LA LUNGA NOTTE DEI FAUGNI INFUOCA ATRI CON L’ANTICHISSIMA TRADIZIONE A METÀ TRA RITO PAGANO E RELIGIOSO

ATRI – Gli atriani si riuniscono in casa. Giocano a carte. La cena non avviene prima della mezzanotte. Ed è nel calore familiare che si attendono le quattro di mattina per raggiungere il cuore della città ducale.
Un grande fuoco, benedetto, arde nel centro della piazza, di fronte la cattedrale. Da quelle fiamme si accenderanno i fasci, raccolti nelle campagne sin dall’agosto, lasciati per quattro mesi all’asciutto a seccare e legati da lacci vegetali o fili di ferro.
È la lunga Notte dei Faugni di Atri (Teramo), il tradizionale e suggestivo appuntamento che fonde riti pagani e religione, storia e modernità e si tiene tra il 7 e l’8 dicembre.
“Le prime attestazioni di questo rito – racconta a Virtù Quotidiane, Ettore Cicconi, atriano doc, fondatore e direttore del Museo civico etnografico di Atri, che conserva 2 mila pezzi, molti dei quali donati proprio dai residenti – risalgono al periodo Piceno, come festa in onore di Fauno, antica divinità pagana. È poi nel 431 d.C. che per la prima volta la tradizione diventa cristiana, con il Concilio di Efeso, durante il quale la Madonna viene nominata Madre di Dio e i fuochi vengono accesi come ringraziamento. Una seconda fase è quella del passaggio della Santa Casa, trasportata da una famiglia di nove angeli, da Nazareth e arrivata a Loreto (Ancona) il 9 dicembre. Ed è per illuminarla che Atri accende simbolicamente i fuochi proprio il giorno prima”.
È un legame stretto quello tra Atri e Loreto. “Nella nostra cattedrale è conservato un affresco di Andrea De Litio – ricorda Cicconi – una delle più attendibili raffigurazioni della Santa Casa, che la mostra prima della costruzione della Basilica. Uno dei primi custodi della Santa Casa, inoltre, era Andrea Di Giacomo da Atri”.
Atri in passato accendeva i grandi fuochi non solo l’8 dicembre, ma anche il 13 in onore di Santa Lucia, con i maestri fabbri. “Negli anni ’60 – aggiunge ancora Cicconi – la Notte dei Faugni veniva celebrata il 4 dicembre anche in onore di Santa Barbara, per i minatori”. Entrambe queste tradizioni vennero conservate per pochissimo tempo.
Oggi, ormai da tanti anni, per gli atriani la lunga Notte dei Faugni è una. E sentitissima.
La processione comincia alle cinque di mattina dell’8 dicembre, al rintocco del campanone della cattedrale. Il corteo si snoda per le vie del borgo medioevale accompagnato dalla “Marisa”, la inconfondibile marcia legata a questo antichissimo rito e suonata dalla banda di Casoli di Atri. Intorno alle 6, la processione termina il suo giro da dove era cominciata e i mozziconi di ciascun faugno vengono buttati tra i resti ardenti del falò, acceso il giorno prima.
“È una notte indimenticabile – sottolinea Ettore Cicconi – in cui si legano tante forme ancestrali. Segna un percorso della vita, tra le cose belle e quelle brutte accadute. È quasi un Capodanno”.
Da diversi anni, il tradizionale rito viene arricchito da numerose manifestazioni organizzate dalla collaborazione tra il Comune, Promo Eventi e il Comitato Festa dell’Immacolata. Negozi e ristoranti restano aperti tutta la notte.
Tra i tantissimi appuntamenti in programma, ci sarà alle 21 lo spettacolo “Parole note” con Giancarlo Giannini e alle 23 la presentazione del romanzo “Il Condominio” di Enrica Bonaccorti. Entrambi al Teatro comunale.
Le iniziative cominciano già dalla mattina del 7 dicembre, alle 11, nell’Auditorium Sant’Agostino con la presentazione del libro Invasioni: l’Italia Imperialista di Enzo Antonio Cicchino, regista del programma La Grande Storia di Rai 3, mentre in contemporanea nelle Scuderie Ducali di Palazzo Acquaviva sarà proiettato il documentario Le mani di Bice della regista televisiva Gigliola Funaro, tra le sue trasmissioni Linea Verde e Sereno Variabile.
Nel pomeriggio sarà la volta, alle 17,30 nell’Auditorium Sant’Agostino, del libro I Fuochi rituali in Abruzzo di Alberto Rasetti e del calendario 2020 con le immagini dei Faugni.
E poi tanta musica, che animerà tutto il centro storico dalle 24 alle 4,30.
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