Ristoranti e insegne 29 Mag 2023 19:25

“Trieste”, a Pescara una storia iniziata nel 1978 per concepire il mare tutto l’anno

“Trieste”, a Pescara una storia iniziata nel 1978 per concepire il mare tutto l’anno

PESCARA – Lo stabilimento balneare “Trieste”, a Pescara, lungomare Nord, zona centro, esiste dal dopoguerra, ma l’ingresso della famiglia di Gabriele Ciferni avviene nel 1978, anno della mareggiata in città. Una storia che comincia molti anni prima, quando la mamma Graziella vendeva, tutta vestita di bianco, le pizzette e le bombe sulla spiaggia. “La chiamavano la bommista”, racconta il nipote Riccardo (nella prima foto sotto), oggi al timone di quello che è diventato un impero imprenditoriale, mentre racconta a Vq le origini della concessione balneare e della gustosa pizzetta tonda. Dopotutto, è proprio questo talento culinario ad aver tracciato la strada di uno stabilimento, aperto tutto l’anno.

“Pizze calde e bombe fresche. Questa l’offerta di mia nonna, nel dopoguerra. Un personaggio storico”, spiega Riccardo. “In tanti se la ricordano. Mio padre l’aiutava con il cesto. Mio nonno aveva il forno su Corso Manthoné. Portavano le pizze con le biciclette e mia nonna le vendeva. Alla fine degli anni Cinquanta mio padre cominciò ad avviare le attività. Nel 1966 presero in affitto lo stabilimento ‘La Vongola’, poi il lido ‘Marechiaro’ fino al 1978. Questo fu l’anno della mareggiata. Crollarono alcuni stabilimenti e i miei genitori ebbero l’opportunità di rilevare la concessione balneare di Trieste. Da quel momento la pizzetta tonda, reinventata da mio padre, perché quella di mia nonna era un prodotto da forno con la classica forma orizzontale, divenne un marchio, da associare automaticamente allo stabilimento”.

Il target famigliare ha da sempre contraddistinto Trieste, che oggi Riccardo guida insieme alla moglie Laila Di Carlo: “Siamo stati gli antesignani per quanto riguarda il nuovo modo di concepire la spiaggia. Il parco giochi, prima composto da girelle e scivoli in alluminio, è stato da noi rinnovato in tempi non sospetti”, dice. “Non solo, siamo stati i primi a restare aperti anche fuori stagione. Ad ogni modo, per consentire il reale sviluppo turistico della città, è necessario che tutti facciano questo passo, pensando di offrire la possibilità di godersi il sole e il mare nelle piacevoli giornate autunnali, invernali e primaverili”.

Delle novità sono state introdotte, gradualmente, anche per altri tipi di servizi, come la piscina, “fondamentale negli anni Duemila, quando a Pescara si sono riscontrati problemi con la qualità delle acque e dunque con la balneazione”, aggiunge.

“Nel 1998, in particolare, vi sono le prime importanti criticità nella zona centrale. Così decidiamo di investire sulla costruzione della piscina, utilizzata esclusivamente dai nostri clienti. In questo modo abbiamo valorizzato ulteriormente la nostra concessione, in linea con le esigenze delle famiglie”.

La pizza di Trieste, al contrario, è sempre stata l’attrazione golosa per gran parte dei bagnanti di Pescara centro, non solo dei clienti affezionati. “Negli ultimi anni, però, non si vedono più le file di un tempo. Ogni stabilimento si è attrezzato con piatti più o meno veloci e le persone evitano di spostarsi sotto il sole”, dice Riccardo. “Inoltre è cambiato il modo di concepire il mare. Prima le persone arrivavano la mattina e andavano via il pomeriggio tardi, mentre ora trascorrono meno tempo in spiaggia e c’è anche chi torna a casa all’ora di pranzo”.

Nel ricordare gli investimenti fatti negli ultimi anni, anche e soprattutto a causa del Covid, quando perfino i percorsi per arrivare e andare via dalla spiaggia, così come quelli per raggiungere le docce e i bagni sono stati organizzati in modo diverso, Riccardo Ciferni non può non pensare alla direttiva Bolkestein e soprattutto all’ultima sentenza della Corte di Giustizia europea che prevede il divieto di rinnovo automatico delle concessioni in essere e l’obbligo di procedere all’assegnazione attraverso procedure imparziali e trasparenti.

“La mappatura affinché lo Stato determini se la risorsa è scarsa o meno è fondamentale per la riforma organica che ci sarà. Tutto quello che l’impresa ha costruito, però, non potrà essere cancellato. Dovrebbe esserci anche un doppio trattamento tra chi c’era prima del 2009, anno del recepimento della direttiva Bolkestein, e chi dopo”.

Al di là di tutto, per Riccardo Ciferni, “un’azienda non si può fermare”.

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