UNPAE, IL PROGETTO CHE CON L’ARTE VUOLE CONTRIBUIRE A RICREARE UNA COMUNITÀ PER ROCCACARAMANICO

SANT’EUFEMIA A MAIELLA – La montagna resiste anche con l’arte. La montagna prova a resistere con l’arte anche in paesi dove ormai non vivono che pochi abitanti stagionali; nessuno che vi trascorra l’anno intero. È il caso di Roccacaramanico, frazione di poche decine di case arroccato alle pendici del Monte Morrone, in quello spettacolo che è la Valle dell’Orta.
E l’arte? L’arte la porta, la crea un collettivo di artisti molti giovani che risponde al nome di Unpae, ovvero Un paese tutto per te, e che ha scelto Roccacaramanico per ospitare in residenza artisti e performer italiani ed europei. È una settimana di immersione nel contesto rurale e montano che contamina gli artisti, i quali a loro volta contaminano il paese, travolto da un recente rilancio turistico, in un connubio che provoca una specie di alchimia, un corto circuito da cui scaturiscono opere d’arte, workshop, momenti di condivisione, ma anche un solido rafforzamento della comunità locale, che vede in questi ragazzi e in queste ragazze una speranza futura per Roccacaramanico.
Quest’anno il progetto La montagna che (r)esiste, di cui Virtù Quotidiane vi ha già parlato, ha deciso di sostenere anche il collettivo Unpae e di accorparlo alle altre attività che si sono realizzate tra le province dell’Aquila, Chieti e Pescara. Il minimo comune denominatore: riattivare la comunità e condividere saperi per il rilancio dei paesi montani.
Il progetto artistico di Unpae è giunto ormai alla quinta edizione e ogni anno ha saputo rinnovarsi e ingrandirsi fino a ospitare nell’edizione corrente, come detto, anche giovani artisti europei. Nasce da un’idea del curatore Andrea Croce, sostenuto dalla curatrice Alessia Delli Rocioli e dal grafico Michele Sablone.
E nasce a Roccacaramanico (Chieti) perché la famiglia di Andrea lì ha acquistato una casa una decina di anni fa e subito il paese, con la sua bellezza e le sue contraddizioni, è entrato nel suo cuore ed è diventato il contesto ideale per il progetto.
Unpae è una residenza per giovani artisti, i quali per una settimana sono ospiti a Roccacaramanico per sviluppare progetti individuali o collettivi, comunque fortemente condizionati dal contesto montano, come la pace, la tranquillità e l’ambiente sano, ma anche dal turismo sempre più massivo, dallo spopolamento e dalla perdita di tradizioni locali. Il loro è un lavoro di ricucitura tra passato e presente, il cui obiettivo è tracciare una direzione futura.
Come dice anche Andrea Croce: “Ci potrebbero essere opere di arte pubblica sparse per il paese o artisti che vengono tutto l’anno, non solo d’estate. Magari sarebbe un incentivo per riportare un po’ di vita a Roccacaramanico, tra artisti e nuovi abitanti. Anche io, se il progetto si ingrandisse, potrei decidere di trasferirmi qui”.
Questa estate gli ospiti in residenza sono stati sei: Luca Frati, Ursulina de Lombardia, Marie Lucas, Elia Fidanza, Zoé Couppé e Maria Chiara Ziosi. A loro il compito di realizzare opere e installazioni in paese e di animare l’ultima giornata di domenica 7 agosto con la presentazione pubblica dei lavori, che Virtù Quotidiane ha avuto il piacere di seguire.
E quando arriviamo a Roccacaramanico troviamo i ragazzi e le ragazze in fermento, stanno immortalando alcune opere e ne stanno installando delle altre: la presentazione pubblica è alle ore 18,00 e quando giunge il momento attorno ad Andrea Croce e alla performer Zoé Couppé si crea un capannello di persone, turisti, visitatori ma anche abitanti stagionali del paese.
L’emozione è palpabile ma viene immediatamente surclassata dall’intensità della performance, un monologo sul valore dell’acqua e delle sorgenti per i territori di montagna, ma anche sul valore delle lacrime, del vivere le emozioni con libertà. Zoé Couppé non era più un’artista belga venuta a Roccacaramanico per una sola settimana, era invece parte della comunità, di una comunità magari improvvisata o fragile, ma per alcuni momenti è stata capace di incarnarne la voce, di rappresentarla, di essere una vera figlia di quella stessa comunità.
Cosa però ha permesso a questi giovani artisti di calarsi così profondamente del contesto? Cosa gli ha permesso addirittura di diventarne parte? La natura del progetto Unpae, ovvero far calare gli artisti nel contesto del paese, ospitarli, coccolarci, informarli, trasformarli nel giro di pochissimo tempo in paesani, o almeno in persone pienamente consapevoli di dove sono e del perché sono lì.
Per farlo, Croce, Delli Rocioli e Sablone hanno organizzato una specie di programma per l’acclimatamento che consiste nell’ospitare gli artisti nelle case degli abitanti di Roccacaramanico, e sempre più abitanti si sono resi disponibili, nel fare passeggiate nella natura, nel mangiare insieme, nel condividere i primi momenti di vita in paese, ma anche con attività più inerenti ai progetti artistici: come un confronto collettivo sull’idea di lavoro e la realizzazione di laboratori creativi.
Tra questi ultimi va menzionato certamente il laboratorio di ceramica curato da Carla Trivellone, che ha casa a Roccacaramico ma che vive e lavora a Montesilvano. Non si tratta solo di tenere tra le mani e di lavorare l’argilla, ma è un vero e proprio contatto, quasi un ritorno alla terra, come ci spiega la Trivellone, è una sorta di momento catartico in cui gli artisti possono riavvicinarsi all’essenza della vita, dell’essere nel mondo, aspetto che, in fondo, i paesi tutti ricordano. E poi, come se non bastasse, l’argilla che lavorano gli artisti è presa nei terreni intorno Roccacaramanico, dunque, non c’è modo migliore per iniziare a creare nel paese e per il paese.
Con questo approccio accade la magia, scatta una scintilla che ha sorpreso anche gli organizzatori: l’ego, il personalismo dell’artista durante la residenza e nel lavoro di produzione dell’opera si tramuta in qualcosa d’altro, in una soddisfazione collettiva, come se il processo fosse più importante del risultato stesso, ed essere, e contribuire a dare vita alla comunità di Roccacaramanico diventa il vero obiettivo da centrare.
Come testimonia anche l’artista Maria Chiara Ziosi, venuta in Abruzzo e tornata in Italia proprio per questo progetto.
“La cosa più bella di Unpae è il connubio che si crea tra l’essere qui, in un posto isolato e montano, e il lavorare fianco a fianco con persone che non conosci e che provengono da altri posti: realizzi che un paese come Roccacaramanico, in realtà, è fatto di persone, è fatto di relazioni”. Ecco l’essenza di Unpae: ricostruire poco a poco una nuova comunità per questo paesino pescarese.
Ma non è ancora finita. Il progetto La montagna che (r)esiste ha ancora una sorpresa in serbo, il Festival “Eroi di montagna”, in programma domenica 14 agosto nel centro storico di Castel di Sangro: una fiera mercato dei prodotti gastronomici e artigianali d’Abruzzo in cui protagoniste saranno le microaziende del territorio che tra fatica ed eroismo conservano e innovano le tradizioni e la cultura della montagna. Il tutto arricchito da incontri tematici, laboratori esperienziali, letture di poesie e da tanta musica. Davvero un evento da non perdere.
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