IL DIARIO DEL BORGO DI TUSSIO, LA PIAZZA VIRTUALE ANTI COVID DEL PAESE DELLA BARONIA

PRATA D’ANSIDONIA – Cosa compravamo con 10 lire? Dieci piccole liquirizie conservate in un barattolone di vetro, a forma di coniglietto o macchinina. Oppure, dieci caramelle alla menta, dalle quali lo zucchero finiva sempre in fondo al barattolo, che la signora Pietra metteva in un cartoccio.
Sono frammenti di un passato, neanche tanto lontano, che riguardano la comunità del borgo di Tussio, frazione del comune di Prata d’Ansidonia, in provincia dell’Aquila, nell’863 d.C. feudo della baronia di Carapelle, un piccolo centro che dal colle di nome Cro, come il fiore crocus di zafferano, guarda la piana di Navelli.
È stato il signor Angelo Colangeli a decidere di raccogliere in un diario social aneddoti, storie, foto e ricordi di una comunità che, a causa dell’emergenza pandemica, non ha più la possibilità di vivere la piazza del paese, emblema storico e culturale della vita sociale nei piccoli centri dell’entroterra abruzzese.
Pensionato per motivi di salute e attualmente residente sulla costa ma in procinto di ritornare nella sua amata Tussio, Angelo ha deciso di ricreare una piazza virtuale su Facebook con il gruppo “Il diario del borgo di Tussio”.
“Il solo e unico scopo di questo diario virtuale è quello di custodire memoria, tradizioni e cultura di Tussio – racconta a Virtù Quotidiane il content creator della comunità social -. Una piazza allargata anche ai paesi vicini con i quali condividiamo le origini. La pagina è anche una occasione per salutare gli amici che oggi vivono all’estero ma che sono ancora intimamente legati ai luoghi d’origine, per rendere omaggio a chi ci ha preceduto e tramandato questo prezioso patrimonio culturale”.
Come la signora Adelia e il suo latte, quello della mungitura del pomeriggio: “Angelo vai a prendere il latte da Adelia. Ecco il pentolino e attento a dove metti i piedi” si ricorda in uno dei post pubblicati sulla pagina. Il tragitto era breve, attraversata la piazzetta Cicerone, il bambino giungeva, con il pentolino in mano, a casa della signora che versava con il mestolo il latte ancora caldo.
“Di solito mi apriva Berardina, che subito avvertiva: ‘mamma è venuto Angioletto per il latte’. Era un bellissimo rapporto quello con tutta la famiglia Leonardis, di ‘Peppin Liùcc’ – si legge ancora – perciò ci andavo volentieri. Mentre era intenta nella sua operazione, mi guardava con quegli occhi piccoli e vispi, che ricordo ancora bene: ‘allora? Quanti zurli si refatte ojie? Sicure te ne si recascate co’ la bicicletta’. Poi mi sorrideva e se era la serata buona ci scappava anche una caramella”.
Il fondatore della pagina ricorda quando, “quel tardo pomeriggio di fine settembre, mi accolse il vento che spargeva in ogni dove le foglie del vicino castagno. La piazzetta Cicerone era illuminata dalla fioca luce del lampione di allora, che dondolava sospinto dal vento. La fontanella come sempre gocciolava. Che poi, a pensarci bene, quella fontanella ha quasi sempre gocciolato, a volte ho pensato che fosse stata proprio fabbricata per gocciolare. Nel silenzio della notte la sentivo perfino dalla mia camera che distava decine di metri”.
Tussio oggi conta appena una sessantina di residenti, molti dei quali anziani, un paese che soffre il lento e inesorabile spopolamento, tipico dei piccoli borghi dell’area appenninica. Con le restrizioni dovute al Covid poi la situazione è peggiorata, non circola più nessuno, la piazza è deserta e le seconde case, riabitate durante i fine settimana e le festività, oggi sono chiuse.
“Riallacciare i rapporti con la comunità è importante – considera Angelo, figlio di genitori migranti, con parenti in tutto il mondo, dal Canada all’Australia – . Mi chiedono sempre notizie di Tussio, così con il gruppo abbiamo rispolverato vecchie foto, ricostruito parentele, ricordato figure importanti del nostro paese. La pandemia ha reso ancora più sensibili le persone nei confronti di chi è lontano, nell’incertezza di sapere quando, e se, sarà possibile abbracciarsi di nuovo”.
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