TRACCIABILITÀ, OBBLIGO DI ORIGINE IN ETICHETTA ANCHE PER POMODORO

CERNOBBIO – Arriva in Italia l’obbligo di indicare l’origine dei derivati del pomodoro, a pochi giorni da quello del grano per la pasta che ha fatto insorgere i pastai italiani. Ad annunciare il decreto interministeriale, firmato con lo Sviluppo economico, è il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, in occasione del Forum della Coldiretti a Cernobbio (Como).
Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Le confezioni dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta il nome del Paese di coltivazione del pomodoro e quello di trasformazione.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, la dicitura: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. Se tutte le operazioni avvengono in Italia, si può utilizzare la dicitura ”Origine del pomodoro: Italia”.
”Rafforziamo il lavoro fatto in tema di etichettatura in questi mesi – dichiara il ministro Martina – crediamo che questa scelta vada estesa a livello europeo, il tema della trasparenza delle informazioni al consumatore è un punto cruciale per il modello di sistema produttivo che vogliamo sostenere”.
Soddisfatta la Coldiretti, ”un’attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori, visto che nel 2016 si registra un aumento del 36% degli arrivi dalla Cina di concentrato di pomodoro, per un totale 92 milioni di chili da spacciare come Made in Italy”.
Ad oggi, però, sottolinea la Coldiretti, resta anonima 1/4 della spesa alimentare degli italiani, dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio. Il pomodoro, ricorda la Coldiretti, è il condimento più acquistato dagli italiani; nel settore sono impegnati 8 mila imprenditori agricoli, 120 industrie di trasformazione, per un valore della produzione oltre i 3,3 miliardi di euro. Intanto il ministro Martina ha replicato oggi al ricorso presso il Tar del Lazio presentato da Aidepi-Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta italiane contro l’etichettatura del grano: “Trovo veramente sbagliato – ha detto il ministro – che un pezzo dell’industria italiana produca non innovazione ma conservazione in questo modo”.
Aidepi ha risposto che “il decreto è sbagliato perchè promette trasparenza e invece disorienta il consumatore”.
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