COLLINE TERAMANE, DOPO IL VINITALY TOUR IN SEI CITTÀ ITALIANE E SI GUARDA AL NUOVO DISCIPLINARE
TERAMO – Archiviato il Vinitaly, che è stato quello del ventennale dal riconoscimento della Docg, per le Colline Teramane si apre una nuova fase di grandi mutamenti: dopo quelle del 2016, infatti, sono dietro l’angolo nuove importanti modifiche al disciplinare che proietteranno la piccola denominazione – appena 172 ettari in 33 comuni per circa 600mila bottiglie – verso una direzione ancora più vocata alla qualità.
“È stato il Vinitaly di celebrazione del ventennale della nostra denominazione ed è stato bello vedere come lo spazio Abruzzo sia oramai pienamente orientato secondo il modello avviato dalle colline teramane, che è quello dei territori”, riflette Enrico Cerulli Spinozzi (nella foto sotto), presidente del Consorzio che tutela la prima Docg d’Abruzzo. “La nostra regione si presenta oggi come Colline teramane, Colline pescaresi, Terre dell’Aquila e Terre di Chieti, un modello formalizzato nella riforma del disciplinare ma avviato proprio dal teramano quando, dieci anni fa, con stand propri che acquistammo, iniziammo a dare un’immagine diversa”.
“Ed è bello vedere come il nostro territorio, nonostante sia piccolo, abbia avuto un ruolo importante nell’evoluzione moderna del modo di presentarsi, che oggi è il racconto di un territorio completo. Abbiamo scelto di non organizzare appuntamenti durante la fiera”, dice Cerulli, “solo perché poche settimane prima avevamo svolto la nostra Anteprima e a giorni inizierà la seconda parte delle celebrazioni del ventennale con una serie di tappe nelle principali città, sei iniziative in tutta Italia che si declineranno in incontri con stampa specializzata, con pubblico selezionato di appassionati e con operatori economici”.
Delle tre giornate che a fine febbraio hanno richiamato a Teramo numerosi giornalisti di settore e un folto pubblico di appassionati, “abbiamo già accumulato una buona rassegna stampa nazionale che stiamo continuando a raccogliere perché le pubblicazioni continuano – dice il presidente – e questo dimostra che c’è bell’interesse e curiosità nei confronti della nostra denominazione, soprattutto riguardo a questo racconto di un Abruzzo diversificato in territori. I vini hanno avuto un buon riscontro, oggi Colline Teramane si presenta in modo articolato, da vini giovani ad affinamenti diversi, passando per quelle cantine che hanno scelto l’anfora o il cocciopesto ad altre più tradizionaliste: tutto questo suscita interesse”.
“Aspettiamo ancora di vedere un riscontro più d’effetto da parte degli operatori economici”, ammette Cerulli, “ma sicuramente Colline Teramane si inserisce nella dinamica positiva dell’Abruzzo che negli ultimi anni, e in particolare nell’ultimo, è stato riconosciuto come terra interessante”.
Un riscontro positivo all’Anteprima è arrivato anche dal pubblico “che ha frequentato le degustazioni con entusiasmo ed è importante per noi perché è dal proprio territorio che si inizia a costruire il nome”.
“I prossimi passi”, annuncia Cerulli, “saranno quelli per la chiusura del percorso, avviato oramai qualche anno fa, di ulteriore modifica del disciplinare che porterà a inserire una categoria nuova, la menzione Superiore, ad aumentare leggermente le rese per la versione giovane di Colline Teramane, a prevedere per la versione dei vini giovani la possibilità di utilizzare anche il tappo a vite e qualsiasi sistema di affinamento purché sia rivolto alla qualità”.
Ma non è tutto, perché le modifiche al rigido disciplinare – che inizialmente prevedeva esclusivamente affinamento in legno – che secondo gli auspici potrebbero entrare in vigore già dalla vendemmia 2023, prevederanno anche “sistemi di allevamento della vite diversi dal filare e che puntino alla qualità ma adeguandosi alle condizioni climatiche”.
“Un modo per adeguare i vini ai gusti del mercato e dare un’alternativa più fresca e immediata di Colline teramane”, chiosa il presidente, “proprio come avvenne nel 2016 quando introducemmo la possibilità di mettere in commercio il vino Docg già il primo novembre successivo alla vendemmia, dunque senza affinamento in legno”.
“Siamo un Consorzio dinamico che tiene molto alla conservazione della propria identità”, precisa infine Cerulli, “quindi su alcuni punti non si transige, come la resa per ettaro o l’affinamento della riserva, ma viviamo nel mondo di oggi e recepiamo le istanze che vengono dal mercato”. (m.sig.)

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