Moncaro, arriva il commissario. Bernetti (Imt): “Dalla crisi possibili danni alla denominazione del Verdicchio”
ANCONA – “Sul mercato locale c’è sicuramente una risonanza diversa. Ci sono i dipendenti coinvolti con le loro famiglie e quindi è un fatto anche sociale, e poi la notizia è rimbalzata sulle cronache territoriali. Ma fuori, per il consumatore finale, cambia poco”.
Così Michele Bernetti, presidente dell’Istituto marchigiano tutela vini (Imt), interpellato da Virtù Quotidiane analizza gli effetti sul vino marchigiano e in particolare sulla denominazione Verdicchio Castelli di Jesi del nuovo terremoto che ha colpito Moncaro, la più importante cooperativa vinicola marchigiana con sede a Montecarotto (Ancona).
Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha azzerato il consiglio d’amministrazione dallo scorso febbraio presieduto da Donatella Manetti e ha nominato un commissario, il commercialista romano Giampaolo Cocconi che dovrà guidare per i prossimi sei mesi la cooperativa, che è in attesa di conoscere l’esito della richiesta di concordato preventivo.
La nomina segue di pochissime ore le dimissioni di Federica Morricone, la socia abruzzese entrata in cooperativa per un’operazione che avrebbe dovuto portare all’acquisizione da parte di Moncaro di Villa Medoro, la sua cantina vinicola nel teramano, personaggio chiave nell’iter che ha poi portato alla defenestrazione del presidente Doriano Marchetti, sostituito da Manetti.
“L’arrivo del commissario cambia un po’ tutto”, commenta Bernetti. “È una figura molto esperta, che viene da fuori e dovrà calarsi nella realtà della cooperativa. Dovrà fare un quadro della situazione, per cui fare previsioni è molto difficile adesso. Ma visto il caos che ha colpito Moncaro negli ultimi mesi sicuramente era una figura necessaria e apre una serie di sviluppi”.
Ciò che interessa Bernetti, da presidente dell’Imt è la tutela dell’immagine e del valore della denominazione del Verdicchio.
“Vista la crisi della cooperativa, ma anche quella del mercato, in estate abbiamo optato per lo stoccaggio del Verdicchio Castelli di Jesi, una misura di bilanciamento, per preservare le nostre imprese da potenziali speculazioni che mettono a rischio non solo la sostenibilità di aziende e produttori ma anche la riconoscibilità internazionale di un territorio vinicolo di qualità”.
Il bloccaggio si attiva a partire dai 110 quintali, fino a 30 quintali per ettaro. La misura è valida fino al 30 giugno del prossimo anno salvo proroghe o mutate condizioni di mercato.
Il provvedimento risale a luglio scorso ed era scatenato anche da una vendemmia che si preannunciava parecchio abbondante.
“Negli ultimi mesi la grande siccità”, analizza Bernetti, “ha portato un raccolto non così abbondante e la problematica si è un po’ ridimensionata. Moncaro ha inoltre dei vigneti che non sono stati coltivati, quindi forse lo stoccaggio non sarà così necessario. È presto per dare giudizi, un quadro reale lo avremo solo da gennaio, con i dati della campagna vendemmiale”.
Un dato certo già ora però è che la crisi economica di Moncaro ha prodotto i primi riflessi sul mercato: “Sugli scaffali già da tempo ci sono pochi vini Moncaro”, dice ancora il presidente dell’Imt, “perché negli ultimi mesi la cantina non riusciva nemmeno a imbottigliare. Sulla denominazione ci potrebbe essere un possibile danno per la perdita di slot distributivi che per tanti motivi non sono rimpiazzati da altri produttori di Verdicchio, ma da altre denominazioni. Questo può essere un rischio reale”.
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