Cantine e vini 09 Ago 2025 17:02

Brigante Lucano, alla scoperta degli antichi vitigni per valorizzare la biodiversità della terra

Brigante Lucano, alla scoperta degli antichi vitigni per valorizzare la biodiversità della terra

VAGLIO BASILICATA – Un’area incontaminata. Venti ettari dove la biodiversità viene preservata e anzi ricercata, tornando a ciò che la terra donava un tempo.

Brigante Lucano, che prende il nome dalla storia antica che vedeva i briganti addestrarsi proprio a Vaglio Basilicata, in provincia di Potenza, non è solo un’azienda agricola. È un progetto di recupero e di valorizzazione di tradizioni millenarie.

Tutto inizia nel 2016, quando i fratelli Giuseppe e Antonio Avigliano decidono di puntare sulla loro Basilicata, dopo esperienze in Australia per il primo, e in Trentino per il secondo, e di farlo partendo da piccoli appezzamenti di famiglia.

Il primo passo è quello di creare un allevamento del maiale nero lucano, “una antica razza autoctona. Poco dopo abbiamo deciso di chiudere la filiera, avviando anche la trasformazione e producendo salumi naturali di suino nero. Nel 2019 abbiamo pensato di ampliare il nostro progetto di recupero”.

Lo spunto arriva da una vigna che Peppe, il nonno di Giuseppe e Antonio impiantò tre giorni dopo la nascita di Giuseppe nel marzo 1986. Da quella vigna la famiglia, che si occupava di costruzioni edili, produceva vino per consumo proprio.

“Abbiamo iniziato un lavoro di ricerca e abbiamo scoperto che in quella vigna c’erano diversi vitigni antichi. Ne abbiamo fatto una campionatura”, spiega a Virtù Quotidiane Giuseppe Avigliano, “e abbiamo recuperato la Malvasia nera di Basilicata, l’Aglianicone, l’Aglianico, la Malvasia di Candia, la Malvasia Bianca di Basilicata, il Bruzzese, che era un bombino bianco chiamato così perché arrivava dall’alta Puglia al confine con il Molise, gli Abruzzi nel passato, ma soprattutto il Muscatidd’, che è un moscato bianco antico e il Colatammurro, un vitigno a bacca nera. Abbiamo fatto inoltre una selezione massale di vigne di 90 anni, appartenenti a persone anziane della zona”.

Il lavoro di ricerca ha portato all’impianto nel 2022 di vigneti che dalla vendemmia 2025 potrebbero tirare fuori una prima produzione da immettere sul mercato.

“Stiamo facendo delle piccole produzioni per noi e per testare il mercato”, prosegue l’imprenditore agricolo, che si occupa personalmente delle produzioni, “e stiamo avendo dei primi riscontri molto positivi. I vini sono molto freschi e beverini. Il rosso è da 12 gradi e mezzo e il bianco da 11. Inoltre sono perfetti in abbinamento con i nostri salumi naturali che hanno un alto livello di grassezza. Lavoriamo con agricoltura biodinamica e rigenerativa. Abbiamo in corso un progetto di agro forestazione dentro le nuove vigne. Nutriamo il massimo rispetto per la terra e per le piante e crediamo che portare delle uve sane e buone in cantina, riduce tutta la parte chimica in cantina”.

Per i fratelli Avigliano, il primo obiettivo è valorizzare e preservare la biodiversità della terra lucana, tanto che il progetto di recupero prima di una razza autoctona di suino, ora dei vini, a breve si estenderà anche alle piante di ulivo e nel vigneto, a 860 metri di altitudine, sono stati inseriti melo e pero selvatico, anch’essi autoctoni.

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