Accordo Ue-Mercosur, come l’Europa delle regole apre a prodotti senza standard di sicurezza agroalimentare
BRUXELLES – Si abbattono nuove barriere nel commercio agroalimentare mondiale. Con la firma dell’accordo tra l’Unione europea e il Mercosur – il mercato comune del sudamerica composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – si aprono le porte al libero scambio. A muovere i fili, come sempre, interessi volti principalmente al ritorno economico mascherati con valori di etica e sostenibilità.
L’accordo prevede essenzialmente l’eliminazione dei dazi doganali e l’introduzione in Europa di prodotti come la carne bovina, il pollame, il riso, il miele, lo zucchero e la frutta tropicale a tariffe inferiori rispetto a quelle locali. Ci si impegna, inoltre, a tutelare l’ambiente combattendo contro la deforestazione in Amazzonia e a garantire elevati standard qualitativi e sostenibili.
Il risvolto negativo è dietro l’angolo e supera anche chi vede il tutto come una conquista o una svolta storica. Si trovano in fretta gli aspetti avversi che fanno subito crollare i sogni di chi, come la leader europea Von der Leyen, trova nella firma una dimostrazione del fatto che le democrazie possano contare l’una sull’altra. Un’utopia messa in atto in un modo un po’ bizzarro in questo caso.
La vera democrazia sta però emergendo da parte di coloro che hanno deciso di schierarsi contro questa stipula. Slow Food Italia si è subito posta tra i sostenitori del movimento internazionale “Stop Eu-Mercosur Now”. Il motivo? Senza opportuni controlli, garantiti solamente in maniera marginale al momento, potranno entrare nel territorio europeo prodotti non conformi ai regolamenti in ambito di sicurezza e salute alimentare.
Diserbanti, antibiotici, ormoni della crescita avranno anche loro libero accesso al mercato insieme ai prodotti vanto della conquista della democrazia mondiale. Il gioco non vale la candela considerando tutti i rischi annessi. Slow Food Italia, insieme a molte altre associazioni che operano a livello internazionale, sta combattendo per definire eguali norme per entrambe le realtà territoriali.
Perché avere rigide regolamentazioni a livello europeo quando dall’altro lato dell’oceano c’è una quasi totale libertà di azione? Più che un passo avanti nella liberalizzazione del commercio mondiale pare più un passo indietro nella conquista degli standard di sicurezza agroalimentare, ora riservati alla sola Unione europea. Una fine del proibizionismo europeo verso tutte quelle sostanze illecite, a buona ragione, fino a prima della firma dell’accordo.
Vista la già poca chiarezza dei vari disciplinari italiani relativi la produzione di prodotti Igp, viene da chiedersi cosa accadrà ora che sul mercato giungeranno prodotti più economici, ma con più rischi e meno certezze qualitative annesse. Da Bruxelles tendono già a precisare che ci saranno fiscali misure per prevenire le frodi e tutelare le denominazioni, ma sappiamo bene che le parole non si tramutano sempre in fatti concreti.
Si tratta ora di dover proteggere quanto è stato ottenuto e costruito con grandi sacrifici sino a oggi, tutelando le materie prime, ma anche i lavoratori stessi. Sono proprio le piccole imprese agricole che non hanno atteso e sono scese in piazza per manifestare contro l’accordo. Gli agricoltori europei, in chiare condizioni di svantaggio su più fronti, temono gravi ripercussioni economiche oltre all’abbassamento generale della qualità dei prodotti sul mercato.
Un altro preoccupante scenario riguarda il possibile spopolamento delle aree rurali. Con l’accordo Ue-Mercosur si aggiungono alla lista delle importazioni che comprendeva già Marocco, Nuova Zelanda e Cile, anche gli stati del Sud America. Il risultato è un netto divario tra le tariffe dei prodotti importati da quelli nazionali che potrebbe sancire il declino di un settore non più tutelato.
A scrivere il destino di intere nazioni sono sempre in pochi, nonostante si voglia far passare il messaggio della democrazia conquistata. In questo caso, però, a perderci sono i lavoratori, i consumatori e l’ambiente stesso.
Questo trattato commerciale è più utile alla classe politica. In vista dei dazi commerciali degli Stati Uniti, è bene trovare nuovi terreni su cui mettere la bandiera europea e agire liberamente.
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