L’AQUILA, IL DIFFICILE AUTUNNO DEI LOCALI DEL CENTRO: “LOTTIAMO PER NON CHIUDERE”

L’AQUILA – Dopo il boom di quest’estate, che ha visto un numero sorprendente di turisti popolare le vie della città, la stagione autunnale è alle porte, e per le attività commerciali del centro storico dell’Aquila questo vuol dire un brusco ritorno alla realtà.
La nuova impennata di contagi da Coronavirus ha riacceso ansie e preoccupazioni per i gestori dei locali, che si sommano alla già difficile situazione post-terremoto, fatta sopratutto in inverno di incassi minimi e strade del centro perlopiù deserte.
Non è sola la pioggia e il calo delle temperature a suggerire che all’Aquila l’aria sia cambiata rispetto all’estate appena archiviata. Il vociare e i passi della gente hanno lasciato il posto al silenzio, intervallato dai rumori dei cantieri che lavorano alla ricostruzione.
“La situazione è abbastanza preoccupante” rileva Luca Ciuffetelli, gestore del Bar del Corso. Il bar è un punto di ritrovo molto frequentato dai lavoratori della zona, ma lo smart working fa sì che molti di loro rimangano a lavorare a casa, riducendo di conseguenza anche il numero di clienti. “Soffriamo molto il fatto che molta gente che lavora in zona adesso sia in smart working; se la gente rimane a casa, chiaramente non viene al bar a consumare, e tutto ciò reca un danno importante alla nostra attività, che soprattutto durante le colazioni vede il maggior afflusso di clienti”.
“Oltre a questo”, aggiunge, “le notizie degli ultimi giorni, che preannunciavano un coprifuoco per bar e locali, poi in seguito rivelatesi false, non fanno che condizionare negativamente i clienti, alimentando un clima di ansia ed instabilità che li spinge a non venire”.
“L’obiettivo non è il profitto, ma quello di non chiudere” ammette Antonello Tresca, titolare de “Il Vermuttino”, cocktail bar all’angolo tra Corso Vittorio Emanuele II e piazza Regina Margherita.
“Abbiamo spese enormi, per le quali, anche durante il periodo del lockdown, non abbiamo ricevuto nessuno sconto. I bar e i locali sono le uniche attività che ad oggi creano movimento nel centro storico, senza di loro parleremmo di una città deserta. C’è gente che vive grazie a questo lavoro”, fa osservare.
Ristoratori e titolari di bar e locali, come successo anche nella prima fase post-lockdown, si sono incontrati con il Comune per trovare una soluzione che permetta di garantire ai propri clienti un ottimo servizio ed un’esperienza piacevole e tranquilla, nel rispetto delle disposizioni anti-Covid. Al centro del dialogo la richiesta da parte delle attività di ampliare la superficie di suolo pubblico a loro disposizione, così da allestire degli spazi in più all’esterno per i propri clienti.
“Bisogna che ci venga concesso un ampliamento delle superfici, grazie al quale creare dei dehors, strutture all’aperto appositamente riscaldate con tavoli e sedie, che permettano ai clienti di vivere il locale in maniera serena, garantendo così il rispetto delle norme sanitarie al quale siamo chiamati” continua Tresca. “Se nessuno però ci darà una mano, c’è il rischio concreto che molte delle attività presenti in centro presto chiudano”.
“Siamo in una situazione senza precedenti storici”, commenta Daniele Stratta, insieme al fratello Davide titolare dell’enoteca Garibaldi e presidente della Fipe Confcommercio. “L’allestimento di strutture esterne per i nostri clienti sarebbe già un grande risultato, che permetterebbe un maggior afflusso di clienti e una più tranquilla gestione degli stessi. Noi tutti stiamo lottando per tenere vivo il centro storico e le nostre attività”.
Sostieni Virtù Quotidiane
Puoi sostenere l'informazione indipendente del nostro giornale donando un contributo libero.
Cliccando su "Donazione" sosterrai gli articoli, gli approfondimenti e le inchieste dei giornalisti e delle giornaliste di Virtù Quotidiane, aiutandoci a raccontare tutti i giorni il territorio e le persone che lo abitano.