Cronaca 29 Giu 2019 20:29

L’ABBAZIA DI SANTA LUCIA, PERLA RITROVATA SULL’ALTOPIANO DELLE ROCCHE

L’ABBAZIA DI SANTA LUCIA, PERLA RITROVATA SULL’ALTOPIANO DELLE ROCCHE

ROCCA DI CAMBIO – “Una giornata importante che si aggiunge agli altri segnali di rinascita che stiamo vedendo sia a livello monumentale che di edilizia privata. L’insegnamento del passato per i giovani è importantissimo, perché dallo studio di esso si può ripartire per guardare al futuro. Mi congratulo con la Soprintendenza, il Segretariato e il Provveditorato che mettono amore e attenzione nel recupero dei monumenti, riscoprendo spesso cose nuove”.

Nelle parole di monsignor Orlando Antonini, già nunzio apostolico e studioso di architettura sacra, l’auspicio intrinseco arrivato dalla riapertura dell’abbazia di Santa Lucia a Rocca di Cambio (L’Aquila), trasmessa in diretta video da Virtù Quotidiane.

A tornare visibili sono stati anche i preziosi affreschi interni, molto danneggiati dal terremoto del 2009 e messi in sicurezza nell’immediato dopo sisma con attente procedure di consolidamenti e velinature.

La costruzione dell’abbazia, che alcuni studiosi pensano fosse dipendenza della comunità cistercense di Santo Spirito d’Ocre, potrebbe risalire al XII secolo, anche se le prime notizie certe ne datano l’edificazione nel ‘300. L’abbazia venne infatti citata nell’inventario delle chiese aquilane del 1313.

Il cantiere, che ha visto il consolidamento strutturale e il restauro degli apparati decorativi, è stato avviato nel 2017 e la chiesa è stata aperta per un’anteprima lo scorso 13 dicembre. A dirigere la messa in sicurezza, il restauro degli affreschi e di tutti gli apparati decorativi, la storica dell’arte della Soprintendenza Anna Colangelo.

“Fa piacere condividere con la comunità un giorno di festa – ha affermato Stefano D’Amico, responsabile del Segretariato regionali ai beni culturali – . Finalmente possiamo ridare un monumento di eccezionale pregio, sia per la rilevanza storica che per la sua qualità architettonica”.

“Questo nuovo pezzo che restituiamo alla comunità, dopo Santa Maria Ad Cryptas a Fossa, fa capire quale importanza il cratere rivesta per il nostro ministero – ha aggiunto – . Il messaggio che vogliamo dare, soprattutto in occasione del decennale del sisma, è di riscoprire un territorio che ha potenzialità straordinarie come questa abbazia, la chiesa di Fossa e tante altre che possono creare percorsi ad hoc”.

“La chiesa è caratterizzata da una croce latina a tre navate ma quello che salta all’occhio è il ciclo di affreschi che ricopre il transetto. C’è poi questa cripta cui si accede dalla navata centrale che probabilmente è il primo nucleo della chiesa che contiene dei dipinti che saranno oggetto di ritocco grazie alle donazioni di persone locali”.

“Riaprire una chiesa così importante è una cosa molto importante perché si tocca con mano la ricostruzione”, ha detto il sindaco, Gennaro Di Stefano. “L’importanza di questa abbazia è nella sua storicità, nei suoi affreschi ed è da spunto per i giovani per crescere. Siamo stati tra i primi dieci paesi del cratere a partire con la ricostruzione, che procede spedita e contiamo di concludere nel giro di cinque o sei anni”.

“L’impegno in questa chiesa è iniziato nel 2009”, ha ricordato la Colangelo. “È stata una delle prime realtà sulla quale abbiamo doverosamente focalizzato la nostra attenzione, anche in pieno accordo con l’amministrazione comunale”.

“Vista la disastrosa situazione sia degli immobili che degli affreschi che hanno subito un sollevamento degli intonaci che era evidente anche all’esterno dove c’erano stati dei crolli nella muratura – ha aggiunto –  . È stato necessario quindi procedere con un’azione contestuale esterna sulla muratura e del puntellamento all’interno. Sugli affreschi non sono state fatte solo le abituali velinature, ma veri e propri consolidamenti. Nello stesso tempo abbiamo raccolto i frammenti, li abbiamo catalogati e alcuni sono stati rimessi al loro posto, come si può vedere nella figura del Cristo”.

“Nel 2017, poi, al salvataggio iniziale che ha bloccato la situazione, si è unita la rituale sistemazione delle coperture, consolidamenti strutturali, consolidamento, pulitura e reintegrazione pittorica del ciclo”, ha continuato la Colangelo.

“È stato molto difficoltoso affrontare il recupero dell’abbazia che è tra i casi più problematici del sisma 2009. È uno dei luoghi di culto più antichi del circondario, abbiamo degli affreschi di notevole importanza che testimoniano la prima fase documentata della chiesa che parla di un insediamento del 1313, anche se sicuramente ci sono delle preesistenze”.

“La vivacità narrativa delle figure dei santi e le fisionomie con poche variazioni hanno fatto pensare ad alcuni critici che gli affreschi fossero coevi a quelli di Bominaco e Fossa. Altri invece li datano intorno al ‘300, quindi sembrerebbero più una riproposizione tarda degli stilemi di Fossa e Bominaco che sono invece tardo duecenteschi. Gli affreschi a quei tempi erano la Bibbia dei poveri tramite cui si insegnava ciò che non si riusciva a leggere”, ha chiosato la Colangelo.

Alla cerimonia di riapertura presenti anche, tra gli altri, il vice presidente del Consiglio regionale Roberto Santangelo, i sindaci di Rocca di Mezzo, Mauro Di Ciccio, Lucoli, Valter Chiappini, e Carapelle Calvisio, Domenico Di Cesare, l’assessore comunale dell’Aquila Francesco Bignotti e l’ex vice presidente della Regione Giovanni Lolli.