Pane, amore e tradizioni della Valle della Nora sopravvivono grazie a una giovane fornaia

CATIGNANO – Per portare avanti le tradizioni di famiglia, a volte, è necessario un cambiamento, parafrasando le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa in un suo celebre romanzo. E cambiare per mantenere viva un’arte, quella della panificazione, è ciò che ha deciso di fare Micaela Trabucco che, insieme a sua zia Gabriella, ha costituito l’associazione di promozione sociale e culturale “Mezzo pieno” con sede a Catignano (Pescara) con la quale proseguire la tradizione dell’arte bianca, iniziata dai suoi bisnonni, attraverso la preparazione e la promozione di prodotti tipici della zona vestina.
Micaela, con sua madre e sua zia, ha portato avanti il forno storico “Di Zacomo” di Civitaquana (Pescara) fino a marzo dello scorso anno quando, per diversi motivi, è stato chiuso e, con la creazione dell’Aps, l’attività di panificazione trasferita nel paese vicino.
“Chiudere il forno storico – racconta Micaela a Virtù Quotidiane – è stata una scelta difficile dovuta alla malattia di mia mamma, che poi ci ha lasciato ad agosto scorso. Non avevamo più le forze per seguire l’attività: era rimasta mia zia da sola, io tornavo ad aiutarla nei fine settimana, ma avendo anche un fratello disabile, non riuscivo a conciliare tutto”.
“La forte passione per la tradizione tramandata dai miei nonni – ha proseguito – ci ha, però, portato ad aprire questa associazione. È una sfida iniziata in un periodo complesso, ma abbiamo deciso di vedere il lato positivo delle cose, come evidenzia anche il nome che abbiamo scelto per l’Aps”.
Fulcro dell’associazione sono proprio Micaela e Gabriella che, con l’aiuto del compagno della prima, di suo fratello Alex, e grazie anche al supporto di amici e persone che condividono con loro passioni e valori, vogliono promuovere i prodotti locali e mantenere vive le tradizioni che col tempo si stanno perdendo. Nella loro idea, inoltre, c’è anche la volontà di riportare vita e turismo nei piccoli centri abitati e nei parchi naturalistici dell’entroterra pescarese, spesso poco conosciuti anche se molto vicini al capoluogo di provincia.
Con Micaela sarebbe stata la quarta generazione a portare avanti l’attività del forno che per settant’anni è stato un punto di riferimento a Civitaquana, oltre che il luogo dove lei è cresciuta perché il laboratorio era al piano di sotto di casa sua.
Ogni giorno si sfornavano pane all’olio, pane bianco, pizza, crostate e tanti altri prodotti. L’attività era, naturalmente, fonte di reddito per la famiglia con la vendita dei prodotti, ma svolgeva anche la funzione di forno sociale: “I miei nonni, e i miei bisnonni prima di loro, mettevano il forno a disposizione delle signore del paese per far cuocere i dolci o il pane con le patate, tipico delle nelle nostre zone, che preparavano in casa”, ricorda Micaela.
La giovane imprenditrice vuole riportare questa funzione sociale anche nell’Aps e, con grande intraprendenza, organizza numerose attività con il fine ultimo di essere un bene per la comunità.
“Come associazione abbiamo deciso di creare un circolo e non aprire semplicemente un bar, perché volevamo ricreare un ambiente familiare dove le persone potessero venire e usufruire dei servizi che offriamo. Un posto aperto a tutti, turisti, anziani, bambini, disabili, dove assaggiare i prodotti tipici fatti da noi, ma anche dove ricostruire e far conoscere le storie del territorio portando avanti tradizioni che fanno parte delle nostre radici”, aggiunge Micaela.
All’interno del circolo c’è un punto ristoro dove vengono preparate e servite le colazioni, con crostate e sfogliatelle e altri prodotti tipici, ma anche arrosticini accompagnati dal pane casereccio. “È un semi-integrale preparato con lievito madre naturale – dice Micaela –. È il nostro prodotto più rinomato e conosciuto: viene preparato in un forno a vapore e la cottura lenta rende la crosta particolarmente croccante lasciando l’interno molto morbido. Continuiamo a fare tutto con la semplicità di una volta cercando di mantenere alta la qualità dei prodotti e soprattutto senza usare miglioratori negli impasti”.
Nel punto ristoro, così come nei laboratori e nelle giornate di degustazione che l’associazione organizza, ma anche nelle feste che si tengono in paese, oltre al pane, Micaela e sua zia preparano anche altre tipicità della zona vestina.
Tra queste non mancano mai i fiadoni, fatti con un formaggio fresco prodotto da una signora del posto, la deliziosa, un dolce servito storicamente nella valle del Nora per i banchetti matrimoniali e fatto con la pasta frolla ripiena di crema al burro e gocce di cioccolata, bagnata nel liquore e coperta di scaglie di mandorle e, non ultimo, il tarallo dolce fatto con il lievito madre.
“Il tarallo ha una storia particolare che sto cercando di ricostruire – precisa Micaela – anche con il supporto del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara perché non si trovano molte notizie a riguardo. Sappiamo, però, che nell’antichità veniva chiamato in dialetto ‘le cumbrezziune’ e veniva dato durante il periodo della trebbiatura alle persone che lavoravano nei campi, insieme ad un bicchiere di vino”.
“È un tarallo diverso da quelli che si preparano per la festa di San Biagio, che sono più simili ai biscotti. Il nostro è fatto con la massa del pane e impastato con ingredienti semplici come le uova, poco zucchero e l’anice. La mia famiglia poi è particolarmente legata a questo tarallo perché il Panificio ‘Di Zacomo’ è stato il primo forno a insacchettarlo e venderlo, anche per beneficenza. Le offerte fatte in devozione di Sant’Egidio, patrono di Civitaquana, infatti, erano usate per organizzare la festa che ricorre il 1° settembre, tradizione che noi portiamo avanti ancora oggi”.
In circa un anno di attività l’associazione sta sviluppando il suo progetto a piccoli passi ma, seppure ci sia ancora un po’ di diffidenza ad associarsi, uno degli obiettivi che si è prefissa è quello di coinvolgere anche i paesi limitrofi a Catignano, creando un raccordo tra i centri ormai poco abitati e raccogliendo testimonianze sulla storia della valle.
Per questo percorso sono, ovviamente, indispensabili le collaborazioni con altre associazioni del territorio come quella che l’Aps “Mezzo Pieno” ha già stretto con il Museo naturalistico della Civiltà Contadina Abruzzese che si trova nel vecchio castello di Vicoli (Pescara) ed è immerso nella Riserva naturale del fiume Nora.
“Solitamente, quando le persone vengono a vistare il museo naturalistico di Vicoli, facciamo anche una piccola una dimostrazione della preparazione del pane fatto con il lievito madre. Questo viene poi cotto nel forno che c’è nel castello e a fine visita viene allestita una degustazione del pane preparato”, ha raccontato Micaela.
I laboratori, poi, sono una parte centrale delle attività dell’associazione.
“Nei laboratori – spiega Micaela – facciamo preparare impasti facilmente realizzabili da tutti come il pane casereccio, i taralli e i fiadoni. Ci sono, poi, dei periodi dell’anno in cui organizziamo laboratori a tema con prodotti tipici specifici: per Pasqua, ad esempio, abbiamo appena organizzato un laboratorio sulla pupa e il cavallo, mentre a Natale ne abbiamo fatto uno sui calcionetti. Cerchiamo di organizzare i laboratori con le nostre forze mettendo a disposizione la nostra conoscenza dell’arte bianca, ma per portare avanti le antiche tradizioni siamo aperti anche ad altre collaborazioni”.
L’ associazione è una fucina di idee e progetti per il futuro, e tra questi ce n’è uno in particolare a cui Micaela vuole dare vita: “Un museo dell’arte bianca nella sede del forno storico di Civitaquana da rendere un punto di riscoperta delle tradizioni organizzando visite con i turisti e con le scuole. Appena sarà pronto diventerà anche la sede delle attività laboratoriali e lì proseguiremo anche con gli assaggi delle specialità culinarie della valle del Nora, che continueremo a preparare anche per chi volesse ordinarle”.
“Il forno dei miei nonni è un luogo a cui sono molto legata, è dove sono cresciuta e dove ho molti ricordi – continua Micaela – . Ho conservato tutti gli attrezzi del mestiere che i miei nonni utilizzavano: dalla prima pala usata per infornare il pane, allo ‘zi prete’ su cui, mi raccontava mia mamma, venivano messi a lievitare i taralli quando era freddo e non c’era il riscaldamento, dai cesti di vimini in cui ricresceva l’impasto del pane alle ramiere nere, lunghe anche un metro e mezzo, che le signore del paese usavano per portare a cucinare il pane e che poi, con la spara, mettevano, bollenti, sulle loro teste per riportarle a casa”.
“Realizzare il museo dell’arte bianca nel forno dei miei nonni è un sogno, e dovremmo riuscire a realizzarlo entro la fine dell’estate. È un progetto in cui stiamo mettendo grande impegno e tutto l’amore per la nostra cultura”, conclude. Ilaria Micari
Sostieni Virtù Quotidiane
Puoi sostenere l'informazione indipendente del nostro giornale donando un contributo libero.
Cliccando su "Donazione" sosterrai gli articoli, gli approfondimenti e le inchieste dei giornalisti e delle giornaliste di Virtù Quotidiane, aiutandoci a raccontare tutti i giorni il territorio e le persone che lo abitano.