L’eremo di San Michele a Foce, quando le parole non servono a descrivere

CASTEL SAN VINCENZO – Possiamo tranquillamente ritenere che la bellezza, la bellezza dei luoghi basti a se stessa, che non ci sia bisogno di parole, di spiegazioni e neanche di metafore o di orpelli linguistici ancor più complessi: quando un luogo è bello è bello. Così, pure, possiamo pensare della magia che quei medesimi luoghi suscitano.
Ecco, per descrivere l’eremo di San Michele a Foce, ubicato nel comune di Castel San Vincenzo (Isernia), in Molise, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, non servirebbe altro.
L’eremo sorge incastonato nella roccia, a mezza costa del Monte omonimo, a strapiombo sulla gola dove sgorga il fiume, anch’esso omonimo, che attraversa la catena delle Mainarde. E pare irreale, posto lì quasi per scherno, come a provocare appositamente una reazione in chi lo raggiunge o lo scorge da lontano. Perché?, non c’è altro da domandarsi.
E l’unica risposta possibile è solo muta accettazione. Ammirazione, poiché da lassù la vista non chiede altro che estasi: il lago di San Vincenzo a Volturno e il contorno di monti che sembra posto attorno solo per proteggere quella bellezza.
La costruzione dell’eremo non è certa, ma individuabile in epoca medievale, tra l’anno 1000 e il XIII secolo. La mano di costruzione, però, è benedettina, che fin dalle origini dedicò il luogo al culto di San Michele Arcangelo, il protettore dei pellegrini e dei pastori.
L’edificio è composto da due ambienti, uno inferiore, privo di arredo e adibito probabilmente a dimora eremitica, l’altro superiore, che ospita una modesta chiesa con un altare votivo consacrato al Santo.
L’eremo può essere raggiunto solo a piedi percorrendo un sentiero che si snoda lungo la parete del monte. Questo prende avvio dal parcheggio sottostante che da accesso alla Valle di Mezzo, al quale si accede da una stradina vicina al Polo Turistico Oasi delle Mainarde, che sorge giusto sulle sponde del Lago.
Ogni 8 maggio, i fedeli si recano all’eremo di San Michele portando sulle spalle la statua del Santo.
Ecco, basta così.
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