Cantine e vini 31 Lug 2024 12:37

Convivium sapori e gusti dell’epoca romana rivivono nell’Amber Wine Corner di Vinum Hadrianum, a Pescara

Convivium sapori e gusti dell’epoca romana rivivono nell’Amber Wine Corner di Vinum Hadrianum, a Pescara

PESCARA – Vino e alimentazione ai tempi della Roma imperiale. Un tema su cui Vinum Hadrianum ha costruito il suo ambizioso progetto. La cantina, fondata da Piero Pavone, imprenditore del settore digital originario di Atri (Teramo), ha sede nell’antica città ducale e vigneti sulle colline aprutine, e ha fatto sua una filosofia “ancestrale” di lavoro ispirandosi alla tradizione vitivinicola dell’epoca romana – vini macerati vinificati in anfora – mixando con le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale per conquistare in modo particolare il palato (e il mercato) globale.

Dunque vinificazione in anfora di argilla prodotta artigianalmente a Castelli, capitale della ceramica alle falde del Gran Sasso teramano; macerazione sulle bucce e profili aromatici difficilmente replicabili per intensità e tonalità.

Lo ha ribadito in occasione dell’incontro organizzato in collaborazione con Amber Wine Corner, suo avamposto esperienziale nel capoluogo adriatico, nel cuore della movida. Ospiti e relatori l’esperto di enogastronomia Leonardo Seghetti e Mauro Serafini, docente nella facoltà di bioscienze dell’università di Teramo.

In degustazione Pontius Montonico Colli aprutini, Aelio Trebbiano Igt, e Maximo Montepulciano d’Abruzzo docg Colline teramane. E cibi deliziosi, a tema, studiati dal ristorante La Bandiera, stellato della famiglia Spadone a Civitella Casanova (Pescara).

“Riproporre la cucina di oltre duemila anni faarebbe stata operazione improponibile per il semplice fatto che il gusto del tempo non collima con quello contemporaneo, oltre a non risultare omologato alle attuali normative igienico sanitarie” ha raccontato a Vq Angela Ippoliti, titolare del punto pescarese dell’azienda “perciò abbiamo utilizzato alcuni ingredienti comuni all’epoca elaborati in chiave più moderna”.

In assaggio Pollo uva e levistico, Seppia miele e biscotto al nero, Manzo marinato con salsa di acciughe e farro, Polpo lenticchie e ortaggi, Merluzzo olive rafano e agrumi. Preparazioni in cui il miele ritrova un ruolo importante come nel passato, la salsa di acciughe è un diretto omaggio al garum, mentre lenticchie e ortaggi erano comuni nella cucina antica garantendo la quota di vegetale.

Per comprendere “quale messaggio recepire dall’antichità” in un’epoca di forte comunicazione intorno a cibo e superfood eppure con molte malattie dismetaboliche dovute all’eccesso di cibo il prof Serafini, coordinatore di uno studio sulle abitudini alimentari della popolazione abruzzese centenaria, è partito dall’Arte culinaria di Celio Apicio. Dove il gastronomo romano annotava di intingoli a base di lingua di fenicottero, talloni di cammello, ghiri allevati in giare e altre per noi improbabili stranezze condite da salse aromatiche dolci e salate.

Tutto questo per ribadire che la tavola è figlia della cultura e dell’edonismo del tempo. E soprattutto della biodiversità alimentare. Ne seguono le modalità di approccio, nelle ripartizioni (gruppi alimentari) e negli orari, con conseguente impatto sull’ambiente e sulla salute degli stessi consumatori.

Oggi, per contrastare stress ossidativi e infiammazione dell’organismo nutrito con cibi veloci iperproteici di origine animale e mancanti dell’indispensabile quota vegetale, per Serafini la ricetta è inequivocabile: tornare al minestrone contadino, cibo slow, funzionale, protettivo e riequilibrante. Appetizer vegetali prima e durante il pasto (“olive in frutto e decotto di foglie d’olivo, antiossidanti naturali” ha raccomandato Seghetti) e rispetto del programma di crononutrizione. Per tutti.

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