Rocchetta Alta, in Molise il paese fantasma che ci ha rapiti

ROCCHETTA A VOLTURNO – Che sia il silenzio al tramonto di una giornata d’estate o sia una sorta di attrazione quasi inspiegabile per il fascino dell’abbandono, è accaduto qualcosa a Rocchetta Alta che ci ha rapito: una parte di noi è rimasta lì, tra le mura abbandonate, tra i resti marcescenti di vita antica, invischiata nei rovi di piante rampicanti, ammutolita come quel silenzio al tramonto dal fascino inspiegabile.
Siamo a Rocchetta a Volturno (Isernia), in Molise, e il paese fantasma di cui vi raccontiamo è il suo borgo antico, arroccato sulla collina, abbandonato definitivamente agli inizi degli anni ’60.
Lasciateci alle spalle le ultime case tornate a vita negli ultimi decenni, si costeggia una piccola chiesa e poi quella imponente di Santa Maria Assunta. Dalla salita si scorge il vecchio Municipio, che fa quasi tenerezza; pare più una ricostruzione scenica che un vero Comune dove è passata vita amministrativa.
E poi la porta dove cambia tutto, si accende in un’altra dimensione, in un altro tempo, rimasto fermo in se stesso. Dove sta affisso un cartello con il divieto d’accesso, poiché da qui in avanti alla nostalgia si accompagna il pericolo.
La strada che risale tra le case diroccate non è ospitale, piante e cocci a terra, mura crepate e balconi appesi per miracolo sulle nostre teste. Le porte delle case, a destra e a sinistra, sono aperte ma non invitano all’ingresso, anzi respingono, pur non avendo perso del tutto, in più di mezzo secolo, un’apparenza domestica, familiare.
Ovunque è distruzione, solai crollati, tetti sfondati, porte che si affacciano sul nulla; e il nulla, spesso, è il panorama magnifico che si dà sulla valle ai piedi delle Mainarde Molisane. Qui vivono solo piante infestanti, e ricordi che quasi nessuno più ricorda.
Come ogni antica strada di paese, anche questa che stiamo percorrendo porta alla parte sommitale, dove spiccano i resti di Castello Battiloro: è del XII secolo. Anch’esso porta su di sé i segni, le ferite che causarono l’abbandono del borgo medievale. Ferite inflitte dalla guerra, dall’occupazione nazista dell’ottobre del 1943 e dai conseguenti bombardamenti Alleati per la contesa sulla Linea Bernhardt, che attraversava la Valle del Volturno. Qui il tramonto ci assorbe.
Ma altrove ci aspetta il dono che ci legherà a Rocchetta Alta per sempre.
Ispezioniamo una zona più periferica. Alcune case sono evidentemente interessate da tentativi recenti di restauro che sono finiti nel nulla: pavimenti in cotto e infissi nuovi ormai diventati anch’essi vecchi, fatiscenti.
È in una di queste case che troviamo su una parete bianca un disegno fatto a carboncino, o a semplice carbone. Rappresenta, crediamo, proprio uno scorcio del paese. C’è una firma, ma indecifrabile. C’è una data: 23 agosto 1980. E il giorno che abbiamo visitato Rocchetta Alta è stato il 23 agosto del 2021. Quarantuno anni dopo il disegno. Restiamo rapiti.
(Ricordiamo che è sempre pericoloso addentrarsi in paesi o strutture abbandonate. La redazione, dunque, declina ogni eventuale responsabilità)
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