PESCARA – Più tavoli all’aperto e occupazione del suolo pubblico gratis. È questa una possibile soluzione anti coronavirus per la ripartenza della ristorazione pescarese. A lanciarla è Cristian Summa, titolare di due ristoranti della città. Quello più longevo, Bottega del 40 lungo via delle Caserme e il nuovo arrivato, Cantina e Cucina su via Mazzini.
Summa nei giorni scorsi ha avanzato la sua proposta sui social per sondare gli umori di clienti e colleghi, prima di ufficializzarla in Comune.
“L’idea è che il Comune ci dia la possibilità di occupare una superficie più ampia, eliminando la tassa di occupazione del suolo pubblico – spiega Summa a Virtù Quotidiane –. In questo modo, noi ristoratori andiamo a recuperare i coperti, rispettando al tempo stesso le distanze minime. Anzi ampliandole e il cliente può vivere quel momento di svago in tutta sicurezza”.
Secondo Summa il vantaggio in mano alla categoria della ristorazione in questa disperata battaglia contro il Covid-19 sta nella bella stagione. “Quando riapriremo il 1 giugno – dice – sarà praticamente estate e questo ci permetterà di poter vivere all’aperto, evitando comunque gli assembramenti”.
La proposta del ristoratore viene sostenuta anche da altri dettagli. “Il primo elemento da garantire è quello della sicurezza – specifica -. Pertanto potremmo fare degli accordi con le ambulanze da mettere fisse sul posto, come siamo abituati a vedere ai concerti. Il secondo aspetto è di curare i dettagli. Immagino un intrattenimento musicale che possa contribuire a creare un’atmosfera carina. Possiamo pensare anche a degli accordi con vivaisti per disegnare l’arredo urbano. Penso a un sistema Pescara che possa essere sicuro e visivamente bello, sia nel centro storico che nella zona di piazza Muzii”.
Sulla riapertura ulteriormente ritardata al 1 giugno con il Dcpm del 26 aprile Summa si dice amareggiato. “Il problema non è tanto quando ripartire – afferma – perché bisogna farlo in sicurezza e solo dopo aver garantito l’aspetto sanitario. Ma a questo punto urge un faro concreto e non una promessa per sostenere una categoria che a oggi non ha avuto nessuna vera misura. Abbiamo una serie di spese correnti che con le attività ferme continuiamo a sostenere. Ci chiedono ulteriori sforzi, ma il governo non ha fatto alcuno sforzo per la nostra categoria”.