LOCANDA SAN MICHELE, TRA TOSSICIA E MONTORIO AL VOMANO L’ALTA CUCINA SPOSA IL TERRITORIO

TOSSICIA – L’esperienza nell’alta ristorazione, che da Roma a Londra passando per Venezia e le Eolie lo ha portato nelle cucine di diversi stellati Michelin, si fonde con le tradizioni locali. Il locale elegante e accogliente fa entrare in un’atmosfera che non ti aspetteresti in una contrada alle pendici del Gran Sasso teramano.
La Locanda San Michele, sulla provinciale tra Tossicia e Montorio al Vomano (Teramo), da un mese a questa parte vive una nuova vita con la gestione di Gianluca Ricci, chef e patron, che insieme a Davide Mercolini in cucina e a Luca Mercadante e Stefania Capitanio in sala offre un’autentica esperienza che vale la pena provare.
Classe 1989, diplomato all’Alberghiero “Di Poppa-Rozzi” di Teramo, Gianluca ha girato il mondo dove ha appreso tecniche e saperi che ad un certo punto, complice l’arrivo di un figlio, ha deciso di restituire alla sua terra, alla quale ogni suo piatto sembra, in fondo, ispirarsi.
“Appena diplomato, nel 2009, sono partito per Venezia dove ho lavorato quattro anni all’hotel Cipriani nel quale avevo svolto uno stage con la scuola”, racconta, “prima di spostarmi a Londra dove ho lavorato con lo chef Heinz Beck grazie al quale sono poi tornato a Roma per un periodo di formazione a La Pergola, per poi diventare sous chef del suo ristorante in Toscana”.
Un’esperienza alle isole Eolie con lo chef Crescenzo Scotti, poi cinque mesi tra Thailandia, Vietnam e Laos dove ha avuto modo di scoprire la cucina orientale. Rientrato in Italia, ha collaborato con Pipero a Roma prima di tornare con Beck e fare un’esperienza come chef in un altro ristorante romano, poi ancora Venezia e Padova.
Alla Locanda San Michele, riaperta il 22 febbraio scorso, cucina di terra e di mare si mescolano nei due menù degustazione da 5 e 7 portate, a cui si aggiungono entree e predessert, la carta dei vini è ricca ed è molto apprezzabile che il ricarico sui prezzi sia contenuto.
Cono di verdure con baccalà mantecato, noce di gorgonzola, formaggio fritto, agnello cacio e ova contenuto nel guscio di un uovo hanno dato il benvenuto ad un pranzo riservato ad addetti ai lavori, proseguito con capasanta in caprese coulis di pomodori, crema di burrata e polvere di olive, coniglio in crosta di pane con fegatini e passion fruit, spuma di patata gorgonzola blu dell’orso di Antonello Egizi con noci e frutti di bosco. Per primo bottone mela, cannella, scampo e salsa al cacao, per secondo “Lambruzzo”, un piatto che interpreta l’Abruzzo richiamandone le ricette più iconiche: agnello racchiuso in una foglia di verza su una salsa cacio e ova.
Per finire, insieme ad un predessert e a cantucci e biscotti fatti in casa come i pani – uno coi frutti di bosco, uno con le noci e una focaccia al rosmarino – la “vera panna cotta”, come proprio non si è abituati a vedere.
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