Cronaca 19 Dic 2018 15:47

LA SCUOLA DI CINEMA SE NE VA DA L’AQUILA, ANZI NO. LE RAGIONI DI UNA SCELTA INCOMPRENSIBILE

LA SCUOLA DI CINEMA SE NE VA DA L’AQUILA, ANZI NO. LE RAGIONI DI UNA SCELTA INCOMPRENSIBILE

L’AQUILA – Doveva essere la consueta presentazione del lavoro di fine anno di studenti e studentesse della Scuola ma, come prevedibile, si è parlato principalmente del futuro dell’istituto. Parliamo della sede abruzzese del Centro sperimentale di cinematografia (Csc), una delle cinque in Italia della Scuola nazionale di cinema, la più antica del mondo.

Nell’edificio vetrato dell’Aquila, a pochi passi dalla stazione ferroviaria, è stata convocata una conferenza stampa dopo l’annuncio della chiusura della scuola aquilana, a causa dei mancati finanziamenti della Regione Abruzzo.

Il consigliere del Partito democratico Pierpaolo Pietrucci, che oggi rappresentava la maggioranza di governo, ha promesso che si farà di tutto per salvare la sede aquilana. La data limite è il 27 dicembre prossimo, quando si cercherà di inserire nel bilancio di previsione della Regione la somma di 250 mila euro richiesti dal Csc per poter sopravvivere.

Il direttore generale Marcello Foti, romano di origini abruzzesi, ha raccontato la lunga vicenda iniziata dall’arrivo della Scuola all’Aquila, nel 2011. Un istituto prestigioso, raccontato da Virtù Quotidiane in un approfondimento nel novembre scorso, che inspiegabilmente rischia di andarsene dall’Abruzzo, nonostante necessiti di “appena” mezzo milione di euro l’anno per sopravvivere.

Sette anni fa la giunta regionale, allora governata da Gianni Chiodi e dal centrodestra, chiese alla Scuola di cinema di insediarsi all’Aquila, anche per dare continuità alla tradizione nella formazione delle arti visive, propria della vecchia Accademia dell’Immagine.

In base agli accordi tra Ministero della Cultura e Scuola nazionale (un ente pubblico a tutti gli effetti), le sedi periferiche dell’istituto – a Milano, Palermo, Torino e L’Aquila – devono essere primariamente finanziate dalle Regioni. Per questo, fino alla scadenza della convenzione nel 2016, la Regione aveva elargito circa 300 mila euro l’anno sui 550 mila del bilancio della scuola.

Nonostante i ripetuti solleciti, tuttavia, negli ultimi due anni il Csc dell’Aquila ha vissuto di soldi propri della Scuola nazionale, derivanti a loro volta dal Ministero della Cultura. Di fatto, circa un milione di euro arrivato nel capoluogo abruzzese direttamente da Roma. Nel frattempo il Centro sperimentale dell’Aquila aveva inoltrato una domanda per i fondi Cipe (per l’alta formazione) tramite la Regione, ma stando a  quanto evidenziato da Foti stamane, si è venuto a sapere solo in un secondo momento che la domanda di partecipazione all’ingente fetta di fondi per il cratere sismico non era neanche mai stata inviata a Roma.

Non è chiaro se si tratta di un errore o di una precisa scelta politica. Sta di fatto che, a causa di questa scelta incomprensibile, la Scuola si ritrova ora senza coperture economiche. Senza futuro in Abruzzo, e contemporaneamente con altre richieste da altre città.

I (soli) tre dipendenti dell’ente, i docenti, gli allievi e la governance della Scuola hanno continuato a lavorare in silenzio fino ad oggi, in una mattinata durante la quale la tensione era percepibile, e non solo per l’emozione di presentare alla città il pregevole lavoro fotografico degli studenti sulle “periferie aquilane”. C’è infatti il rischio che dipendenti e studenti siano già da gennaio costretti a trasferirsi nelle altre quattro sedi fuori regione.

Stamane Pietrucci aveva un atteggiamento sinceramente dispiaciuto, ma ha tuttavia sottolineato di essere stato interessato alla vicenda solo due mesi fa: “Questa scuola rappresenta un tesoretto per L’Aquila, al pari del Maxxi – ha detto nel corso della conferenza stampa – non solo dobbiamo salvarla, ma rilanciare, anche alla luce della nuova Film Commission regionale”. A fine anno scopriremo se l’aver alzato il fastidioso polverone per tempo permetterà l’ottenimento del risultato sperato.

Intanto da oggi è possibile visitare la mostra fotografica, video e audio sulle periferie aquilane. Quartieri popolosi e Progetti C.a.s.e., campi di calcio di periferia e skatepark, momenti di vita quotidiana immortalati dagli studenti e dalle studentesse del Centro sperimentale. Il laboratorio tematico di quest’anno segue altri progetti sul territorio realizzati in questi anni, dalla montagna aquilana al sistema produttivo abruzzese, dai giovani della città agli artigiani dei paesi. “Un modo per connettersi con il territorio, coinvolgendo parte della popolazione”, ha detto Daniele Segre, direttore didattico della sede aquilana nella Scuola nazionale di cinema e tra i più apprezzati documentaristi italiani.

La mostra è visitabile fino a venerdì 21 dicembre, e poi, dopo la pausa natalizia, a partire dal 2 gennaio. Sempre che l’istituto non faccia le valige tra Natale e Capodanno.


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