FRISA – Punta sul continente africano e su quello asiatico, Collefrisio, l’azienda vinicola biologica da 50 ettari vitati di Frisa (Chieti), fondata nel 2004 da Amedeo De Luca e Antonio Patricelli.
Da sempre interessati ai mercati esteri, nel dopo pandemia, i due produttori hanno ripreso a pieno ritmo il progetto di export dei loro vini all’estero. “Dall’introduzione dei vaccini in poi – commenta Patricelli a Virtù Quotidiane – c’è stata una decisa ripresa dalla crisi che si era generata con il Covid. Oggi si è passati dallo zero del periodo clou della pandemia, a una crescita rispetto al 2019 del 30 per cento. Abbiamo perso un mercato chiave in cui si stava facendo un lavoro importante prima che scoppiasse tutto, e cioè la Cina, che è rimasta al palo. Per fortuna però sono tornate le fiere importanti e si sono aperte belle condizioni in mercati più inaspettati”.
Il 2022, con la ripartenza del Vinitaly, ma anche il ritorno del Prowein, a Dusseldorf in Germania, “seppure a maggio che è un mese in cui per le cantine i giochi si sono conclusi, ha segnato l’anno della ripartenza – continua il produttore -. Ci sono stati tanti festival e b2b in giro per il mondo che ci hanno consentito di rivisitare i clienti storici e di far conoscere prodotti nuovi e far capire come si sta muovendo l’azienda. Ovviamente c’è il problema della guerra e con la Russia, purtroppo”.
A sorprendere Collefrisio sono stati però altri Paesi dove l’attenzione per il mondo vinicolo italiano è sempre più alta. “Il Giappone è una vera molla. Abbiamo registrato incrementi del 500 per cento – rivela Patricelli -. Anche il Vietnam è tornato a crescere di oltre il 40 per cento”.
Poi ci sono i Paesi nel continente africano. “Parliamo per ora di piccoli ordini, ma si vede che c’è interesse. Nei mesi scorsi abbiamo partecipato a tre fiere in Africa dove i risultati sono stati più che positivi. In Sudafrica si è sempre lavorato, in misura ridotta, anche perché, considerato che è un Paese produttore di vini di grande qualità, pensare di fare grandi numeri è da matti. Però c’è un’apertura nei confronti dei prodotti italiani davvero sorprendente. Per il futuro, abbiamo intenzione di sviluppare altre fiere e altre situazioni in questi luoghi, perché crediamo che nel prossimo decennio ci possa essere una grande espansione”.
Il progetto di Collefrisio non è mirato al solo piazzamento quantitativo nei mercati esteri, ma anche all’incremento della percezione del valore che i vini abruzzesi hanno fuori dai confini. “Il primo valore a un prodotto lo deve dare un produttore – analizza Patricelli -. Noi riusciamo a vendere a prezzi importanti sia i nostri Montepulciano che i rosso tavola. Non bisogna farsi prendere dall’ansia della cantina piena, come talvolta accade in alcune realtà vinicole, specie per quello che riguarda i vini rossi che hanno una lunga vita. La forza sta nel valutare al meglio il prodotto indigeno che abbiamo”.