Ristoranti e insegne 11 Mag 2023 18:49

Il Circolo della vela, un punto fermo nella storia della riviera sud a Pescara

Il Circolo della vela, un punto fermo nella storia della riviera sud a Pescara

PESCARA – C’è un tratto di spiaggia, a Pescara Sud, ridotto rispetto alle ampie distese presenti in zona Nord, anche per via dell’erosione. Siamo in Viale Primo Vere, per l’esattezza, tra la Pineta Dannunziana e il confine con Francavilla al Mare (Chieti). La divisione tra i due tratti di riviera, a Pescara, è netta. Chi conosce la città sa bene che i bagnanti difficilmente cambiano il tratto di mare da frequentare in estate: chi è sempre andato a Nord, non va di certo a Sud e viceversa. C’è però un luogo, in questa parte di riviera, che sa come abbracciare i cittadini delle due sponde opposte: il “Circolo della Vela”, lo stabilimento balneare noto per la cucina marinara proposta, negli anni, da Benito Lemme, l’imprenditore del mare amato da tutti, anche da calciatori e personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo.

La concessione risale agli anni Sessanta, ma la ristorazione è stata ripresa trent’anni dopo. “Ripresa”, spiega il figlio Antonello, dal 2011 al timone del Circolo assieme ai fratelli Massimo, Victoriano e Giuseppe (che preferisce farsi chiamare Bepy) “perché mio padre ha sempre lavorato in questo campo. In passato ha avuto un locale in Piazza Le Laudi”.

I quattro fratelli sono imprenditori balneari di terza generazione. La parte di spiaggia che dalla “Playa” arriva fino al loro stabilimento apparteneva, negli anni Cinquanta, ai nonni.

“C’erano i casotti di legno all’epoca”, racconta Antonello. “Al mare si veniva per godersi il sole. Non c’erano i servizi. Gli ombrelloni e le sedie venivano addirittura smantellati a fine giornata, per poi essere riposizionati in spiaggia la mattina dopo. Io non ho vissuto quegli anni, se non attraverso i racconti di mio padre Benito. Nei miei ricordi ci sono già i lettini”.

Negli anni, gradualmente, sono aumentati i servizi, in base alle esigenze delle persone.

“Mio padre, nei primi anni della concessione balneare, si è dedicato completamente alla spiaggia. Non c’era ancora il ristorante, ma solo un bar. Negli anni Novanta, quando è iniziata la costruzione del Porto Turistico, abbiamo avuto problemi di erosione: da centoventi metri di spiaggia, siamo arrivati ad averne solo trenta e così mio padre ha deciso di riprendere l’attività di ristorazione, offrendo un servizio in più. Tra i suoi piatti storici la coda di rospo al forno con patate e carciofi, lo spaghetto con alici, tonno e pangrattato. Negli ultimi anni, però, il menu è stato cambiato, di pari passi con la ristrutturazione del locale. Alla base sempre la cucina di mare, ma rivisitata. Proponiamo linguine al limone aglio e olio, scampi e peperoncino, la mugnaia di Elice al ragù di polpo, il tagliolino nero con gamberi e burrata”.

Tornando a parlare del passato, Antonello ricorda il crollo del Circolo della Vela nel ’96, per via di una mareggiata. Poi lo stabilimento è stato ricostruito dalla famiglia Lemme. Nel ’78, invece, sempre sulla riviera Sud, ad essere distrutto fu lo stabilimento balneare “La Nave”, in Piazza Le Laudi.

“Il passaggio da nostro padre e noi è avvenuto nel 2011, ma lui è ancora il punto di riferimento di questo posto”, precisa il figlio, mentre mostra delle foto all’interno del locale, illuminato dalle ampie vetrate vista mare che lo caratterizzano. Il target di riferimento dello stabilimento è da sempre quello famigliare. “Il 90 per cento della nostra clientela è storica. Molte persone non sono del quartiere, ma provengono dai paesi dell’area metropolitana Chieti-Pescara, come San Giovanni Teatino e Spoltore. Qualche turista si vede, ma noi difficilmente affittiamo ombrelloni o palme per la singola giornata. Per questa estate i costi sono aumentati del 3-4 per cento, in linea con i rincari che abbiamo subito tutti”.

Per quanto riguarda la Bolkestein e l’ultima sentenza della Corte di Giustizia Europea sulle concessioni demaniali, secondo Antonello Lemme è ancora tutto da vedere: “È molto strano pensare di togliere gli stabilimenti a chi, per anni, ha investito”, commenta.

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