Piatti e prodotti 03 Nov 2021 19:08

CASTAGNA ROSCETTA, LA REGINA DELLA VALLE ROVETO SI PREPARA AL RILANCIO DOPO UNA STAGIONE CLIMATICA QUASI TROPICALE

CASTAGNA ROSCETTA, LA REGINA DELLA VALLE ROVETO SI PREPARA AL RILANCIO DOPO UNA STAGIONE CLIMATICA QUASI TROPICALE

SAN VINCENZO VALLE ROVETO – Una Rete castanicola abruzzese per dare impulso innovativo alla filiera della castanicoltura sostenibile. Rimettere a nuovo i castagneti secolari e farne attrattori di (nuovo) turismo esperienziale, green. Uno strumento di marketing importante: la raccolta ottobrina anche per nuclei famigliari con bambini al seguito, e le passeggiate a piedi nei castagneti alla ripresa vegetativa primaverile sono articoli sempre più richiesti da singoli e tour operator, della costa e della Capitale.

È quanto rilanciato dal presidente dell’associazione castanicoltori per la tutela della Castagna Roscetta della Valle Roveto, Sergio Natalia, in una recente nota inviata all’assessore regionale all’agricoltura, Emanuele Imprudente, in vista del prossimo Psr 2021-2027.

Al governo regionale si chiedono misure mirate al recupero, manutenzione e salvaguardia dei castagneti di proprietà. Integrate con la multifunzionalità delle aziende la cui economia ruota intorno al prodotto castagna.

“Superata la minaccia del cinipide (il dannoso parassita di origine cinese che in passato ha pesantemente colpito i castagneti di tutto il Paese, ndr) l’obiettivo è guardare al futuro delle aree interne con nuovo slancio”, dice Natalia a Virtù Quotidiane.

“Anche in Abruzzo, regione dove i castagneti pur non occupando grande superficie rappresentano attrattori di pregio del paesaggio pedemontano e montano, esistono i presupposti per una nuova economia circolare intorno alla castagna come già accade in altre aree che vanno coniugando produzioni tipiche, turismo, conservazione del paesaggio e della biodiversità. Ma i castagneti vanno da un lato manutenuti, dall’altro rinnovati”.

“Una pianta tenuta bene, produce fino a un quintale di castagne. Ma ad oggi questo capitale necessita di urgenti ed efficaci azioni di manutenzione, interventi mirati, investimenti” sottolinea Natalia .

L’Abruzzo è tra le stazioni al limitare dell’areale del castagno (Castanea sativa Mill.) presente con popolamenti coltivati dall’uomo fin dai tempi antichi, ecotipi locali utili al benessere dell’ambiente e dell’uomo.

Il castagno è un albero di montagna sensibile che cresce su terreni fertili ed evoluti, umidi e ricchi di humus ma i castagneti necessitano di cure colturali e soffrono le potature estese causa di trasmissione di funghi patogeni.

“Purtroppo in diverse aree il castagno è largamente in stato di semiabbandono, un grave danno”, conferma e sottolinea Caterina Artese, dottore forestale esperta in materia, che lavora nella riserva naturale regionale Lago di Penne, in provincia di Pescara.

“Ogni castagneto ha propria identità e va accudito con pratiche appropriate come qualunque altra piantagione da frutto” aggiunge Artese, che ha condotto un progetto di ricerca in fitopatologia sui castagneti pilota in Toscana in collaborazione con Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche).

“La crisi climatica in atto agisce ridimensionando l’areale: avanzano le specie che più resistono all’aridità mentre alberi più sensibili come il castagno tendono a ridurre la loro presenza. A sua volta il frutto, la castagna, risente della cura non appropriata dilatando la ciclicità degli anni di pasciona (annata, ndr) quando l’albero produce molti frutti : la difficoltà climatica allunga l’intervallo tra una pasciona e l’altra e la produzione delle castagne si riduce. Attualmente lo stress idrico è ancora in corso e il castagneto, naturale o coltivato, richiede maggiori attenzioni e cure colturali, con pratiche che non stressino ulteriormente le piante”.

“Un conto” avverte infine il dottore forestale, vicepresidente di Italia Nostra sezione di Pescara, “è coltivare un bosco che naturalmente si rinnova in equilibrio con l’ambiente, dove gli alberi si radicano, crescono, entrano in simbiosi con i fattori ambientali e di conseguenza producono i frutti migliori che sono espressione di quell’equilibrio. Altro è creare un bosco artificiale dove quell’albero spontaneamente non metterebbe radici, tanto peggio se si introducono varietà ibride innaturali e sorpassate da decenni (i famigerati incroci tra castagno giapponese e quello europeo, ndr) che in quanto artificiali richiedono continue cure con costi di manutenzione altissimi e che mai compenseranno la produzione”.

Benvengano dunque piani colturali e nuove iniziative mirate a tutelare, certificare e valorizzare una produzione di eccellenza del territorio.

Con la necessaria expertise e buona dose di entusiasmo a fronte di una stagione “quasi tropicale” non di certo esaltante come invece quella passata. Quest’anno la mancanza di piogge tra agosto e settembre e le temperature sostenute di fine estate sono state all’origine di marciumi diffusi e pezzature delle castagne inferiori allo standard.

Difetti, raccontano in Valle Roveto, quantificabili con uno scarto di produzione del quaranta per cento. Una perdita secca di valore. La castagna abbisogna di pioggia nel mese che precede alla caduta (maturazione), ciononostante il prezzo di vendita è rimasto invariato.

L’associazione della Valle Roveto conta un’ottantina di iscritti , “prima della pandemia un centinaio”, proprietari di castagneti a Canistro, Civitella Roveto e Morino, nella frazione di Pescocanale (comune di Capistrello) e di Castronovo (San Vincenzo Valle Roveto).

Insieme portano alta la bandiera della saporita castagna Roscetta, degli ecotipi abruzzesi quello più impresso nell’immaginario popolare, senza nulla togliere al pregiato Marrone di Valle Castellana/Marrone di Senarica (“lu ‘Nzite”) endemico dei boschi di Leofara/Nerito di Crognaleto (Teramo) in alta Val Vomano, nel cuore dei Monti della Laga.

Ricercata cultivar del Marrone fiorentino, la Roscetta è così chiamata per il colore rosso vivo quando è appena racccolta e vanta un profilo organolettico e nutraceutico elevato grazie alle straordinarie condizioni geo ambientali del suo habitat – la Valle Roveto, in provincia dell’Aquila – ambiente naturale particolarmente favorevole in termini di esposizione e composizione del terreno (vulcanico) ricco di acque che sgorgano pure e incontaminate.

Boscosa area di confine tra Abruzzo e Lazio incassata tra le alte montagne dei Simbruini-Ernici, a destra del fiume Liri e delle propaggini del Pnalm a sinistra del corso d’acqua, la Valle Roveto è interamente solcata dal fiume Liri, il più lungo corso d’acqua abruzzese, che nasce nei pressi di Cappadocia (L’Aquila).

Da sempre la “Regina della Valle”, com’è riconosciuta localmente, è sempre fonte di reddito per le famiglie che ne posseggono le piante. Un valore in passato, “che per la mia famiglia” racconta Natalia “rappresentava uno stipendio in più, una sorta di quattordicesima”.

“In Valle Roveto si preferiva vendere il raccolto piuttosto che farne farina per l’inverno come era usanza in Toscana o in Piemonte. I piatti che celebrano la nostra castagna sono cosa recente”.

Reddito immediato, che oggi nell’arco della stagione si attesta sui cinquecentomila euro a fronte di 1.200 quintali circa di prodotto raccolto e venduto. L’idea, continua Natalia, è dar vita all’Ottobre rovetano facendo leva sulle cinque sagre – quest’anno sospese causa covid, tranne quella di Canistro inferiore – che si svolgono nei borghi in Valle, seguito a maggio-giugno dal trekking nei freschi castagneti.

“A novembre, conclusa la raccolta delle castagne, la ‘Regina della Valle’ cede il passo al ‘Re della Valle’, l’olivo. Tra San Vincenzo e Balsorano vantiamo una produzione particolare di olio frutto della varietà tipica Monicella. E poi ancora la raccolta delle fragole, degli asparagi, degli apprezzati fichi rovetani, dei tartufi e dei funghi, tutti buoni motivi per tornare a trovarci”.

LE FOTO


Sostieni Virtù Quotidiane

Puoi sostenere l'informazione indipendente del nostro giornale donando un contributo libero.
Cliccando su "Donazione" sosterrai gli articoli, gli approfondimenti e le inchieste dei giornalisti e delle giornaliste di Virtù Quotidiane, aiutandoci a raccontare tutti i giorni il territorio e le persone che lo abitano.