Cronaca 23 Mag 2019 11:40

L’UNICITÀ DEL TOMBOLO AQUILANO NELLE “MANI D’ORO” DI MARIA CRISTINA BRAVI, ULTIMA MERLETTAIA

L’UNICITÀ DEL TOMBOLO AQUILANO NELLE “MANI D’ORO” DI MARIA CRISTINA BRAVI, ULTIMA MERLETTAIA

L’AQUILA – “Il tombolo aquilano è una delle nostre eccellenze che purtroppo sta scomparendo, non ci sono più le maestre di merletto e i nostri giovani non lo conoscono. Ma soprattutto, secondo me, manca un po’ la cultura del bello di una volta!”.

C’è un po’ di amarezza nelle parole di Maria Cristina Bravi, ultima maestra di tombolo presente all’Aquila, custode di una tradizione molto antica, che ha portato avanti per quasi 35 anni, attraversando anche il terremoto del 6 aprile 2009.

A Virtù Quotidiane ripercorre gli anni passati nel suo laboratorio “Le mani d’oro” pieno di fili e merletti, nel cuore del centro storico, dentro Palazzo Cappa Cappelli fino al 6 aprile 2009 e ora delocalizzato a causa del sisma in via Lussemburgo a Pettino.

E da una costola del laboratorio anche il gruppo di lavoro “Le Manucce” con cui parteciperà per la prima volta alla mostra “Tramando…Tessendo” che si terrà a Zagarolo (Roma) presso Palazzo Ruspigliosi dal 24 al 26 maggio, un incontro che vedrà riuniti merlettai che arriveranno da tutta l’Italia e l’Europa.

“Purtroppo il terremoto mi ha sradicato dalle mie radici – spiega – e per adesso non credo proprio che potrò tornarci mai. C’è pochissimo lavoro, la richiesta è bassissima, vado avanti tenendo dei corsi per fare in modo che almeno questa tradizione non si perda, la mia mission adesso è farlo conoscere e soprattutto insegnare alle nuove generazioni i segreti di un qualcosa che reputo molto prezioso”.

“Prima queste cose erano molto apprezzate. Mia nonna – ricorda – mi diceva che le sue coetanee e prima ancora le loro mamme passavano ore e ore a intessere le trae di quelli che sarebbero diventati i corredi. Nell’ago e nel filo c’erano i sogni carichi d’amore di queste sposine. Oggi non è più così, si tende a preferire la semplicità, si acquistano capi tutti uguali l’uno con l’altro, si è perso il gusto per il bello e l’unicità”.

Il tombolo aquilano, la cui nascita è datata intorno al XV secolo, è un merletto lavorato a fuselli, rientra nella categoria dei merletti a fili continui. La particolarità che lo rende unico al mondo è la produzione, tutta di un pezzo, senza mai ritornare sul lavoro già fatto.

Una passione quella di Maria Cristina, nata quando era poco più che bambina, come hobby, grazie al ritrovamento dei 3 mila fuselli della nonna.

“È cominciato tutto per caso, all’inizio ho imparato i primi segreti da autodidatta. Poi ho frequentato il corso di Operatrice Tessile di 540 ore, riconosciuto dalla Regione Abruzzo conseguendone l’idoneità nel 1986. E lì ho conosciuto la maestra Vita Maria Aprile che oltre ad insegnarmi il vero tombolo aquilano, il ‘punto antico aquilano’ mi ha iniziato all’insegnamento dello stesso”.

Nel frattempo ha continuato anche gli studi accademici che l’hanno portata a laurearsi in pianoforte al Conservatorio “Casella” dell’Aquila, “con il passare del tempo e man mano che mi perfezionavo, ho cominciato a partecipare a mostre nazionali prima ed estere poi, facendo conoscere la parte più bella della mia città, la sua cultura, la tradizione che affonda le sue radici in tempi davvero lontani!”.

“L’interesse della gente cresceva come la mia passione fino a spingermi ad una ricerca sempre più approfondita sia tecnica che storica, ricerca tuttora attiva”, ricorda.

La molla definitiva che ha fatto decidere di fare di questa passione un vero e proprio lavoro è stata la constatazione “che il merletto a tombolo aquilano stava finendo nel dimenticatoio”, e nel 1990 ha aperto il laboratorio in centro.

“Questa – chiarisce – è un’attività si può fare solo se c’è una profonda passione, pazienza e continua creatività. Lo spirito del mio lavoro è su due fronti: da una parte il laboratorio e dall’altro l’insegnamento. Purtroppo da molti anni non esistono più scuole che diffondono questa nostra tradizione; una volta c’era l’istituto d’arte e l’istituto tecnico femminile che hanno creato molte merlettaie, ma piano piano sono stati eliminati facendo dimenticare questa nostra preziosa arte”.

“Ho insegnato l’antica arte del tombolo nelle scuole e presso l’associazione culturale Nuova Acropoli. Ho tenuto anche corsi con la Regione Abruzzo e l’Ente Parchi, alla scuola professionale Itas stage in Italia e all’estero”, continua.

“Purtroppo tutto si è poi fermato a causa del nostro famigerato terremoto – spiega ancora – dopo il sisma ho girovagato in vari siti con il mio laboratorio; prima una casetta di legno al complesso sportivo di Verde Aqua, dopo un piccolo locale appoggiato ai campi da gol del San Donato Golf a Santi di Preturo e finalmente a Pettino. Qui ho ritrovato una certa stabilità lavorativa e ho ricominciato ad insegnare riuscendo a creare un laboratorio scuola con un bel gruppo di allieve con cui abbiamo creato Le Manucce d’Oro, un gruppo di lavoro dove portiamo avanti la tradizione del merletto aquilano dal punto nuovo o torchon”.

“Quest’anno sono ben 35 anni che mi dedico a questa passione, a volte con determinazione a volte con fatica ma non mollo. Ho fatto mia una frase di J. W. Goethe: Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta. Qual è il mio traguardo? Tornare ad avere un posto nel centro della mia città come una volta con una bella scuola piena di tante belle persone”, conclude. (red.)


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