Personaggi 22 Apr 2023 08:23

DA MONTECITORIO ALLA VIGNA, CAMILLO D’ALESSANDRO LANCIA LA SUA CANTINA “DALIBRÀ”

Camillo D'Alessandro

ORTONA – Dal mondo patinato della politica a quello polveroso della viticoltura il passo è breve, soprattutto se è dalla terra che arriva la tua famiglia e tuo nonno dopo essere emigrato negli Stati Uniti, è tornato e ha investito i risparmi nell’agricoltura. La storia è quella di Camillo D’Alessandro, classe 1976, due volte consigliere provinciale, tre volte regionale e una legislatura alla Camera dei deputati, di professione commercialista che ha preso in mano le proprietà di famiglia, storicamente destinate a conferire le uve nelle numerose cantine sociali della zona, per dar vita ad un’azienda tutta sua avviando l’imbottigliamento.

“Mio nonno fu tra i primi a impiantare vigneti, tra Ortona e Orsogna”, racconta D’Alessandro, “nei terreni che acquistò al rientro in Abruzzo e nei quali aveva prima iniziato la coltivazione del grano”.

Come quella di tanti abruzzesi partiti con la valigia di cartone, la storia del nonno del politico che si riscopre viticoltore, è di un’emigrazione di ritorno: “Nel museo di Ellis Island ho ritrovato il certificato degli stranieri che venivano censiti, ho scoperto che al suo arrivo aveva quattro soldi e dove sarebbe andato a lavorare come muratore”, dice commosso D’Alessandro, che il mondo del vino lo ha respirato sin da bambino col padre per vent’anni presidente della cantina sociale di Crecchio.

La Dalibrà Vini – che deve il nome ai due soci, l’ex deputato e Gianfranco Librandi – ha però voluto segnare una discontinuità rispetto al passato: “Siamo una boutique del vino – dice con un certo orgoglio – , ma abbiamo la possibilità di poter rispondere anche ad un incremento della domanda dal momento che abbiamo messo in campo accordi di filiera con locali cantine e abbiamo già ora una disponibilità di uve maggiore della nostra produzione”.

Per ora la vinificazione avviene da terzisti, ma nei progetti c’è il recupero dell’antico casolare della tenuta che dovrà fungere sì da luogo per l’accoglienza ma anche da cantina.

Sul passato e sulle scelte nessun rimpianto: “Ho fatto quello che mi piaceva prima e anche ora”, dice D’Alessandro, “per quanto possa sembrare strano non mi sono mai esaltato della funzione, il giorno dopo la festa, cioè l’elezione, l’ho vissuto sempre come un appuntamento molto complesso della mia vita”.

“Ho fatto una scelta di vita”, ricorda, “restare a vivere nel mio paese e nella mia casa che è in mezzo ai vigneti. Non è che non faccio più politica o non mi occupo più della cosa pubblica, ma credo ci siano tanti modi di farlo. Dalla politica non ci si dimette e non la si fa solo se si ricopre un ruolo elettivo, altrimenti non sarei stato eletto due volte in Provincia e tre in Regione”.

“Non ho vissuto in modo traumatico il fatto di non essere più nelle istituzioni”, ammette, “anzi a me è aumentato il desiderio di fare, da commercialista conosco bene il mondo delle imprese e facendo anche impresa ti accorgi che magari potevi fare meglio il legislatore”.

Dopo la prima vendemmia del 2021 con circa 18mila bottiglie prodotte, nel 2022 si è passati già a superare le 50mila e si guarda ai mercati esteri: “Abbiamo partecipato per la prima volta quest’anno al Vinitaly e siamo di rientro da Helsinky dove l’Arap ha organizzato un evento riservato ai buyers – dice – sono occasioni importanti perché ci stanno aiutando a entrare in paesi come Usa, Regno Unito e Germania”.

“Abbiamo fatto una scelta di campo”, dice poi senza mezzi termini, “produrre in biologico rispettando la natura, privilegiando la sostenibilità, la conduzione tradizionale dei vigneti, la raccolta e la potatura a mano. Con l’obiettivo di lavorare completamente in biodinamica”.

Otto le linee di vini prodotti, tutti da vitigni autoctoni ad eccezione di un esperimento con il primitivo e un pinot grigio. Con le uve montepulciano, poi, DAlibrà dà vita ad un passito da vendemmia tardiva “che ci sta dando molte soddisfazioni”.

Una grande sfida che, tuttavia, proviene da lontano ma di cui D’Alessandro non ha mai voluto parlare: “Un politico contadino sarebbe potuto sembrare una cosa demagogica, ma vivo la campagna da sempre e sono un ottimo trattorista!”, dice sorridendo.

Con il socio, grosso imprenditore di Saronno (Varese), D’Alessandro si è conosciuto a Montecitorio dove hanno condiviso l’esperienza parlamentare nell’ultima legislatura. Librandi è attivo in tutt’altro settore ma in passato aveva avuto modo di frequentare l’Abruzzo dove, tuttavia, non era più tornato. “L’ho invitato e si è innamorato del territorio e dei vini, è stato lui a dirmi di voler partecipare a questa avventura”, rivela.

D’Alessandro non ha dubbi: “Oggi la priorità delle priorità è prendere per mano le imprese e portarle nei mercati esteri e le istituzioni devono aiutare perché alle imprese mancano le competenze”. E svestendo la casacca politica dà “un giudizio positivo dell’assessore Emanuele Imprudente” ammettendo che “c’è particolare attenzione da parte dell’Assessorato regionale all’Agricoltura sulla necessità di farci un po’ più grandi di quello che siamo, anche se consiglierei di coordinare di più il lavoro di Regione, Consorzio di tutela e Camere di commercio”. (m.sig.)

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