VITA DA BOTTEGAIE E BOTTEGAI: QUANDO CURA E PASSIONE SALVANO IL TERRITORIO-CITTÀ

L’AQUILA – Ho avuto un nonno bottegaio e non ho mai dato un’accezione negativa al termine, anzi, l’ho sempre usato con l’affetto e il rispetto di chi ha compreso i sacrifici che hanno formato la biografia dei propri cari. Per questo chiamerei bottegaio e bottegaia chiunque si accinga ad un fare e ad un agire con cura il proprio mestiere, a chiunque assuma un’inclinazione ontologica, cioè un porsi fisicamente in ascolto e in dedizione alla propria vocazione. Fine della breve nota personale, che potete legittimamente riporre dove volete.
Perché l’ho menzionata. Beh, in città si stanno svolgendo laboratori, botteghe possiamo chiamarle, ossia esperienze culturali di dialogo e contaminazione di cui dovremmo essere tutt3 informati3 per poter scegliere a quale partecipare.
Esperienze in corso sono quelle dell’Urban Center e del recente processo partecipativo sul quartiere di Fontesecco: QUID, ossia un Quartiere di Idee (https://www.facebook.com/UrbanCenterAQ); altra esperienza in corso è quella della Jane’s Walk L’Aquila (https://www.facebook.com/janeswalklaquila) che ha portato in città la piattaforma internazionale nata dall’eredità culturale della sociologa urbanista Jane Jacobs. Recente esperienza significativa è poi quella di Bottega Futuro (https://www.facebook.com/BottegaFuturo.AQ) che ieri ha aperto l’iter di partecipazione con l’evento streaming “Oltre le Mura della Città”.
Anzitutto occorre chiarire che il punto di caduta dei temi e dei loro dibattiti debba essere un’idea di città in sé conclusa e coerente, una prospettiva di evoluzione da oggi a 30 o 40 anni. La ricostruzione sociale e urbana, le istanze di sostenibilità ed il New Green Deal ci danno spunti di riferimento ineludibili che vanno declinati. Avere dei contenitori in cui discuterne è dunque fondamentale.
Che idea abbiamo per L’Aquila, un sistema urbano diffuso composto dalla rete dei centri storici, dalle loro periferie, dai paesaggi rurali e naturali, dai bacini verdi e dai parchi? Che idea abbiamo delle emergenze architettoniche e urbane che esistono, a volte non viste, in queste parti del sistema città?
Si sta discutendo del recupero del paesaggio urbano e rurale post emergenza; del piano urbano della mobilità sostenibile (in attesa delle osservazioni di cittadin3 e associazioni fino al 23 maggio); dell’arenato piano regolatore generale; dei progetti urbanistici e dei progetti speciali.
Alcuni di questi riguardano il destino dell’Auditorium del Parco; gli spazi pubblici, quali Piazza Regina Margherita e Largo Tunisia, corso Vittorio Emanuele, Piazza Duomo: ma dove sono i progetti per gli spazi pubblici di frazioni e periferie?; il Ponte Belvedere e la viabilità ad esso connessa; le destinazioni d’uso del complesso della Biblioteca Provinciale; il collegamento dal terminal di Collemaggio a Via dei Giardini; la Sede Unica Comunale e la sua localizzazione strategica; il recupero della Caserma Rossi; il recupero della cittadella di Collemaggio ed il progetto del Parco della Luna; il piano dei parcheggi del Centro Storico e la sua pedonalizzazione; il tipo di parcheggi da dare al centro con criteri di sostenibilità e tutela; la tutela e la valorizzazione delle Mura Storiche (che ancora subiscono incredibilmente l’abuso e il disuso); la connettività leggera fra centro, periferie e frazioni; la ricostruzioni di queste ultime ed il loro spopolamento; i collegamenti intermodali con l’Italia e l’Europa; etc…
Sarebbe utile sviluppare per tavoli la complessità della città pubblica, in maniera da portare avanti un’idea organica e unitaria di territorio-città. E ne abbiamo di tavoli a disposizione per costruire insieme una città della conoscenza e dell’alta formazione, dell’inclusione e dell’accoglienza, dei giovani, delle politiche ambientali, del turismo sostenibile, dello sport, del lavoro, dei diritti sociali, a misura di bambino, della cultura.
Chi vuole, raccolga l’appello dei laboratori di bottega in corso, trovi la propria dimensione di contaminazione delle proprie e delle altre idee sul tavolo, su quello spazio che ci permettere di stare al mondo insieme senza caderci addosso. Quirino Crosta