Cronaca 04 Nov 2017 11:52

FRUTTA: STRETTA SULLA CERTIFICAZIONE DI PROVENIENZA, SEQUESTRO A CASTEL DI SANGRO

FRUTTA: STRETTA SULLA CERTIFICAZIONE DI PROVENIENZA, SEQUESTRO A CASTEL DI SANGRO

CASTEL DI SANGRO – Stretta sulla certificazione di provenienza e di categoria della frutta con l’entrata in vigore di un decreto legislativo che inasprisce le sanzioni per chi non rispetta le norme dell’Unione europea in fatto di qualità e commercializzazione di frutta e verdura.

Multe quindi più salate, da 550 a 15.500 euro, per le verdure e la frutta clandestine, di provenienza incerta o prive di informazioni corrette.

Oltre al prezzo e all’origine, il cartellino deve prevedere anche la varietà (ad esempio mele golden, stark o annurca), nonchè la categoria: 1 se la merce è migliore, 2 se lo è un pò meno, 3 nel caso di prodotti colpiti da eventi atmosferici negativi. E ancora, i consumatori troveranno notizie anche sul calibro, ovvero la grandezza.

È nell’ambito di controlli mirati al contrasto di frodi agroalimentari, che i carabinieri forestali di Castel di Sangro (L’Aquila) hanno sequestrato ad un commerciante ambulante quasi 2,5 quintali di castagne e altrettanti di meloni di provenienza ignota.

I militari hanno proceduto al controllo insospettiti dal prezzo ritenuto molto basso pubblicizzato con un cartello, che indicava in poco più di 2 euro il costo al chilo delle castagne.

Al venditore è stata comminata una sanzione amministrativa di 1.500 euro e dall’autorità sanitaria è stata disposta la distruzione dei prodotti.

A dover essere etichettati – ricordano i militari in una nota – sono sia i prodotti venduti sfusi sia quelli confezionati, con indicazioni “chiare e leggibili” come stabilito dal regolamento Ue, con informazioni su identificazione, natura del prodotto, origine del prodotto, caratteristiche commerciali. L’Italia è leader europea per quantità e qualità dei prodotti ortofrutticoli ma  vengono comunque importati ogni anno oltre 2 miliardi di chilogrammi di frutta e verdura delle più svariate provenienze che però spesso perdono sul mercato identità e origine.

Così il consumatore pensando di acquistare pomodori campani o pugliesi, pesche romagnole, venete o campane, arance e verdure siciliane, clementine calabresi, frutta secca italiana, si porta a casa, senza saperlo, un prodotto belga, olandese, spagnolo, marocchino o turco. In più, attraverso etichette chiare tornano anche i prodotti di stagione che la globalizzazione del mercato ha messo in ombra.

Si può capire insomma  quali prodotti sono di stagione nelle nostre zone e quale è il momento migliore per acquistare prodotti che non sono presenti in Italia dodici mesi all’anno. E anche controllare i rincari determinati da eventi atmosferici, così sarà più facile.


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