Vino, azienda abruzzese vittima di truffa internazionale. Più di 30mila euro di prodotti svaniti
di Giorgia Roca

L’AQUILA – Un’email può compromettere il patrimonio e la produzione di un’azienda agricola? Sì, se dietro lo schermo c’è qualcuno che trama operazioni poco trasparenti ingannando il destinatario. È ciò che è accaduto all’azienda Vigna di More di Adriana Tronca, specializzata in viticoltura e produzione di frutta, con sede a Goriano Valli, nel comune di Tione degli Abruzzi (L’Aquila) che, ad oggi, non ha ricevuto il pagamento di circa 34mila euro per una fornitura di vino.
È iniziato tutto con la richiesta di collaborazione, tramite un’email in lingua inglese, per la vendita dei suoi apprezzatissimi vini in Francia, alla quale l’azienda ha risposto chiedendo maggiori informazioni sui punti vendita nei quali sarebbero stati esposti.
Uno scambio di corrispondenza online che non si è mai tramutato in telefonate o incontri di persona, cominciato a novembre 2024 e protratto fino a febbraio scorso. A trarre in inganno Vigna di More, e persino il legale aquilano a cui si è rivolta che l’ha assistita nella sottoscrizione del contratto commerciale di compravendita, il fatto che l’interlocutore ha esibito un documento – equiparabile ad una visura camerale italiana – dal quale emergeva che fosse presidente di una società specializzata nel settore degli ipermercati di una nota catena presenti nel comune francese di Marmande.
E così, all’arrivo del corriere di una ditta di trasporto polacca a metà febbraio, Adriana e sua figlia, che svolge un ruolo amministrativo e di supporto nell’attività commerciale, consegnano la merce che sarebbe stata pagata, senza alcun acconto, entro 30 giorni dalla fattura che era stata emessa il giorno prima.
“Ci avevano scritto di essere alla ricerca di piccoli produttori per la distribuzione presso enoteche in Francia, e questo è stato il motivo per cui abbiamo accettato la fornitura, perché non ci interessa la grande distribuzione. Mio marito e mia figlia, che per primi hanno gestito le comunicazioni, erano entusiasti”, confida a Virtù Quotidiane Adriana, i cui prodotti sono sempre più apprezzati dalla critica e dal mercato.
Sono 4.044 le bottiglie tra vino rosso, spumante metodo classico e rosé che – è proprio il caso di dire – hanno preso una brutta strada. Ma poteva andare peggio, considerando che dopo pochi giorni lo stesso truffatore ha chiesto una ulteriore fornitura per un ammontare di circa 23mila euro attraverso un’email di apprezzamento dei prodotti in cui si manifestava anche una certa fretta. Ma stavolta Adriana e sua figlia non ci cascano, prendono tempo inviando una fattura pro forma che viene rispedita firmata anche se senza alcun pagamento.
I numerosi tentativi dei giorni seguenti per sollecitare il pagamento del primo ordine sono caduti nel vuoto, fino a scoprire che non c’era alcuna relazione tra l’interlocutore e gli ipermercati di Marmande, da cui la produttrice ha anche appreso che ci sono stati dei precedenti di cui si sta occupando la polizia francese.
All’inizio di aprile Adriana Tronca ha sporto denuncia al comando dei carabinieri della stazione di Fontecchio (L’Aquila) e da allora vive, insieme alla sua famiglia, un forte e facilmente comprensibile senso di frustrazione e se l’ipotesi di recuperare la merce e vedersi risarcita appare remota, prova ad “alzare la voce” anche attraverso i media proprio per mettere in guardia chi potrebbe presto diventare vittima di truffe analoghe, non certo nuove nel mondo del vino.
“Probabilmente abbiamo subìto lo stesso tipo di truffa che c’è stata in Italia nel 2019 o di altri reati simili avvenuti in Franciacorta, dove le vittime si sono unite e hanno fatto fronte comune per venirne a capo. Crediamo di aver avuto a che fare con uno scambio di identità o con account e documenti contraffatti”, sostiene Tronca.
Ad oggi il procedimento non è ancora archiviato ma “al momento, se la situazione rimane invariata, ci è stato detto che non è possibile avviare un’indagine internazionale, perciò il minimo che possiamo fare è invitare alla prudenza, tramite la stampa e le tv che stiamo contattando, chiunque altro dovesse ricevere questo genere di mail. Ci hanno messo in difficoltà e d’ora in poi saremo più attenti e selettivi”, ammette la produttrice.
Diventata nota per la produzione di vini d’altura, e in particolare per il Santagiusta, uno spumante metodo classico stile Franciacorta – da dove proviene – , Tronca alle pendici del Sirente, sopra i 650 metri coltiva da ormai diversi anni Pinot nero e Chardonnay, Kerner e Traminer. È anche a lei e al suo progetto dei vini di montagna che si deve la nascita dell’Igp Terre de L’Aquila.
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