CHIETI – Un libro sul vino come una bottiglia di vino: è la “leggera presunzione” che sorregge l’impianto del corposo volume Il vino nella cultura e nella religione sulle due sponde dell’Adriatico curato da Ljiljana Banjanin, Andrijana Jusup Magazin, Persida Lazarevic Di Giacomo (nella foto di copertina), Rosanna Morabito e Svetlana Seatovic per la Collana “Studi Interadriatici”, edito per i tipi delle Edizioni dell’Orso (Alessandria 2022) e presentato in anteprima nel Campus universitario di Chieti, auditorium del rettorato, con interventi di alcuni dei curatori e contributor scientifici presenti in aula e on line, con intervento finale di Luigi Di Camillo, enologo e titolare dell’azienda agricola Tenuta I Fauri ( Chieti).
In oltre trecento pagine il volume raccoglie gli atti dell’omonimo convegno internazionale organizzato dal Dipartimento di lingue letterature e culture moderne dell’ateneo D’Annunzio tenutosi a Pescara l’8 e 9 maggio 2019, momento di studio e confronto con appunto quella “leggera presunzione di fondo di concepire un libro sul vino come una bottiglia di vino, dolce o pastoso, fruttato o amaro, sapido, acido o tannico”. È quanto ammiccano le curatrici alludendo a come gli autori del lavoro inquadrino l’argomento vino in una cornice storica, antropologica, religiosa, sociale e culturale non comune.
Il volume riunisce ventitré contributi scientifici multidisciplinari con l’idea di dire “forse qualcosa in più rispetto al tanto detto finora sull’amato nettare”. Lo spunto per allargare lo sguardo sull’argomento arriva proprio dalla apparente restrittività del titolo che fa riferimento alle due sponde dell’Adriatico, spunto in realtà per navigare ben oltre il Mediterraneo laddove il vino assume un ruolo di mediatore culturale tra persone, popoli e Paesi.
Ricco di contenuti e suggestioni, il lavoro (disponibile nelle librerie universitarie) può rappresentare l’avvio a ulteriori studi e ricerche per indagare altre civiltà e culture, come caldeggiato dagli autori intervenuti.
Il viaggio multiculturale non può che partire dalla fertile terra d’Abruzzo distesa lungo il medio Adriatico, nella sezione introduttiva “Sorsi d’Abruzzo” così titolata a rimarcare l’imprinting territoriale della pubblicazione.
Proprio a un abruzzese di cultura, il giornalista, scrittore e sommelier Stanislao Liberatore è affidata l’introduzione al discorso. Nel suo pur breve contributo Liberatore rimarca l’importanza di Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo quali nettari pregiati della terra di Ovidio apprezzati in tutto il mondo. Così volando alto sulle inutili polemiche di questi giorni riguardo la qualità del vino abruzzese.
Piuttosto, un invito a riflettere su come “l’affermazione del campanile nelle denominazioni di sottozone espressione di microterritori abruzzesi stia minando la grandezza del Montepulciano d’Abruzzo, uno dei più importanti vino al mondo”.
“Un modo per farsi del male” sostiene il prof Angelo Cicchelli, ordinario di Scienze e tecnologie alimentari, “a tutto vantaggio di blasonati vini italiani immediatamente identificabili nella denominazione territoriale”. Cicchelli sottolinea inoltre come il vino “non” sia un alimento e pertanto vada bevuto con moderazione, contiene però antiossidanti che limitano i danni dovuti a radicali liberi, aggiunge.
E richiama la tradizione popolare abruzzese di tre eccellenze territoriali come pane, cacio e vino Ugo Ciavattella, presidente onorario del consorzio dei produttori del Pecorino di Farindola, nel suo folcloristico “Pan che l’uòcchie, casce senz’uòcchie e vine che te caccia l’uòcchie”.
Il volume quindi si addentra nella multi e interdisciplinarità degli studiosi delle due sponde adriatiche: i riflessi del vino nell’immaginario delle fiabe italiane raccolte da Italo Calvino, l’importanza del vino nella vita quotidiana degli albanesi nel periodo premoderno, il “mito della taverna” nel tardo Medioevo e la paradossale messa dei bevitori, il vino in Croazia, la “guerra adriatica del vino” intercorsa tra Dalmazia e Italia tra 1880 e 1901, la terminologia vitivinicola di derivazione italiana nella regione zaratina, un tratto della costa dalmata, la viticoltura nella Nuova Scozia a confronto con quella adriatica , la produzione vinicola italiana e mercati esteri.
Infine i contributi dedicati a testi letterari che descrivono il vino protagonista indiscusso, con selezione di ricette con proprietà terapeutiche, afrodisiache e segreti della bevanda sacra a Dioniso, il vino nella poesia e le ragioni per cui coltivare una vigna, attività “benedetta”, certo più coraggiosa e forse più ricca di significati se rapportata ad altre colture agricole. Infine uno studio sulla trasposizione delle nozze di Cana, il celebre episodio del Vangelo
In altre parole il vino tra sacro e profano, emozioni che rinviano a una storia plurisecolare e a una geografia fatta di luoghi distanti. Giacché, concludono le curatrici, un sorso di vino, con le suggestioni che ne derivano, non viene negato a nessuno, essendo gioia rivelata, uno straordinario modo per superare il mal di vivere (cit.).