“RIVOLUZIONE DI UNA SCUOLA VIRALE”, IL ROMANZO DI ALESSANDRA ANGELUCCI CHE RACCONTA LA SCUOLA DURANTE LA PANDEMIA

L’AQUILA – L’esperienza inedita e inaspettata della pandemia ha modificato in pochi giorni le nostre vite, interessando ogni categoria sociale, economica e professionale di tutti gli stati del pianeta. Anche nei luoghi più remoti del mondo, quelli in cui la presenza del virus non ha dato luogo a gravi conseguenze, le rigide misure di restrizione sociale hanno assunto innanzitutto un importante valore simbolico e hanno reso le persone molto più vulnerabili, non solo dal punto di vista psicologico.
I più giovani, in particolar modo, hanno risentito della mancanza di incontro e di contatto con i propri coetanei e con i propri docenti vista la chiusura delle scuole: il lungo e inaspettato periodo trascorso in casa senza poter tornare in classe, nonostante l’attivazione della didattica a distanza, ha disorientato molti di loro, trascinandoli talvolta in una condizione di sospensione e di turbamento.
Chiaramente, in un momento simile, l’interazione tra mondo scolastico e mondo esterno (lo studente e la propria famiglia) ha subito per forza di cose più di una modifica: l’ambiente di apprendimento è mutato, la scuola è “entrata in casa” e gli alunni, a loro volta, sono entrati nelle case dei loro docenti.
Dinanzi a tutte queste improvvise trasformazioni che l’hanno vista direttamente protagonista, la docente, giornalista e scrittrice Alessandra Angelucci ha scelto di scrivere il suo nuovo libro, intitolato Contatto – Rivoluzione di una scuola virale ed edito da Castelvecchi nel 2020.
“Il libro – racconta l’autrice a Virtù Quotidiane – è nato in un momento di emergenza. Il Covid19 è giunto nel nostro paese e ci ha messi di fronte ad una certezza: siamo impreparati. Siamo impreparati davanti alla morte, al tanto diffuso concetto della precarietà della vita. Siamo impreparati davanti alla possibilità, sperimentata durante la quarantena, di dover rinunciare all’improvviso alle certezze del nostro vivere quotidiano. Un presente fatto di schemi e convenzioni difficili da scardinare in un’epoca dell’accumulazione. Potrebbe sembrare una banalità ma è questo che è accaduto con l’emergenza sanitaria che ancora ci fiancheggia. Questo libro l’ho scritto perché è una storia che riguarda tutti: bambini, genitori, insegnanti, nonni, adolescenti. Ma soprattutto l’ho scritto, perché è necessario tornare a restituire ai docenti, con forza e convinzione, la dignità che da troppo tempo continua ad essere loro sottratta”.
Nel nuovo libro della Angelucci, la protagonista è un’insegnante che è costretta a rivedere il suo lavoro e anche il suo rapporto con gli studenti a causa dell’epidemia, circostanza che ha obbligato allievi e docenti ad adattarsi alla didattica a distanza e a fare i conti con le sue conseguenze, non sempre positive.
“Amelia, protagonista del libro – prosegue Alessandra – potrebbe simboleggiare, con la sua storia, la condizione di tutti gli insegnanti italiani che, a partire dai primi di marzo, si sono ritrovati privi degli spazi funzionali alla docenza. Perché la scuola non è solo il luogo dell’apprendimento. La scuola è il luogo dell’incontro, della socializzazione, della formazione del sé attraverso la relazione con l’altro. La distanza ci ha portato a riconsiderare le potenzialità degli strumenti tecnologici, già tanto conosciuti dagli attuali studenti nativi digitali. Ma ha fatto anche capire e non solo ai docenti che non può crearsi un vero apprendimento attivo senza l’insegnamento in presenza. Se fosse stato davvero possibile pensare a un mondo scolastico senza docenti e con soli personal computer, credo che nel 2020 sarebbe già accaduta questa trasformazione. E mi vengono i brividi al solo pensiero. L’apprendimento ha a che fare con la seduzione, con la motivazione, con la passione che infiamma la vita, non solo il sapere. La scuola non è sopravvivenza e, se pensiamo di poter continuare ad insegnare a distanza, allora sì, prepariamoci a sopravvivere, a nutrirci di briciole”.
Il libro della Angelucci si presta a numerose riflessioni, una in particolare legata al ruolo e alla professione degli insegnanti che, specialmente negli ultimi anni, nel nostro paese hanno ricevuto moltissimi attacchi da parte dell’opinione pubblica.
“Purtroppo l’Italia – spiega Alessandra – è un paese che non crede più nella cultura come volano dell’economia. Il nostro è un paese che comunica ai giovani che la gratificazione poggia sull’equivalenza ricchezza = successo. E spesso, attraverso i media, si fa intendere che se l’affermazione la si raggiunge velocemente, senza studiare troppo e attraverso scorciatoie, allora è anche meglio. Il diritto all’istruzione sembra essersi scollato dalla cultura intesa come dato valoriale. Sappiamo benissimo che questo orientamento è fallimentare. Il nostro è un paese che ha materializzato tutto, ‘cosificato’ ogni esperienza, direbbe il sociologo Ferrarotti. A tutto questo si aggiunge la visione che della scuola abbiamo oggi: un tritacarne in cui precari, docenti in ruolo, dirigenti, collaboratori assistono a un continuo cambio di rotta, a fragili riforme dallo scarso valore pedagogico. Basti pensare a quello che è accaduto negli ultimi mesi e alla confusione che ancora domina le scelte ministeriali per il rientro in aula a settembre. I docenti, poi, costituiscono una delle categorie professionali più vilipese e malpagate. È tornando a dare dignità agli insegnanti, che il mondo della scuola potrà riacquistare una giusta collocazione. Retribuzioni adeguate e confini ben chiari fra quello che compete a chi insegna e quello che compete alle famiglie secondo il patto di corresponsabilità. I docenti dovrebbero avere molto più tempo per aggiornarsi, studiare, fare didattica, parlare ai loro studenti e invece spesso cadono nel tranello di doversi difendere da banali luoghi comuni. E mi fermo qui, senza parlare della burocratizzazione”.
Ogni scuola, nonostante le difficoltà del sistema dell’istruzione statale, a suo modo ha cercato di reagire e di attivarsi immediatamente, in seguito alla diffusione del virus. I problemi e le difficoltà non sono mancati ma ci sono stati anche momenti di grande unione e soddisfazione.
“Ciascuna scuola – racconta Alessandra – ha messo in campo le specifiche risorse e sulla base delle linee guida ministeriali i docenti hanno dato prova di grande professionalità, seppur fra mille difficoltà sopraggiunte a causa dell’intermittenza dei collegamenti internet. Non possiamo dimenticare che la didattica a distanza ha coinvolto famiglie intere, non solo gli studenti. E nelle famiglie, oltre alla preoccupazione dello studio, si sono affrontati il dolore e la precarietà economica. Le scuole hanno rivoluzionato il loro modo di interagire con gli studenti e i docenti hanno rimodulato le loro programmazioni, continuando ad essere punti di riferimento. Credo che un grande lavoro sia stato svolto anche dagli studenti, disorientati in un primo momento ma poi pronti a mettersi in gioco in quella che è stata non solo un’esperienza scolastica, ma di vita”.
In questi mesi di stop forzato, oltre a dedicarsi come docente alla didattica a distanza, e oltre a scrivere il suo romanzo, Alessandra Angelucci, ha dato vita, come giornalista, ad un programma di approfondimento culturale online intitolato “Parliamone…di scuola e non solo”: tante professionisti , non solo appartenenti al mondo della cultura hanno raccolto l’invito della Angelucci a partecipare come ospiti nelle sue dirette Facebook , che hanno ottenuto un buon successo di pubblico anche perché l’autrice ha spaziato su diversi argomenti, tutti molto interessanti.
“Stare a casa in via obbligatoria – conclude Alessandra – ci ha insegnato molto: riconsiderare gli spazi, riappropriarsi di un tempo nuovo, fare del silenzio il luogo della creatività. Il mio programma è partito con la voglia di comunicare a tutti che si può essere insieme seppur distanti. Un successo, direi, e ringrazio i numerosi ospiti che hanno accolto il mio invito: la criminologa Roberta Bruzzone, l’onorevole Caterina Chinnici, l’europarlamentare Sonia Alfano, l’onorevole Francesco D’Uva, il fotoreporter Tony Gentile, l’associazione Cosmoclown di Varese e tutti gli altri, vero esempio di cultura nel nostro paese”.
Una vita, quella di Alessandra Angelucci, dedicata alla cultura e alla trasmissione della conoscenza, ma con un occhio sempre attento alle tematiche sociali più importanti. Da anni la Angelucci si occupa inoltre di Cultura della Legalità nelle scuole e collabora attivamente a progetti che coinvolgono gli studenti delle scuole secondarie.
“Che cos’è la legalità?”, conclude Alessandra. “Lo chiedo sempre agli studenti quando vado nelle scuole o quando metto in campi progetti afferenti alla disciplina ‘Cittadinanza e Costituzione’. Il concetto di Legalità potrebbe rivelarsi fragile, se non si comprendesse che ha a che fare non solo con i più alti e nobili concetti di giustizia e conformità alla legge, ma anche con regolamenti, statuti, direttive che insieme concorrono a definire quel complesso sistema di regole che disciplina la nostra convivenza civile. All’interno della mia attuale scuola di appartenenza sono Referente Legalità, mi sono formata per essere tale, come docente e come giornalista. Ogni anno propongo percorsi formativi interdisciplinari, anche grazie alla collaborazione che si è attivata con importanti enti: questure, comuni, il Premio Nazionale “Paolo Borsellino”, l’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo. Mi muovo anche sul territorio italiano e con gli studenti si attivano sempre interessanti momenti di riflessione”.
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