Ristoranti e insegne 24 Nov 2025 11:17

Ristorante Charleston, nuovo capitolo per l’alta cucina palermitana con Giovanni Solofra e Roberta Merolli

Ristorante Charleston, nuovo capitolo per l’alta cucina palermitana con Giovanni Solofra e Roberta Merolli

PALERMO – C’è una linea sottile che unisce passato e futuro, tradizione e visione. Il ristorante Charleston di Palermo la percorre ancora una volta, rinnovando il suo racconto in un percorso di crescita ed evoluzione. Dopo decenni da protagonista della cultura gastronomica nazionale, il ristorante è pronto ad accogliere i suoi ospiti da sabato 29 novembre, nella sua unica e autentica sede cittadina in piazzetta Flaccovio a pochi passi dal Teatro Massimo di Palermo, con una visione contemporanea e un’anima rinnovata.

A firmare la cucina saranno gli chef Giovanni Solofra e Roberta Merolli: coppia nella vita e nel lavoro, portatori di un linguaggio fatto di tecnica, identità e poesia.

Roberta Merolli e Giovanni Solofra

Un’eredità che si trasforma

Dal 1967, il Charleston è un punto di riferimento per eleganza, cultura e ospitalità. Destinato a diventare l’emblema della cucina palermitana d’autore e a conquistare due stelle Michelin – il primo in Sicilia e nel sud Italia – nel corso degli anni ha ospitato personaggi di spicco del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo.

Oggi la famiglia Glorioso-Anello, custode della sua storia, prosegue il suo percorso, celebrando la memoria, ma guardando al futuro: un ponte tra generazioni, arte e visione, in cui ogni dettaglio diventa parte di un racconto.

“Il Charleston non è un ricordo dall’anima nostalgica – afferma Giovan Battista Anello – ma una visione proiettata verso il futuro. È il ponte tra ciò che siamo stati e ciò che aspiriamo a diventare: una casa che accoglie chi ama la bellezza e la cultura della cucina italiana”.

Una nuova famiglia di cucina

Dopo la prima stella a Taormina al St. George by Heinz Beck e il ritorno in Campania al Tre Olivi di Paestum (due stelle Michelin in soli nove mesi di riapertura), Solofra e Merolli ritornano in Sicilia e approdano a Palermo con una missione: raccontare la Sicilia attraverso una cucina che unisce memoria e innovazione.

“Questo progetto rappresenta un vero ritorno al futuro – spiega Solofra – un matrimonio tra memoria e innovazione, tra la storia del Charleston e la cucina contemporanea”.

Il gusto della Sicilia contemporanea

La Sicilia è l’anima del progetto: nei prodotti, nei profumi, nella materia. Ogni ospite, prima di essere accompagnato al tavolo, ritrova l’accoglienza autentica di una tradizione familiare. Il menù omaggia il mercato di Ballarò, con pani artigianali serviti insieme a oli estratti al momento da frutta secca siciliana e sali offerti in coppe di vetro.

Ogni gesto, ogni dettaglio racconta una Sicilia viva, elegante e contaminata: una terra che si rinnova nel rispetto della propria identità.

Il percorso di degustazione: “Back to the future”

Il cuore del Charleston è il menù degustazione “Back to the future”, un viaggio tra passato e contemporaneità in due versioni – nove o sette portate – affiancato da un menù à la carte, autunno-inverno, che consente di scegliere liberamente tra piatti della tradizione reinterpretati e creazioni originali.

“Il Charleston non è un ristorante che guarda indietro – sottolinea lo chef – ma un luogo che vive nel presente e apre nuove prospettive, mantenendo la stessa curiosità e lo stesso spirito di ricerca che lo hanno reso celebre”.

Già negli anni Settanta, i cuochi del Charleston portavano a Palermo influenze internazionali, dando vita a piatti iconici come il filetto allo sherry o i grandi flambé in sala. Oggi quella filosofia ritorna con nuove forme e nuovi linguaggi. Tra questi, la “Turtle Soup 1969”, zuppa di tartaruga, reinterpretata come una raffinata minestra: un richiamo all’arte di Andy Warhol nella riproduzione della figura della tartaruga; la “Gramigna Lido 1969”, un omaggio ad un piatto iconico che celebra gli anni trascorsi nella terrazza che ha ospitato il Charleston a Mondello; alla lampada, un tributo ai celebri maître di sala del Charleston con un filetto aromatizzato al whisky, dalla preziosa collezione custodita dalla famiglia Glorioso con più di cento etichette.

Due dessert, omaggio alla storia del Charleston: la “Coppa Charleston” e il “Turbante del Sultano”. Fuori menù la dolcezza non manca di ironia e poesia: “Ma quanto costano le banane a Palermo?” È il dolce ispirato a “Johnny Stecchino”, simbolo di leggerezza, cinema e cultura pop. In cucina una brigata composta da giovani, da diverse parti d’Italia, così come la sala.

Arte, bellezza e memoria: il recupero dei “tesori del Charleston” nella mise en place

Charleston è anche un racconto estetico. La mise en place è stata ripensata con cura: accanto a oggetti dal design contemporaneo, trovano spazio i portafiori storici reinterpretati come porta grissini, le collezioni di porcellane Charleston di Richard Ginori ed Eschembach e gli argenti custoditi dalla famiglia Glorioso-Anello, che tornano protagonisti in un ambiente ricco di dettagli, creando un equilibrio tra identità e attualità.

“Ogni elemento contribuisce a creare un’esperienza che unisce eleganza, memoria e identità – racconta Mariella Glorioso -. Il Charleston non è solo custode di una storia straordinaria: una casa viva, un laboratorio di emozioni.. Gli ospiti raggiungeranno la sala attraverso un percorso ascensionale, lungo il quale quadri, fotografie e premi – appartenenti alla collezione di famiglia e restituiti alla città – raccontano un’eredità che si intreccia con il presente. Un cammino simbolico che conduce dal passato alla contemporaneità, dal ricordo alla scoperta”.

Oggi il Charleston è una realtà capace di fondere tradizione, arte e prospettiva. È Palermo che vive nel Charleston e il Charleston che vive attraverso Palermo.


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