggiunge.
Da quarantacinque anni al Vinitaly di Verona, Marina Cvetic parla di quella appena andata in archivio come di “un’edizione ricca di sorprese, non solo per i dazi, anche per la presenza di tante aziende nuove, comunque un evento sempre in fermento”.
Nota dolente, i dazi Usa: “C’è da trovare soluzioni diplomatiche, noi esportiamo da ormai 41 anni”, dice, “gli importatori sono stati molto previdenti, da gennaio a marzo hanno stoccato tantissimo vino e questo aiuterà sicuramente ad avere un impatto minore o comunque posticiparne gli effetti”.
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