L’AQUILA – Sono eccezionalmente esposti nella sagrestia monumentale di Santa Maria del Suffragio, all’Aquila, tre importanti pezzi scultorei provenienti dalla chiesa di San Marco Evangelista, edificio sacro gravemente danneggiato dal sisma del 6 aprile 2009, in attesa di restauro.
Il primo è un gruppo ligneo raffigurante la “Madonna con Bambino” risalente al primo trentennio del XV secolo. La Madonna, coperta di vesti dorate, siede su un trono col figlio in braccio: il bambino tiene con la sinistra il rotolo delle Scritture e, con la destra, stringe tra le dita un piccolo seme rotondo, che mostra alla madre, a sua volta intenta a tenere il frutto (ormai mancante) della stessa pianta ? verosimilmente una melagrana ? nella mano destra, e additarlo al figlio. Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo della Sala delle asse.
Il secondo è un gruppo lapideo raffigurante la “Madonna con Bambino” risalente al primo quarto del XV secolo. La scultura proviene dal coronamento della facciata della chiesa di San Marco e ? durante le scosse di terremoto del 6 aprile 2009 ? è precipitata a terra da circa 15 metri d’altezza, fortunatamente senza riportare danni irreparabili. La Madonna, seduta di tre quarti, tiene in braccio il figlio e, con la mano destra, regge un libro, allusione alle sacre Scritture; il bambino, con lo sguardo rivolto alla madre, stringe con la sinistra un rotolo di pergamena e, con la destra, solleva un pomo. L’opera, bisognosa di restauro, è in attesa di sponsorizzazione.
Il terzo è un gruppo scultoreo in legno dorato raffigurante la “Pietà” risalente al XVII secolo. La scultura ? tradizionalmente attribuita all’artista aquilano Pompeo Cesura (1510 ca. – 1571) ma verosimilmente seriore ? è stata coinvolta negli ampi crolli che hanno interessato la parrocchiale di San Marco in occasione del sisma del 6 aprile 2009, riportando il distacco di alcune parti e la perdita definitiva dell’avambraccio sinistro della Vergine e del Cristo. Il restauro dell’opera è stato reso possibile grazie al generoso contributo della Fondazione CittaItalia.