Cronaca 10 Dic 2019 19:32

A OVINDOLI SI LAVORA PER NUOVA PISTA DA SCI MA MANCANO ANCORA LE AUTORIZZAZIONI, AMBIENTALISTI DENUNCIANO

A OVINDOLI SI LAVORA PER NUOVA PISTA DA SCI MA MANCANO ANCORA LE AUTORIZZAZIONI, AMBIENTALISTI DENUNCIANO

OVINDOLI – È polemica per la realizzazione di una nuova pista da sci a Ovindoli (L’Aquila). I lavori sono già nel vivo, con tanto di sbancamenti di terreno e persino di taglio di parte del bosco. Eppure, nonostante il cantiere sia in stato avanzato, mancherebbero ancora delle autorizzazioni, tanto che il progetto arriverà all’esame della Commissione per la Valutazione dell’Impatto Ambientale (Via) della Regione Abruzzo giovedì 12 dicembre.

E, denunciano in una nota congiunta la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e le associazioni Salviamo l’orso e Altura, “potrebbe essere, purtroppo, l’inizio di una incredibile storia di sperpero di denaro pubblico per un progetto che devasta una parte ancora integra del Parco regionale del Sirente-Velino e con dubbi assai pesanti sulla legittimità della cosa”.

“Immaginate una porzione del monte Magnola nel massiccio del Velino, la bellissima Valle delle Lenzuola, sfigurata prima dalle ruspe e poi dai cavi e dai piloni dei nuovi impianti di risalita, un danno ambientale esorbitante, un paesaggio montano irrimediabilmente distrutto”, dicono Stefano Allavena della Lipu, Stefano Orlandini di Salviamo l’Orso e Fabio Borlenghi di Altura.

“Il tutto per che cosa? Nuove piste da sci? Con ogni probabilità per niente! Cosa poi tanto più grave in quanto si tratta di una zona di importanza fondamentale per specie particolarmente tutelate dalle Direttive europee tra cui l’orso marsicano”.

“Si saranno spesi soldi pubblici per distruggere un territorio che ricade in un Parco regionale nato per salvaguardare quei territori e sulla base di atti amministrativi in evidente contrasto con leggi comunitarie e nazionali di recepimento. Ci saranno contenziosi, gli atti saranno verosimilmente impugnati e il rischio è che non si otterrà nulla di quanto sperato (da qualcuno…). Con ogni probabilità – proseguono gli ambientalisti nella nota – resteranno habitat da restaurare, nuove procedure di infrazione comunitarie da gestire e altri soldi da pagare, per le sanzioni della Comunità europea e per restaurare i danni nel frattempo arrecati”.

“Ma come si può arrivare a tutto questo? Eppure basta fare tre semplici azioni, nella possibilità di qualsiasi cittadino italiano. Prima di tutto cerchiamo una cartografia dei siti comunitari Zsc IT7110206 Monte Sirente e Monte Velino e Zps Sirente-Velino IT110130 (la troviamo sul sito del Ministero dell’Ambiente o della Regione Abruzzo) ed accertiamo che la Valle delle Lenzuola è un territorio protetto non solo dall’Abruzzo o dall’Italia ma dalla stessa Comunità europea! Leggiamo poi la documentazione di progetto fornita dal proponente Comune di Ovindoli (pubblicata http://ambiente.regione.abruzzo.it/) che con chiarezza indica quali habitat di interesse comunitario (anche prioritari!) verranno distrutti, dove e per quale superficie. Infine come ultima azione digitiamo su un qualsiasi motore di ricerca ‘Dpr 357/93 testo aggiornato’ e leggiamo l’articolo 5 comma 10″.

“Parole semplici e comprensibili per tutti: ‘Qualora nei siti ricadano tipi di habitat naturali e specie prioritari, il piano o l’intervento di cui sia stata valutata l’incidenza negativa sul sito di importanza comunitaria, può essere realizzato soltanto con riferimento ad esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o ad esigenze di primaria importanza per l’ambiente, ovvero, previo parere della Commissione europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico’”.

“E concludiamo che siamo dentro due siti tutelati dalla Comunità europea (Monte Sirente e Monte Velino e Sirente-Velino), che ci sono habitat prioritari che verrebbero distrutti dal progetto e che non essendo in gioco la salute dell’uomo o la pubblica sicurezza il progetto deve, incontrovertibilmente, essere valutato dalla Commissione Europea. Non a caso in merito al progetto ha già inviato una lettera il nostro Ministero dell’Ambiente chiedendo alla Regione spiegazioni”, continuano le associazioni nella nota.

“Intanto il primo atto amministrativo è già stato prodotto: è il giudizio di incidenza, ai sensi del Dpr 357/93, redatto dal Comune di Ovindoli. Già proprio il Comune di Ovindoli, ma come può essere competente per la Valutazione di incidenza se è il soggetto proponente? Ma non c’era l’incompatibilità tra controllore e controllato? Ebbene il capolavoro della valutazione di incidenza di Ovindoli prima illustra quali e quanti habitat e specie, anche prioritarie, saranno distrutti e poi emette un giudizio favorevole a … se stesso!”, fanno osservare le associazioni ambientaliste.

“E adesso cosa succederà? Il Comitato Via accetterà le conclusioni di una valutazione di incidenza che il Comune di Ovindoli ha fatto al progetto di cui egli stesso è proponente disapplicando in modo clamoroso la legge di recepimento della Direttiva Habitat ? Ma la Comunità europea non aveva già aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, che il Consiglio dei ministri il 30 marzo 2015, aveva trasmesso alla Conferenza delle Regioni (quindi all’Abruzzo), che trattava anche della criticità delle procedure di valutazione assegnate ai Comuni Abruzzesi? È facile immaginare cosa penserà la Commissione europea della scelta di fare valutare allo stesso Comune anche l’incidenza dei progetti per i quali egli stesso è il soggetto giuridico proponente”.

“Tutte le associazioni ambientaliste inclusi il Cai e Italia Nostra hanno presentato le loro motivate osservazioni al Via e pesantemente criticato il progetto per i danni che arrecherà al Parco regionale e all’unica porzione ancora integra del Monte Magnola”.

“Alcune di esse – dicono ancora gli ambientalisti nella nota – hanno inoltre evidenziato che l’eventuale approvazione del progetto costituirà una palese violazione del principio di gerarchia delle fonti del diritto, ovvero un atto in contrasto con una normativa di rango superiore, in questo caso normativa nazionale di recepimento di una direttiva comunitaria”.

“Concludiamo con una riflessione, probabilmente non vedremo nuove piste da sci ma solo una devastazione ambientale irrimediabile, un lungo e oneroso contenzioso legale che vedrà l’Abruzzo soccombente e altri fiumi di denaro pubblico da usare questa volta non per distruggere, ma per pagare le pesantissime multe europee, e per cercare di restaurare in qualche modo il danno arrecato ai siti che l’Abruzzo e l’Italia si erano impegnati, oltre 20 anni or sono, a proteggere e salvaguardare”, affermano infine Allavena, Orlandini e Borlenghi.

I PROGETTI SONO DUE, UNO IN FASE DI CANTIERE E L’ALTRO ANCORA SU CARTA

I progetti in essere nella zona di Ovindoli sono due, ma abbiamo compiuto un errore confondendoli. È innanzitutto questo che va detto e ce ne scusiamo coi lettori.

Da qualche giorno avevamo notizia della realizzazione di una nuova pista da sci per la quale non ci sarebbero tutte le autorizzazioni necessarie. Il condizionale è d’obbligo perché il fatto non è verificato, tanto che non avevamo pubblicato nulla a riguardo.

Ieri pomeriggio è stato diffuso un comunicato che (sopra) abbiamo prontamente pubblicato, ritenendo – sbagliando – che si trattasse dello stesso intervento. Le associazioni ambientaliste si riferiscono a un altro progetto, più a monte (foto sopra) dell’area in cui sono già in corso i lavori (foto di copertina).

Ribadiamo le scuse nei confronti dei lettori ma non accettiamo lezioni dalle associazioni – che in modo veemente e irrispettoso ci hanno contattato – visto che le stesse si sbracciano per scongiurare un nuovo intervento infrastrutturale ritenuto impattante per l’ambiente, ma non proferiscono verbo nei confronti di un cantiere già in corso. (m.sig.)


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