Con Anastasia Paris la cucina materica di Osteria della Trippa a Roma parla d’Abruzzo

ROMA – Quando la cucina è “casa”, come lei stessa confessa, trasferirsi anche “in capo al mondo”, lavorando nelle brigate degli “hotel di un certo livello, cinque stelle o cinque stelle lusso”, anche se non è “una cosa semplice”, diventa quasi un’esigenza. Lo è stata almeno per Anastasia Paris.
Classe 1994, nata a Celano (L’Aquila) dove ha vissuto fino all’età di 17 anni, cresciuta nel ristorante dei genitori, l’hotel Le Gole, oggi è chef all’Osteria della Trippa a Roma, il ristorante aperto a Trastevere da Alessandra Ruggeri, ostessa eclettica e intraprendente che da qualche tempo ha trovato in Anastasia la cassa di risonanza per esprimere in cucina una visione comune della ristorazione.
“Ho lasciato la scuola a 15 anni”, racconta Anastasia a Virtù Quotidiane, “convinta che la mia vita sarebbe stata in cucina. A 17 anni mi sono resa conto che volevo studiare in questo settore, così mi sono trasferita a Roma”.
Dalla capitale Anastasia sceglie di non andare più via. O meglio lo fa, perché comincia a viaggiare per il mondo, “tornando sempre a Roma, però”, spiega. Umbria, Sardegna, Liguria, Australia. “Ho sempre avuto un grande amore per gli alberghi. Man mano che mi capitavano le opportunità di entrare nelle cucine di hotel di un certo livello, le coglievo. Tra i 19 e i 25 anni mi sono spostata moltissimo. Quando ho cominciato a sentire il bagaglio più pesante, però, ho avvertito la necessità di tornare a Roma. Inconsciamente avevo bisogno di una stabilità. Non riuscivo più a cambiare mille case, per quanto stimolante potesse essere, il peso si sentiva”.
Paris decide così di tornare a Roma. Qui arriva l’incontro casuale con Alessandra. “Quando mi ero trasferita in Liguria per la prima volta avevo lasciato casa a Roma”, racconta. “Quando però sono rientrata, non c’erano case in affitto. Ero angosciatissima. Avevo conosciuto Alessandra nel progetto Chef senza Corona, un gruppo nato durante la pandemia. Ci risentimmo quando dovevo tornare dalla Liguria e lei mi disse che aveva un appartamento sfitto. Io avevo cominciato a lavorare in un altro posto, ma poi qualche mese fa, ho iniziato in Osteria”.
“Ci siamo rese conto che cercavamo qualcosa di simile”, continua la chef. “Lei aveva bisogno di aria fresca, io di stabilità e così ci siamo unite. Sono innamorata delle sfide”. In questa osteria di cucina romana, dove già il nome promette menù con protagonista il quinto quarto, Anastasia fa la sua cucina contemporanea “con tanto Abruzzo dentro”, specifica.
“La mia è una cucina tonda, materica. Celano ha la piana del Fucino e io ho sempre avuto a che fare con la materia prima, la qualità, il rapporto con i contadini. La mia cucina ha l’ambizione di rispettare e mettere al centro la materia prima. Tutto, la cottura, la conservazione, devono risaltarla. Questo approccio l’ho sempre portato con me, e anche quando ero nelle cucine internazionali degli hotel, portavo tanto Abruzzo, come in Australia dove usavo le patate di Avezzano e nella carta di Osteria della Trippa, ad esempio, ci sono le pallotte cacio e uova”.
Dallo scambio costante di idee tra Anastasia e Alessandra è uscito fuori Trip, che è diventata la firma della chef. “Se Alessandra è Trippa, io sono il Trip. È il contenitore delle idee condivise, l’ho immaginato come una cartella, un raccoglitore di progetti che vanno dal pranzo della domenica, ai fuori menù che cambiano nel giro di settimane, fino ai due menù degustazione, ‘Le Viscere di Roma’ che è un viaggio nel quinto quarto e ‘Quinto Quarto Vegetale’, una degustazione vegetariana dove il cavolfiore diventa un cervello o l’uovo si trasforma in trippa”.
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