Cronaca 14 Set 2019 18:23

GINO SFARRA, LO STRADIVARI AQUILANO DELLA LIUTERIA

GINO SFARRA, LO STRADIVARI AQUILANO DELLA LIUTERIA

L’AQUILA – La liuteria non è solo progettazione, costruzione e restauro di strumenti a corda ad arco e a pizzico. Sinonimo di tradizione, passione, studio e dedizione interconnessi strettamente alla poesia del suono, la liuteria è un’arte in piena regola.

Quello del liutaio è un mestiere antico, una figura legata al mondo classico che racchiude il fascino e la sapienza del lavoro manuale da cui scaturisce l’arte della creazione.

Il mestiere di liutaio o “liutaro” come era un tempo chiamato il costruttore di violini, rivive nella tenacia e nella passione dell’aquilano Gino Sfarra, 28 anni, originario della frazione di Roio, diplomato presso la Scuola civica di Liuteria di Milano, con il massimo dei voti, professione violin maker.

Gino, liutaio di strumenti ad arco, realizza completamente a mano violini, viole e violoncelli, secondo la scuola tradizionale milanese, nella suggestiva bottega di Palazzo Lucentini-Bonanni, nella centralissima Piazza Regina Margherita, a L’Aquila.

La prima sensazione che si prova entrando nella liuteria di Gino è quella di un salto indietro nel tempo, l’atmosfera che si percepisce è lontana dalla frenesia della modernità, il profumo del legno lo si respira intensamente insieme alla suggestione degli “utensili” appesi alle pareti del laboratorio, un mondo fatto di scalpelli, lime, vernici, tagli, suoni e misure. Sagome sinuose che lentamente prendono vita tra le mani del meticoloso e sapiente liutaio fino a diventare strumenti musicali, violini, viole, violoncelli.

“Il mio è stato un percorso, una scelta cui sono giunto dopo diverse esperienze, come gli studi al Conservatorio Casella dell’Aquila” racconta a Virtù Quotidiane il moderno Stradivari aquilano che in realtà è anche musicista, polistrumentista.

“Studiavo strumenti a fiato, in particolare l’oboe, uno strumento aerofono di legno d’ebano, poco conosciuto dalla massa ma di grande fascino – racconta – . Dopo l’oboe sono andato a lezione di chitarra, da autodidatta invece ho suonato la fisarmonica. Nel corso della mia esperienza con una banda ho suonato un ottone, l’eufonio detto volgarmente il bombardino”.

Gino si avvicina alla musica dapprima come musicista, suona in diverse bande, quella locale di Paganica e a Cremona, dove ha vissuto durante gli studi da liutaio.

La scelta di avvicinarsi al mondo della liuteria risale ai tempi del liceo quando il fratello di Gino era studente della Facoltà di Musicologia di Cremona, la città italiana conosciuta in tutto il mondo proprio per la liuteria, la patria di Antonio Stradivari e antichi maestri liutai del passato.

È grazie ad alcuni libri sulla liuteria donati dal fratello e anche alla spiccata attitudine per i lavori manuali che Gino concretizza la sua passione scegliendo di iscriversi alla scuola milanese di liuteria che lo porterà a fare della sua passione un mestiere.

“La mia attività comincia grazie ad un bando del Comune dell’Aquila per finanziare start-up di impresa pubblicato un anno prima della fine dei miei studi” ricorda con orgoglio Gino che in realtà già “lavorava” in casa, in un piccolo laboratorio allestito con i primi strumenti acquistati autonomamente e con i quali realizza il suo primo violino.

Per fare un violino ci vogliono circa due mesi, la primissima fase per la realizzazione dello strumento “è la selezione del materiale, dei legni, spicchi di tronchi in particolare, con taglio radiale che sostanzialmente va dalla corteccia al nucleo interno. Generalmente un violino è realizzato con legno di abete sul piano superiore, legno di acero marezzato per fasce laterali, fondo e manico, le parti in nero come la cordiera e i piroli sono invece di ebano”, spiega il liutaio mostrando alcune delle sue creature.

A seguire si procede con le giunte, “ovvero lo spicchio che compone il coperchio superiore che si spacca a metà e si incolla al contrario, tutti e due i coperchi hanno un punto di giunzione al centro. La colla a caldo utilizzata da secoli è derivata da ossa o pelle animale. Prima di incollare le parti si piegano le fasce, l’unica parte dello strumento che non è scolpita ma modellata con un ferro molto caldo. Poi l’intarsio dopo il quale si scava dentro per dare forma in decimi di millimetro allo strumento”.

Un lavoro certosino, meticoloso, impegnativo, chirurgico, rigoroso, che osservando la tavola grezza iniziale e poi lo strumento finale esprime tutta la magia della creazione artigiana.

Anche il manico è scolpito, rigorosamente a mano, da un blocco unico di legno. Per non parlare della verniciatura, un procedimento altrettanto complesso in grado di preservare il violino, o lo strumento in genere, per secoli.

“L’utenza aquilana mi ha piacevolmente sorpreso, la presenza in città di istituzioni musicali importanti incide molto sulla mia attività – svela Gino – , anche se lavoro molto all’estero, in particolare Shanghai, in Cina, dove vado per promuovere la liuteria italiana e i miei prodotti in particolare”.

Gino trascorre la pienezza delle sue giornate dentro la bottega ma senza sentirne il peso, perché “è un lavoro in continua evoluzione, un percorso continuo, mai monotono che dura tutta una vita”.

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