“Turismo esperienziale”: una moda o un modello? 10 domande per stimolare una riflessione

L’AQUILA – Sono stati presentati ieri, nell’auditorium della Fondazione Carispaq, i progetti vincitori del bando Turismo Esperienziale 2022, finanziato dal medesimo Ente e dalla società strumentale FondAQ s.r.l., che saranno realizzati tra questo e il prossimo anno, principalmente al di fuori dall’alta stagione.
L’iniziativa richiedeva, per il secondo anno consecutivo, “la raccolta di proposte progettuali per la valorizzazione turistica della provincia dell’Aquila che prevedano l’organizzazione di visite guidate, articolate in almeno 5 giornate secondo un calendario predefinito e in un orizzonte temporale non superiore ai 12 mesi, di beni culturali allo scopo di favorire e rafforzare lo sviluppo economico del territorio”.
Hanno vinto 31 associazioni ed enti locali in partnership con le imprese turistiche del territorio, le quali organizzeranno 170 proposte in oltre 120 beni culturali tra i “meno noti” del comprensorio, facendo affidamento su un contributo massimale di 4.000 euro, a differenza dei 15.000 previsti nel 2021 che finirono a soli 14 progetti.
170 proposte, però, che si andranno ad aggiungere alla già ricchissima proposta turistica, culturale e gastronomica che include le attività degli operatori turistici, le iniziative delle associazioni locali, la marea di proposte del fulcro del territorio, la città dell’Aquila, le programmazioni locali di ogni singolo comune, grande o piccolo che sia, come sagre, concerti, presentazioni di libri, escursioni, ecc.; insomma, 170 proposte in 365 giorni disponibili che potrebbero, forse, intasare ancor più il già fitto calendario esistente, soprattutto se consideriamo che le condizioni meteorologiche riducono sensibilmente il numero delle giornate disponibili.
Chi scrive, Alessandro Chiappanuvoli (sociologo, community manager e scrittore), è stato tra i vincitori dello scorso anno e si è confermato tra quelli del 2022, ma, sebbene sia io uno dei beneficiari, non riesco a esimermi da alcune riflessioni – critiche e non forzatamente negative – che, pur prendendo spunto dal bando Carispaq, sono in realtà estendibili agli altri territori regionali come al resto del nostro Paese; Paese, l’Italia, in cui ormai sembra che il turismo sia la panacea contro tutti i mali. Non voglio, dunque, stigmatizzare la scelta politica e strategica della Fondazione Carispaq perché, da un lato, è indubbio che aiuti e solleciti il territorio nella formulazione di una proposta più ricca e articolata ma, dall’altro, non fa altro che ricalcare un trend oramai diffuso in ogni regione italiana e stimolato anche a livello nazionale: basti guardare ad alcuni bandi del Pnrr che tantissime risorse hanno già destinato al turismo e alla rigenerazione dei cosiddetti “borghi”, altra narrazione o retorica che trasforma i paesi abitati e abitabili in meri centri di offerta turistica (a riguardo si legga, per esempio, Contro i Borghi. Il Belpaese che dimentica i paesi, Donzelli Editore, 2022).
E più che esporre un ragionamento sciorinando teorie e dati che ho pure studiato, col rischio, però, di creare l’ennesima spaccatura d’opinione su un tema, lo sviluppo del territorio, che invece ci riguarda tutti e tutte, preferisco stimolare una riflessione. E voglio farlo attraverso la compilazione di 10 domande, cui ognuno è libero di dare una risposta e che spero portino a un più costruttivo “tavolo di confronto”, che sarebbe ben più auspicabile, soprattutto in Abruzzo e soprattutto nel territorio aquilano, dove i terremoti, a cui si è aggiunta la pandemia, ci stanno dando occasione, non solo per rigenerare il tessuto cittadino, urbanistico e materiale, ma anche per mettere in discussione e poi realizzare il modello di sviluppo socioeconomico che vogliamo perseguire; modello, però, finora concepito in modo scarsamente inclusivo e partecipativo.
Ecco, dunque, le 10 domande che non posso non pormi e non posso esimermi di porvi, ricordando che la presentazione del bando Carispaq è qui preso solo come esempio, ma esempio che ritengo molto calzante.
- 170 giornate, 170 eventi sono calibrati sulle esigenze e sulle potenzialità attrattive del territorio, considerando anche tutti gli operatori che normalmente vivono di turismo e di eventi? E, ancora, si è valutato il bacino di possibili utenti e il target cui ci si sta rivolgendo?
- 170 giornate per 120 luoghi costituiscono una valorizzazione efficace o creano un approccio che rischia di diventare “dozzinale”?
- È questo ancora “turismo esperienziale”, quindi un modello in qualche modo di nicchia, o diventa un grande carrozzone su cui si affigge un’etichetta per così dire “alla moda”?
- Ha senso ancora parlare di turismo esperienziale quando in Italia e nel mondo si parla invece di turismo trasformativo, di turismo etico, di turismo di comunità, di turismo sostenibile?
- È sostenibile, appunto, questo tipo di approccio? Lo è, in primo luogo, per i territori e le sue comunità?
- Qualcuno valuterà gli effetti concreti di una misura elargita “a pioggia”? Ovvero, si chiederà ai vincitori del bando di riportare i numeri reali di ogni evento così da portar fare una valutazione effettiva a posteriori di questo approccio?
- Qualcuno valuterà se la prima edizione 2021, con un budget di 15.000 euro a operatore, sia stata migliore o peggiore di quella del 2022, con budget ridotto a 4.000 ma dato a molti più operatori? Ovvero, si rifletterà sulla “qualità dell’offerta” realizzabile, quindi sul cardine portante della filiera turistica?
- È solo il turismo la salvezza per il territorio aquilano, abruzzese e italiano? E qualcuno sta facendo una considerazione sugli effetti della turistificazione nella nostra Regione come invece da anni già si sta facendo in Italia e nel resto del mondo?
- Si sta cercando di accompagnare anche la crescita qualitativa dell’offerta turistica o si sta cercando di incentivare solo quella quantitativa?
- La Fondazione Carispaq, i Comuni, la Regione Abruzzo, l’USRC, l’Università degli Studi dell’Aquila, il Gran Sasso Science Institute, l’Osservatorio Culturale Urbano dell’Aquila, le federazioni degli operatori (es. Abruzzo Attrattivo Feder PATE), gli operatori stessi, i partecipanti agli eventi, le comunità locali, eccetera, così come i soggetti regionali e nazionali, si stanno ponendo questo tipo di domande?
Grazie per l’attenzione. Spero, come detto, che ne nasca un dibattito e non l’ennesimo conflitto.
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