CINGHIALI UCCISI E ABBANDONATI NELLE CAMPAGNE, ALLARME IN VALLE SUBEQUANA

L’AQUILA – Cinghiali abbattuti e abbandonati in campagna. Sono sempre di più i casi segnalati in provincia dell’Aquila, in particolare nella Valle Subequana.
Foto e video amatoriali testimoniano un gran numero di ungulati uccisi e lasciati nei campi o, come denunciato nei giorni scorsi dal Comitato spontaneo degli allevatori Cospa, addirittura bruciati o gettati nei fiumi.
Ma la vicenda appare controversa: se da un lato, infatti, i cacciatori puntano l’indice contro la Polizia provinciale che effettua gli abbattimenti, e in molti casi lascerebbe i capi morti abbandonati, dall’altro lo stesso Corpo parla di casi isolati e, semmai, attribuisce le responsabilità ai bracconieri.
In mezzo, l’Azienda sanitaria provinciale, che secondo quanto apprende Virtù Quotidiane sottopone a una serie di controlli tutti i capi abbattuti, per verificare la presenza di eventuali malattie che possano costituire un pericolo sia per gli altri animali selvatici, sia per l’uomo.
Gli ultimi episodi sono stati segnalati a Fagnano Alto (L’Aquila) ma il capitano Roberto Spinosa, responsabile delle funzioni regionali della Polizia provinciale dell’Aquila spiega come “il servizio veterinario della Asl ha accertato che le carcasse ritrovate abbandonate in campagna sono state abbattute in un periodo di tempo che non coinciderebbe con il nostro intervento effettuato lunedì sera”.
“Sono atti di bracconaggio o episodi legati alla caccia di selezione che si sta svolgendo in questo periodo, quindi potrebbero essere il risultato di un abbattimento non pienamente riuscito”, afferma.
Sui casi di cinghiali uccisi e bruciati o gettati nel fiume, Spinosa dice che “l’unico episodio del quale sono al corrente, sul quale c’è stato anche un approfondimento dei carabinieri forestali, è quello di Popoli, dove si è trattato di un cinghiale che noi avevamo consegnato a un agricoltore come previsto dai protocolli e poi è finito nel fiume ma non per causa nostra”.
“Il cinghiale non è un animale facilmente gestibile”, fa osservare il capitano della Polizia provinciale, “quindi può succedere che rimanga ferito e scappi via senza che si riesca a recuperarlo, ci andrei cauto ad escludere a priori che i casi segnalati non siano frutto di episodi di bracconaggio”.
D’altra parte, spiega Spinosa, gli agenti quando non trovano l’ungulato colpito durante le battute notturne, tornano sul posto l’indomani per recuperare la carcassa con l’ausilio dei cani.
In base alle norme, che demandano alla Polizia provinciale il contenimento dei cinghiali per la tutela del patrimonio agricolo e la sicurezza stradale, e ai protocolli sottoscritti a livello locale, gli animali vengono consegnati ai proprietari dei terreni sui quali avviene l’abbattimento, i quali sono obbligati a svolgere esami presso il servizio veterinario della Asl e possono usare le carni solo per autoconsumo. Sono circa seicento i capi uccisi tra la primavera e l’estate dello scorso anno sul territorio provinciale dell’Aquila. (m.sig.)
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