MARCELO CASTELLO, ARGENTINO CON L’ABRUZZO NEL CUORE

L’AQUILA – Ha conosciuto l’Abruzzo, terra di sua madre, quando aveva 17 anni, in occasione di un viaggio studio, e se ne è innamorato. Marcelo Castello vive a Rosario, in Argentina, dove è nato quasi 55 anni fa e dove porta alto il nome dell’Abruzzo. Lavora come dirigente, ma nella sua vita l’associazionismo ha sempre svolto un ruolo significativo.
Da giovanissimo è entrato nell’associazione Familia Abruzzese di Rosario, ricoprendo diversi ruoli fino a occuparne la presidenza.
È presidente anche della Fedamo, la federazione che riunisce le numerose associazioni abruzzesi presenti nel Paese sudamericano, oltre a ricoprire il ruolo di segretario del Circolo dei Cavalieri di Rosario, di vicepresidente del Cram e di presidente del Club Italiano di Rosario. A febbraio è stato nominato dal Cram, in Australia, ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo.
“Mia madre è nata a San Valentino in Abruzzo Citeriore, in provincia di Pescara. Ho scoperto l’Abruzzo nel 1983, quando avevo 17 anni, grazie a una borsa di studio che avevo vinto. C’era stato un concorso rivolto ai giovani di origine italiana, che permetteva di fare un viaggio alla scoperta delle proprie radici”, racconta Marcelo Castello a Virtù Quotidiane. “Partecipai con un racconto basato sulla storia di mio nonno, emigrante in Argentina”.
Fu così che partì alla volta dell’Abruzzo e trascorse dieci giorni in una contrada di San Valentino, dove all’epoca viveva sua nonna. “Da allora, sono tornato molte volte nella regione di origine di mia madre. Ho tantissimi amici in Abruzzo, l’ho girato moltissimo. Si può quasi dire che conosca l’Abruzzo meglio dell’Argentina”.
Madre abruzzese, papà siciliano. Una moglie, Miriam, e due figli, Giuliano e Fabrizio, che si sono trasferiti in Italia. Marcelo inizia a ripercorrere la storia della sua famiglia dal matrimonio dei suoi nonni materni, Luigi Zaccagnini e Laura Salvitti, nel 1939.
“In quell’anno scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Nonno era a Roma, ogni volta che poteva prendeva il treno e scendeva a Scafa. Nel 1941 è nata mia zia Ada, nel 1944 mia madre Rosanna” ricorda. “Mio nonno è stato sul fronte russo e in Grecia. Dopo la guerra ha fatto ritorno a San Valentino”.
Luigi ottiene un lavoro da minatore in Belgio, dove trascorre 11 mesi. Decide, poi, di trasferirsi in Argentina, dove viveva la sorella. A Rosario, nonno Luigi si sistema e viene raggiunto dalla sua famiglia. “Dopo la morte di mio nonno, avvenuta in seguito a un incidente stradale nel 1974, mia nonna fece ritorno in Italia”.
Suo padre, invece, Apollo Castello, è nato in Argentina. “La famiglia di mio padre è emigrata in Argentina all’inizio del ventesimo secolo, dalla provincia di Palermo”.
Ma l’Abruzzo è sempre stato, per Marcelo, una “seconda casa”, grazie all’associazione Familia Abruzzese.
“Le radici attirano. Sono argentino, ma appartengo a due mondi. La comunità italiana in Argentina è numerosissima, con oltre un milione di persone. Sono orgogliosamente argentino, ma anche orgogliosamente italiano. È una lotta interna. L’attaccamento alle proprie radici, per chi emigrava in quell’epoca, era molto forte e io ho vissuto tutto questo. Un anno prima della mia nascita è stata inaugurata la Familia Abruzzese di Rosario: un palazzo dove gli abruzzesi che vivevano a Rosario si riunivano per giocare a carte, per andare al ristorante. Era un punto di incontro. Dai miei 17 anni, è diventata la mia seconda casa. Ogni giorno trascorro del tempo in questa associazione”.
Associazione di cui oggi Marcelo è presidente. Ricopre diversi e prestigiosi incarichi, “nel tempo libero”, come precisa. Tutti in rappresentanza dell’Abruzzo.
“Se per i giovani la famiglia è la cellula della società, le associazioni sono i posti in cui si è in contatto con la vera essenza della collettività” dichiara. “L’amore per le radici abruzzesi me lo ha fatto nascere mia madre. Questo sentimento si è consolidato durante il periodo che ho trascorso nella regione nel 1983. L’Abruzzo mi ha meravigliato per le sue bellezze naturali e per l’affetto della gente”.
Nel 2009 gli è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana. Nel 2018, a Montesilvano, ha ricevuto il Premio Zimei-Moschettiere d’Abruzzo.
“Quelle che porto avanti sono meravigliose esperienze di volontariato. Nella Familia Abruzzese di Rosario abbiamo attivato dieci corsi di lingua e cultura italiana, che ora, a causa dell’emergenza Covid, stiamo svolgendo online, una trattoria con cucina tipica italiana, un bel coro e un gruppo folkloristico”.
Ci sono anche corsi aperti a tutti, come quelli di pittura, yoga e scacchi.
“Lo scopo dell’associazione, quando è nata, era favorire l’aggregazione tra gli immigrati. Abbiamo, poi, capito che serviva un cambio di rotta e abbiamo deciso di far conoscere le nostre radici”.
Il gruppo folkloristico è sbarcato anche in Abruzzo. “Il pubblico è rimasto affascinato da questi ragazzi così giovani, provenienti dalla lontana Pampa Argentina, che, con passione e professionalità, ballavano danze tipiche” aggiunge. “La vita dei miei figli, attualmente, è in Italia”.
Fabrizio, il più grande, è nato nel 1993. Giuliano, il secondogenito, è nato nel 1997.
“Fabrizio è calciatore professionista. Ha iniziato con la Vastese Calcio, poi è stato a Madrid. Adesso è in Liguria, gioca con il Pietra Ligure”.
In Liguria si è trasferito anche Giuliano, che aiuta il fratello nella gestione di un bar sulla spiaggia ad Alassio (Savona).
Marcelo dovrebbe ricevere, quest’estate, il Premio Dean Martin a Montesilvano (Pescara): “Non so cosa succederà, però, a causa dell’emergenza Coronavirus. Nella nostra città, al momento, la situazione è sotto controllo. A Buenos Aires, invece, è un po’ più difficoltosa. Siamo nella fase del distanziamento sociale”.
Sono in via di definizione progetti con il Cram.
“Degli abruzzesi e degli italiani amo il modo di essere, il territorio, il cibo, la storia, la cultura, i valori, la lingua. Sono argentino, ma sono anche italiano e abruzzese”.
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