MASSIMO CARULLI, IL FUMETTISTA CHE DISEGNA L’ABRUZZO

SCERNI – È un mondo a parte quello del fumetto, in particolare in Italia. Gli appassionati vi si orientano con dimestichezza, ma i lettori interessati al mondo della narrazione disegnata, specie se ancora inesperti, fanno fatica a scovare, accanto ai classici in vendita nelle edicole, le novità e le voci del fumetto moderno.
Il più delle volte, ad ospitare una varietà consistente di fumetti tra i loro scaffali, sono le librerie specializzate o comunque quelle più attente al mondo della graphic novel, nota anche come “fumetto d’autore”, che negli ultimi anni sta attirando su di sé un’importante attenzione.
Tra gli autori della nuova generazione c’è l’abruzzese Massimo Carulli, una voce interessante, intensa, originale soprattutto perché, attraverso il fumetto, ha scelto di narrare le molteplici sfaccettature della nostra regione.
Classe 1977, nato e cresciuto a Scerni, in provincia di Chieti, ha esordito con la casa editrice teatina Tabula Fati diretta da Marco Solfanelli. Dalla prodigiosa bic nera di Carulli, è nato il personaggio di Tumass, protagonista di narrazioni itineranti, legate dalla necessità di interpretare la realtà attraverso gli occhi del vero e dell’ironia.
Le storie di Tumass (finora sono quattro quelle già pubblicate da Tabula Fati) hanno come baricentro, come luogo di partenza e di ritorno l’Abruzzo: dalla costa dei trabocchi raggiungono L’Aquila, e ne registrano ferite e contraddizioni del post terremoto, ma si spostano anche verso il sud Italia, immergendosi nei territori a cavallo Campania e Basilicata dove per decenni, bande di briganti si sono nascoste tra i boschi.
La curiosità spinge Tumass addirittura fino in Belgio, a Charleroi, città in cui centinaia di minatori italiani (e quindi anche abruzzesi) , in seguito al protocollo italo- belga, hanno lavorato duramente nel dopoguerra; il suo sguardo non è mai vano e disinteressato, le sue orecchie ascoltano gli umori della gente comune e poi riportano tutto sulla pagina.
“La prima tavola che ho disegnato come fumettista – racconta Carulli a Virtù Quotidiane – aveva come ambientazione la spiaggia di Punta Penna. Credo di poter dire che li è iniziato tutto, è quello il posto dove è nato Tùmass. Inizialmente disegnavo per passare meglio la stagione invernale, poi man mano ci ho preso gusto e oggi mi sento di poter dire che disegno per raccontare storie. Certamente ciò che mi ha dato una forte spinta, è l’aver ricevuto, con il racconto intitolato Odio la Sevel , il Premio Speciale della Giuria tecnica al Festival letterario ‘Il Dio di mio Padre’ dedicato a John Fante. Da lì ho preso maggiore coscienza del mio progetto artistico e poi ho avuto modo di incontrare Marco Solfanelli che ha deciso di pubblicare i miei lavori. Dalla prima pubblicazione oramai sono trascorsi cinque anni, il personaggio Tumass è cresciuto e si sono anche modificate le mie capacità. Oggi, rispetto ai lavori antecedenti, possiedo certamente un tratto più sicuro nei miei disegni e quindi una nuova maturità”.
Pur maturando, i pilastri di Tumass non sono in dubbio: il personaggio incarna profondamente il territorio in cui nasce e si muove, ovvero l’Abruzzo, una regione estremamente diversificata, sia paesaggisticamente che culturalmente, una terra ricca di bellezze ma sconosciuta a molti dei suoi abitanti.
“L’Abruzzo di Tumass – spiega Carulli – è quello che resiste, è il luogo di chi non va via, ma rimane. È l’Abruzzo che vede i suoi paesi riempirsi durante le ferie estive per poi assistere al loro svuotarsi, e al silenzio che li avvolge durante i successivi dieci mesi. Durante l’ anno che si è appena chiuso , nel mio paese ci sono state 15 nascite e 59 decessi. Questo rende bene l’idea delle cause che hanno portato molti della mia generazione a trasferirsi altrove. La mia vita è rimasta qui, io sono restato dunque il mio personaggio narra ciò che i miei occhi vedono, ciò che i miei sensi vivono. Una costante nelle storie di Tumass è la frequentazione dei bar di paese, luoghi magici governati da un’atmosfera unica, luoghi che sanno ben raccontare”.
Non sono mancati in questi anni per Massimo Carulli, i momenti di incontro con i lettori della sua opera. Tra questi, certamente molti giovani si sono lasciati trascinare dalle storie di Tumass, complice certamente la componente illustrativa che incoraggia i ragazzi a leggere.
“Negli ultimi anni, ho incontrato molti studenti delle scuole abruzzesi – prosegue Carulli – e ho conosciuto realtà abruzzesi che chiaramente prima di allora non avevo mai incontrato da vicino. L’estate scorsa sono stato chiamato ad un festival culturale in un paese della Marsica, Morino. In quella occasione mi è stato chiesto di ambientare un mio racconto in quel territorio. L’idea mi piace moltissimo, l’Abruzzo d’altronde è una continua scoperta e si rivela sempre singolare. La Marsica poi, anche per la mia passione per Ignazio Silone, è un luogo che considero eletto quindi credo proprio che, nei prossimi tempi, ambienterò una delle mie storie nei suoi luoghi: il mio sarà un atto d’amore verso lo scrittore di Pescina”.
Tra un viaggio e l’altro nel territorio abruzzese, fonte di ispirazione di tutte le sue storie, la penna di Carulli ora è concentrata sul prossimo lavoro.
“Tutto ruoterà intorno al concetto di memoria – conclude Carulli – non quella storica con la M maiuscola, ma quella che riguarda la vita delle persone, le persone comuni. Ritengo che in base al luogo in cui si vive, varino poi anche i ricordi. Trascorrere la propria esistenza in una grande città non è come vivere in un piccolo paese, dove pochi sono gli eventi e misere le distrazioni quotidiane. I piccoli posti hanno il potere di dilatare la memoria, di renderla quasi più precisa, più lenta, specie quella legata all’infanzia e alla adolescenza. È lì , nel passato, che stanno prendendo vita le mie nuove storie”.
L’intervista è stata realizzata prima dell’emergenza Coronavirus e delle restrizioni imposte dal governo italiano
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