I vignaioli indipendenti vicini al territorio ma lontani dai fondi. Testimonianze dal tortonese sull’indagine Nomisma

ALESSANDRIA – Il tortonese è quella zona in cui il vino ha saputo riportare alla ribalta l’economia di un intero territorio. La riscoperta del Timorasso ha fatto da traino a tutto il settore enologico che ora conta sul supporto di viticoltori e vignaioli indipendenti.
Proprio su quest’ultima categoria è stata effettuata l’indagine Nomisma da cui emergono importanti dati da valutare per comprendere al meglio il funzionamento di questa macchina che mette in moto la totalità dell’area. I viticoltori indipendenti sono pochi, le loro bottiglie costano in media il doppio delle altre e sono un magnete per il turismo enologico. Questi i dati che balzano subito all’occhio.
Riescono a trainare l’economia di intere zone, ma fanno fatica ad accedere ai fondi europei. Il motivo principale è la burocrazia. Procedure troppo complesse, normativa talvolta obsoleta e una generica assenza di chiarezza fermano quella che può essere l’intraprendenza di un’azienda vinicola. “Neanche ci proviamo più, tanto sappiamo come va a finire” è la risposta più comune sul territorio.
Enoturismo vs burocrazia
Il solo vendere il prodotto non porta, però, a pareggiare i conti salati che si trovano a dover affrontare. Per questo entra in gioco la carta vincente: l’enoturismo. Il tortonese ha vissuto negli ultimi anni un aumento del turismo legato all’enogastronomia grazie anche a queste realtà che si sono messe in gioco anche sul piano dell’accoglienza e dell’ospitalità.
Visite in cantina dove il vino incontra i prodotti del territorio, così come camere in mezzo ai vigneti diventano attività parallele, ma integranti al punto di rappresentare il 23% del fatturato totale. Hanno saputo reinventarsi dopo anni in cui sono rimasti nascosti dentro le cantine con il timore di fare passi falsi. Il territorio del tortonese è riuscito a sfruttare l’onda della delocalizzazione del turismo delle Langhe, impegnandosi in questa nuova forma di sviluppo economico, valida alternativa alla mancanza di partecipazione nella ardua richiesta dei fondi europei.
Un esempio di successo è Elisa Semino, conosciuta anche come la “regina del Timorasso”. La viticoltrice-custode del territorio è un punto di riferimento per l’ospitalità locale. “La Colombera è sempre aperta. È possibile visitare la cantina e i vigneti, partecipare a degustazioni e ai percorsi di gusto organizzati in azienda” dice la viticoltrice. “Da maggio 2022 con il completamento e l’ampliamento della cantina è stata realizzata una sala degustazione, in bioedilizia, per l’accoglienza e per offrire ai sempre più numerosi enonauti l’esperienza autentica dei Colli Tortonesi”.
Gian Paolo Repetto, titolare dei Vigneti Repetto e presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi tiene a precisare la duplice valenza dell’ecoturismo come parte integrante dell’attività aziendale: “Al di là del valore economico che sicuramente influisce, si riesce così ad attuare una fidelizzazione del cliente che in altri modi non sarebbe possibile”. Loro stessi si sono attrezzati per offrire esperienze personalizzate con la collaborazione dell’intera area geografica.
“Collaboriamo con le realtà ristorative locali e abbiamo una sala conferenza dove svogliamo masterclass con le associazioni. Inoltre, disponiamo di cinque camere in appoggio alle degustazioni, ma che ormai sono richieste durante tutto l’arco dell’anno”.
Quali sono i fattori che portano un turista alla predilezione di un viticoltore indipendente rispetto a un’azienda tradizionale? Anche a questo quesito risponde Repetto: “Il vantaggio di essere un socio Fivi sta nel metterci la faccia. I vignaioli indipendenti antepongono le persone al brand e ai turisti questo elemento piace di più”.
In questa zona ancora generalmente carente sul fronte ospitalità, i vignaioli indipendenti hanno colto la palla al balzo. Hanno unito l’esigenza economica di integrare la produzione con un pacchetto esperienziale al superamento di quelle mancanze territoriali che non ne garantivano il completo sviluppo.
Se oggi i colli tortonesi sono così rinomati e apprezzati è anche grazie al lavoro dei membri di questa organizzazione che si sono adattati ai tempi moderni, al territorio, all’economia e al prodotto, semplicemente mettendosi in gioco. Dopo la conferma unanime sulla difficoltà di accedere ai fondi viene da chiedersi se questo risultato alternativo sia una necessità o un’opportunità, il confine non è così marcato.
L’indagine Nomisma in pillole
Dall’indagine Nomisma, in collaborazione con la Fivi, emerge che l’81% dei vignaioli indipendenti si trova in quelle aree di montagna e di collina più soggette al rischio di spopolamento. “Il modello socio-economico dei Vignaioli Indipendenti per la sostenibilità della filiera vitivinicola italiana” rileva come il comparto genera un fatturato complessivamente pari a 16 miliardi di euro, che la superficie media di ciascuno dei 1.700 viticoltori associati Fivi è di 10 ettari di vigneto e che ciascuno produce 75 tonnellate di uva auto per una produzione media di 38mila bottiglie vendute ogni anno.
LE FOTO
Degustazione La Colombera
Masterclass Vigneti Repetto
Sarezzano (AL)
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