Dai vitigni della Georgia un’alternativa ai Piwi? L’agronomo di Rauscedo che li ha sperimentati in Italia: “Resistono meglio dei nostri”
MERANO – Una decina d’anni fa un gruppo di studiosi ha selezionato alcuni vitigni autoctoni georgiani ripiantandoli in Italia. Coltivati e cresciuti, hanno dato vita alle prime microvinificazioni che è stato possibile degustare al Merano Wine Festival, comparandole con i vini prodotti in Georgia, culla della viticoltura che custodisce le sue origini databili a circa 8mila anni fa.
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Una sperimentazione che ha dato risultati interessanti: “Ho provato varietà di tutto il mondo in Italia e i risultati sono stati tra luci e ombre. Quando invece abbiamo portato le varietà georgiane ci hanno dato dei grandissimi risultati” ha spiegato Ermanno Murari, agronomo di Rauscedo, storico vivaio che in provincia di Pordenone vinifica circa 800 tipi di uva a scopi didattici. “Vini che non hanno manifestato nessuna anomalia, maturazioni lineari, fermentazioni corrette e una grandissima pulizia aromatica”.
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“Dal punto di vista agronomico, sono uve mediamente più semplici da coltivare, bucce più spesse e chiome molto più regolari”, ha aggiunto. Questo si deve probabilmente al fatto che le loro origini sono antichissime e, come dimostrano anche alcuni studi come quelli condotti dal professor Attilio Scienza, alcuni sono antenati di vitigni oggi comunemente coltivati in Italia: “Hanno la vera anima delle uve, noi invece abbiamo addomesticato le uve e le abbiamo selezionate. In Georgia andiamo indietro nel tempo e troviamo alcune piante che si sono adattate ad un ambiente molto interessante, che ricorda la Corsica, il Lazio, la Sardegna”.
Secondo Scienza infatti, che insieme a David Maghiradze, Laura Rustioni, Josef Turok e Osvaldo Failla ha pubblicato il libro Caucasus and Northern Black Sea Region Ampelography, il Rkatsiteli ad esempio potrebbe essere l’antenato della famiglia dei Greco (di Tufo e gli altri), mentre il Mtsvane di alcuni vitigni piemontesi come il Cortese e il Saperavi del Syrah.
Dall’esperienza georgiana, secondo Murari, “possiamo importare delle varietà che, in modo complementare a quelle italiane, possono dare aiuto. Possiamo dare una mano ad alcune varietà, anche autoctone. Dopodiché possiamo portare varietà più rustiche, che hanno quindi una necessità di trattamenti leggermente inferiore, una facilità di coltivazione superiore. Senza ansie di fare trattamenti quando il rischio oidio o peronospora è così forte, ma varietà che hanno un po’ più di tenacia e tolleranza alla malattia per cui possiamo anche permetterci qualche giorno in più nell’attesa del trattamento e quindi sono piante che sicuramente sono più sostenibili”.
Detta così, sembrerebbero poter rappresentare un’alternativa ai Piwi (l’acronimo tedesco di Pilzwiderstandsfähig), vitigni resistenti alle malattie fungine che consentono una significativa riduzione dell’uso di pesticidi frutto di incroci tra specie di Vitis. E Murari osserva: “Piwi indica un percorso legato all’ibridazione, nel caso dei vitigni georgiani abbiamo invece una pianta antenata. Non c’è quindi ibridazione ma ricerca di un Dna storico. Da un incrocio tra un Piwi con una varietà ancestrale come quelle georgiane potremmo avere davvero qualcosa di interessante!”.
“Noi facciamo piante per la Spagna, la Grecia, non solo per l’Italia”, ha chiosato l’agronomo. “E volevamo fare vigneti anche per la Georgia e per farlo dovevamo conoscere a fondo le loro varietà, perché i georgiani sono estremamente legati alle loro origini quindi dovevamo capire le varietà per poi poterle moltiplicare”, ha spiegato Murari, che ha condotto la degustazione “Georgia&Rauscedo: due terre, un vitigno” insieme a Tamar Tchitchiboshvili, georgian wine ambassador in Italy.
Nella masterclass i vini Rkatsiteli Vcr106 del 2024, Rkatsiteli Villa Mosavali del 2019, Mtsvane Vcr64 del 2024, Mtsvane Marbano del 2022, Ogaleshi Vcr34 del 2022, Ogaleshi Shaverde del 2023, Alexsandrouli Vc340 del 2021, Alexsandrouli Winery Melitioni del 2022, Muguretul Vcr381 del 2024, Mujuretuli Gonadze Vineyards del 2022, Saperavi Vcr110, Saperavi Marbano del 2019 (Vcr è la sigla di Vivai Rauscedo, quindi le microvinificazioni sperimentali, gli altri sono di cantine georgiane).
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