Itinerari 02 Lug 2021 19:50

TIONE DEGLI ABRUZZI, IL SIRENTE E QUELLE STRADE SEGRETE CHE PORTANO AL FUTURO

TIONE DEGLI ABRUZZI, IL SIRENTE E QUELLE STRADE SEGRETE CHE PORTANO AL FUTURO

TIONE DEGLI ABRUZZI – Questi paesi sono come strade antiche, ne restano dure tracce sotto le sterpaglie, sotto uno strato palmare di terra: una pavimentazione lastricata, un cippo, il basamento d’una stazione di preghiera crollata. Basta un occhio attento però, un filo di lana di passione, per scorgere in un minuto appena stagioni che stanno lì, di vedetta e d’indirizzo, come alberi secolari.

Tione degli Abruzzi (L’Aquila) e le sue frazioni sono fulgido esempio di quelle “stagioni al Sirente”, passate ma tangibili come storie impresse su carta. “Tra il Gran Sasso e la Maiella si stende la catena del Sirente, un’antica muraglia di italici, e ci stava ancora aggrappata alla fine del secolo passato gente come ce sarà stata al quinto secolo di Roma, intatta, ferma, in quei siti impervi, immobile d’un’immobilità minerale […]”.

Le parole sono del Romanzetto di Tione, di Massimo Lelj, dimenticato scrittore. Lui e Giovanni Battista Rosa erano originari di Tione degli Abruzzi, il primo, e S. Maria del Ponte, l’altro. Sono nati a un pugno di chilometri di distanza sotto il Sirente e hanno vissuto la loro fortuna a un pugno di chilometri a Milano. Scrittori, saggisti, critici, giornalisti, i loro articoli erano nei principali giornali italiani, i loro romanzi hanno avuto fortune alterne, ma la qualità era riconosciuta sempre.

Sono morti nel ’62 e nel ’72, senza apparente rumore. Sono scomparsi come strade antiche, molto prima delle strade antiche. Ma a Tione e Santa Maria se li ricordano e sono in programma eventi in estate. Camminate letterarie, convegni, passione che l’Aps Massimo Lelj e l’ass. cult. Santa Maria del Ponte vorrebbero condensare in un Ecomuseo dedicato ai due. Memorie preziose e insilenziabili.

“I pastori del mio paese, come li vide e li fantasticò la mia infanzia, al finire dell’estate scendevano dalla montagna e passavano per il tratturo, guidando le greggi con una mazza d’avellano”. (Titta Rosa, L’Avellano)

Ma la terra sa farsi più greve e le pietre, un tempo baluardo, si mischiano a essa con docile resa; e quel che resta è solo ricordo della strada che fu. Così, la torre cilindrica di Goriano Valli, che spicca a tutti visibile nel mezzo della Media Valle Aterno, è solo il pilastro cardine dell’insediamento fortificato che un tempo qui esisteva.

Intorno la torre, infatti, sono ancora visibili, come testimoni muti, i ruderi del recinto con torri rompitratta e i resti delle antiche abitazioni. La torre di circa 19 metri, datata XIV secolo, certamente venne dopo. Essa servì per difendere e controllare la Valle, in un sistema tanto perfetto con quelle di Beffi e Roccapreturo da consegnarle oggi a noi ancora intatte.

Il villaggio resta sopito, una strada senza uscita, ma redivivo nella fantasia qui, in una ricostruzione grafica che urla stupore.

Oppure, dove più ha impresso il suo marchio la distruzione e dove meno ha agito la ricostruzione, esistono tesori affrescati unici che evocano la mano preziosa di un pittore riscoperto, ancora come strada antica, Saturnino Gatti.

È la chiesa di San Gaetano sempre a Goriano Valli che, quasi timida, sta tra le case a ornare una specie di slargo neppure piazza; unica tra le tante di Tione oggi agibile, accogliente, miracolata essa stessa. Al suo interno, di dietro l’altare, poco scrostato, resiste la “Presentazione al tempio”, attribuito dalla storica dell’arte Maria Lucia Carani al Gatti, appunto: un fulgido esempio di come un tempo i cammini erano percorsi, le vie pulite, e la bellezza viaggiava più della nostra odierna comprensione.

Strade antiche, dunque, che però possono rappresentare anche l’orizzonte di nuovi percorsi, da battere e da mantenere puliti, con impegno, forza, organizzazione. È nel seme di ciò che eravamo la pianta del nostro futuro, la pianta del futuro di paesi come Tione degli Abruzzi. Seme che non vive, però, di nostalgia, vive invece di competenze e di passione, di nuovo desiderio e di riscoperta.

Così torri, chiese e romanzi dimenticati, stanno come strade antiche celate sotto la terra. Strade dalla direzione forse giusta, forse sbagliata, ma che possiamo ripercorrere in chiave moderna; scavando, cercando un nuovo senso.

Come le vecchie strade lastricate che da Santa Maria del Ponte e da Tione si incontrano a fondo valle, nell’Aterno. Cercatele. Troverete un cammino inedito, e una diversa prospettiva.

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